Variante Covid KP.3, quali sono i sintomi, quanto durano, come riconoscerli dall’influenza e come curarsi
La pandemia ci ha abituato all'idea che con l'arrivo dell'estate i casi di Covid-19 siano destinati fisiologicamente a calare, invece, al contrario di qualsiasi aspettativa, dall'inizio di luglio stiamo assistendo a una ripresa della circolazione del virus. Stando all'ultimo bollettino del ministero della Salute, nella settimana tra l'11 e il 17 luglio i contagi sono aumentati del 62% rispetto alla settimana precedente.
Sebbene la situazione – ha rassicurato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia – resti sotto controllo, questa improvvisa impennata della curva epidemiologica è dovuta alla diffusione di una nuova sottovariante del virus, la KP.3, l'ultima creatasi dalla famiglia JN del gruppo "FliRT", diventata in poche settimane la variante dominante in Italia. A Fapage.it il direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi Fabrizio Pregliasco ha spiegato perché dobbiamo abituarci all'idea che il virus ci accompagnerà ancora a lungo.
Rispetto alle precedenti varianti, KP.3 presenta alcune mutazioni che la rendono rendono più infettiva e capace di superare la barriera data dalla presenza di eventuali anticorpi neutralizzanti, prodotti dopo una precedente infezione o dal vaccino. La buona notizia è che, anche se più diffusiva – come dimostra l'aumento di casi di queste settimane – in linea di massima la nuova variante non determina sintomi più gravi.
Quali sono i sintomi: durata e come riconoscerli
L'infezione causata da questa nuova sottovariante si manifesta per lo più con gli stessi sintomi prodotti dalle altre varianti del gruppo Omicron e in quanto tale tendono a non essere gravi. Come ha spiegato a Fanpage.it Giovanni Maga, Direttore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ciò si deve anche all'immunità ibrida prodotta dall'elevato numero di vaccinazioni e dai casi precedenti di infezioni.
I sintomi con cui si manifesta l'infezione causata dalla sottovariante KP.3 comprendono quelli a cui il Covid-19, nella forma in cui lo conosciamo oggi, ci ha abituato. Sono i sintomi classici di una sindrome simil-influenzale e tendenzialmente durano pochi giorni, risolvendosi nell'arco di 72 ore. Tra i principali ci sono:
- Raffreddore
- Mal di gola
- Tosse
- Mal di testa
- Senso di stanchezza
In sostanza, i sintomi sono quelli tipici di una sindrome da raffreddamento, in quanto – ha spiegato il professor Maga – interessano le vie respiratorie alte. Essendo molto simili a quelli propri dell'influenza l'unico modo per riconoscerli dall'influenza è fare un tampone, recandosi in farmacia o acquistandolo e farlo da soli a casa.
Cosa fare in caso di tampone positivo: le raccomandazioni da seguire
Come ha specificato Fabrizio Pregliasco all'agenzia Ansa, il fatto che i sintomi non siano in linea di massima gravi non deve farci abbassare la guardia. Lo abbiamo visto purtroppo durante l'emergenza sanitaria, per le persone anziane, i fragili o immunocompromessi e le persone che presentano condizioni pregresse, il rischio è che l'infezione causi un quadro clinico più grave con complicanze potenzialmente mortali.
Per chi sospetta di aver contratto l'infezione la raccomandazione è quindi di eseguire il tampone e nel caso di positività evitare il contatto con le persone anziane o con chi ha già altre patologie. Nel caso questo sia impossibile, è importante utilizzare sempre tutte le precauzioni necessarie, come la mascherina e l'isolamento.
Come curarsi in caso di infezione
Se non si hanno problemi di salute, i sintomi causati dalla variante KP.3 non richiedono particolari cure, se non quelle a cui si ricorre normalmente quando si prende l'influenza: per i casi più severi o per le persone anziane o affette da altre patologie, che sono più rischio di sviluppare complicanze, sono disponibili alcuni trattamenti antivirali specifici.
Ovviamente ogni caso è a sé, quindi in caso di sintomi, soprattutto se si rientra nella categoria dei pazienti fragili, è fondamentale rivolgersi al proprio medico di base che saprà valutare al meglio come intervenire.