video suggerito
video suggerito

Venti estremi trasformano 5 aerei di linea in “finti” jet supersonici da 1.300 km/h: com’è possibile

Nei giorni scorsi, mentre volavano sull’Oceano Atlantico, alcuni aerei passeggeri hanno raggiunto velocità impressionanti, anche superiori ai 1.300 km/h, centinaia in più del normale. Ecco cos’è successo e perché questi velivoli non sono diventati effettivamente supersonici, pur essendo la velocità del suono (Mach 1) pari a circa 1.235 km/h.
A cura di Andrea Centini
13 CONDIVISIONI
Immagine

Il 18 febbraio 2024 si è verificato un fenomeno interessante e curioso sopra l'Oceano Atlantico, che ha permesso a cinque aerei di linea di raggiungere velocità supersoniche (rispetto al suolo), ben oltre quelle indicate nei manuali d'uso. Tipicamente, come indicato dal portale specializzato SimpleFlyng, la velocità di crociera degli aerei passeggeri è compresa tra i 500 e 521 nodi, ovvero tra le 575 e le 600 miglia orarie (925 – 965 chilometri orari). Si tratta dunque di velocità subsoniche, tenendo presente che il suddetto intervallo è equivalente alla forchetta compresa tra Mach 0,78 e Mach 0,81. Ricordiamo che Mach 1, la velocità del suono, è pari a 1.235,16 chilometri orari (o 343,1 metri al secondo) nell'aria con una temperatura di 20 °C.

Immagine

Tornando all'evento del 18 febbraio, possiamo citare due casi emblematici di quanto accaduto. Un Boeing 787 della Virgin Atlantic in volo tra Washington e Londra, ad esempio, ha raggiunto i 1.290 chilometri orari, mentre un altro Boeing 787 della United Airlines diretto dall'aeroporto di Newark a Lisbona è arrivato addirittura a sfiorare i 1.350 chilometri orari. Entrambi sono arrivati con significativo anticipo a destinazione: il primo 45 minuti prima e il secondo ha guadagnato circa 20 minuti.

Dunque, cos'ha reso questi voli sopra l'Oceano Atlantico così rapidi e speciali? Il segreto risiede nelle correnti a getto, veri e propri fiumi d'aria che, come spiegato dal MetOffice britannico, spirano velocissimi tra gli 8 e 11 chilometri di quota sopra la superficie terrestre. Questi venti, che possono superare abbondantemente i 360 chilometri orari, viaggiano tipicamente da Ovest verso Est in entrambi gli emisferi, ed è proprio per questo che i voli provenienti dal continente americano sono stati agevolati nella traversata sull'Atlantico verso l'Europa.

Il traffico aereo del 18 febbraio 2024 e l'impatto della corrente a getto su un Boeing 787. Credit: FlightRadar24
Il traffico aereo del 18 febbraio 2024 e l'impatto della corrente a getto su un Boeing 787. Credit: FlightRadar24

Come evidenziato in un cinguettio su X (ex Twitter) dal Servizio meteorologico nazionale di Baltimora/Washington, un pallone lanciato in atmosfera il 18 febbraio ha misurato attorno ai 10.000 metri – la quota alla quale viaggiano in genere gli aerei di linea – venti con un'impressionante velocità di 230 nodi, ovvero 426 chilometri orari. Si tratta di un vero e proprio record per l'area in esame, considerando che un dato analogo non veniva registrato da 70 anni. Proprio per questo il servizio meteorologico ha sottolineato che per gli aerei in volo in quel momento verso Est ci sarebbe stato un “bel vento in coda”, grazie alla corrente a getto (jet stream). Ed è esattamente ciò che è accaduto agli aerei di linea di cui sopra. Ricordiamo che i rapidissimi venti coinvolti si formano dall'incontro tra le masse d'aria fredda provenienti dall'Artico e quelle calde dai Tropici, le cui significative differenze di temperatura e l'influenza della rotazione terrestre li trasformano nelle correnti a getto. La loro velocità diventa maggiore proprio in inverno, quando il divario tra le temperature è ancora maggiore.

Velocissimi, ma non supersonici

Gli aerei in volo tra gli Stati Uniti e le capitali europee il 18 febbraio hanno “cavalcato” queste correnti a getto, raggiungendo velocità di molto superiori rispetto a quelle normalmente raggiungibili. Come evidenziato dal sito specializzato FlightRadar24, tuttavia, è doveroso sottolineare che tale velocità di 1.300 km/h (e oltre) era rispetto al suolo. È un dettaglio fondamentale che fa comprendere come mai questi aerei non sono mai diventati effettivamente supersonici, dunque capaci di sfondare il muro del suono e produrre il caratteristico e fragoroso boom sonico.

Gli aerei, in parole semplici, si sono inseriti nella velocissima corrente a getto che li ha sospinti, pertanto non hanno superato la velocità del suono rispetto all'aria circostante, ma alla superficie terrestre. Per sfondare il muro del suono e diventare veri jet supersonici, infatti, i velivoli avrebbero dovuto superare Mach 1 rispetto alla velocità dell'aria attorno ad essi, ma ciò non è accaduto per i limiti tecnici intrinseci degli stessi. Hanno semplicemente continuato a volare alle loro velocità tipiche, con la differenza di trovarsi all'interno di un flusso d'aria incredibilmente veloce che gli ha messo il vento in poppa, per usare il gergo marinaresco.

Un concorde al decollo
Un concorde al decollo

Ad oggi è entrato in servizio un solo, vero aereo di linea supersonico, il famoso Concorde che era in grado di raggiungere ben 2.179 chilometri orari (quasi Mach 2). Ma in Cina si sta sperimentando addirittura un suo degno erede ipersonico, che potrebbe raggiungere l'impressionante velocità 7.350 chilometri orari (MACH 6). È più del doppio dello storico – e bellissimo – Lockheed SR-71 “Blackbird” della U.S. Air Force, l'aeronautica militare degli Stati Uniti.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views