Vaiolo delle scimmie (mpox), perché colpisce di più i bambini e quando arriverà in Italia
Il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie (mpox) per cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale, è altamente contagioso e colpisce in modo sproporzionato i bambini. Gli ultimi dati disponibili mostrano che circa due terzi delle infezioni registrate nella Repubblica Democratica del Congo, che attualmente conta circa il 90% dei casi segnalati a livello globale, riguardano persone di età inferiore ai 15 anni. I dati dell’Oms indicano inoltre che il tasso di mortalità nei bambini di età inferiore a 1 anno è dell’8,6%, rispetto al 2,4% nelle persone di età pari o superiore a 15 anni.
I sintomi causati dal nuovo ceppo di del vaiolo delle scimmie, il clade Ib, considerato “il più pericoloso di sempre”, sono più gravi e associati a una maggiore severità della malattia nei bambini, che sono a più alto rischio di sviluppare complicazioni a causa dell’infezione e hanno inoltre quattro volte più probabilità di morire di mpox rispetto agli adulti. In Italia, la situazione è “al momento sotto controllo, poiché non sono stati accertati casi” ha reso noto il Ministero della Salute, ma la segnalazione del primo caso europeo, in Svezia, in una persona contagiata durante un soggiorno in un paese africano colpito dall’epidemia, è il segnale segnali di una diffusione estesa oltre i confini dell’Africa, confermata tra l’altro anche dal primo caso registrato in Pakistan.
Perché i bambini sono più colpiti dal nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie
I bambini corrono un rischio maggiore degli adulti di contrarre il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie, una variante mutata del clade I del virus (clade Ib), uno dei due cladi di vaiolo delle scimmie (ribattezzato ufficialmente mpox dall’Oms nel 2022), e di sviluppare forme gravi di malattia.
Il nuovo virus, identificato per la prima volta nella Repubblica Democratica del Congo alla fine dello scorso anno, si distingue per la presenza di mutazioni di tipo APOBEC-3, che coinvolgono un enzima essenziale nell’adattamento del patogeno all’uomo.
I dati più recenti mostrano che il 66% di tutti i casi segnalati nella Repubblica Democratica del Congo riguardano bambini di età inferiore ai 15 anni, che hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare complicazioni degli adulti.
Maggiormente colpiti sono i bambini sotto i 5 anni, che rappresentano circa il 39% dei casi e corrono anche un maggior rischio di morire di mpox, con un tasso di mortalità del 16% rispetto al 3,7% della fascia di età compresa tra i 5 e i 15 anni e il 2,4% delle persone sopra i 15 anni. Una situazione che evidenzia la maggiore gravità della malattia e la più alta mortalità, per le quali il clade I, in generale, è già noto nel confronto con il clade II responsabile dell’epidemia del 2022; ma soprattutto una più alta vulnerabilità dei bambini, in particolare quelli sono i 5 anni.
Le ragioni di questi maggiori rischi possono risiedere nelle difese immunitarie più deboli dei bambini ma anche in occasioni di contagio più frequenti, perché i bambini interagiscono maggiormente e hanno più contatti fisici degli adulti, attraverso il gioco e la scuola.
Il nuovo virus può infatti diffondersi tramite qualsiasi contatto pelle a pelle, quindi anche attraverso contatti non sessuali che avevano invece sostenuto l’epidemia del 2022 innescata dal clade I. Di conseguenza, vi è un rischio elevato di trasmissione, che può essere sostenuta anche per via respiratoria e attraverso il contatto con superfici o oggetti contaminati, come biancheria da letto, vestiti e utensili da cucina.
I sintomi di vaiolo nelle scimmie nei bambini
Un’altra spiegazione del rischio più elevato a cui sono esposti i bambini risiede nella stretta somiglianza dei sintomi del vaiolo delle scimmie con altre malattie infantili comuni, come varicella e morbillo, che può comportare un riconoscimento tardivo dell’infezione, quindi una trasmissione incontrollata prima della diagnosi, oltre che trattamenti ritardati, che di conseguenza possono non essere sufficienti a prevenire le complicazioni della malattia.
I primi sintomi del vaiolo delle scimmie (mpox) sono:
- febbre
- mal di testa
- affaticamento
- eruzioni cutanee, si presentano entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre
Generalmente, le eruzioni cutanee si manifestano prima sul viso per poi diffondendosi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità. Possono essere coinvolte anche le mucose e gli occhi: il coinvolgimento oculare, in particolare, può portare a ulcere corneali e cecità. Nei casi più gravi, la malattia può causare la sepsi, una complicazione dell’infezione pericolosa per la vita che richiede cure mediche specialistiche immediate. Alcuni bambini sviluppano anche problemi respiratori e hanno difficoltà a deglutire, oltre a essere a più alto rischio di infezioni batteriche secondarie.
Perché il vaiolo delle scimmie (mpox) può arrivare in Italia
Le notizie dei primi casi accertati fuori dall’Africa, in Svezia e in Pakistan, poche ore dopo che l’OMS ha dichiarato il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale è, come detto, un segnale che il virus ha superato i confini africani, per cui non può essere escluso che possa arrivare anche in Italia. Al momento, la situazione è descritta come “sotto controllo” nel nostro Paese che, in risposta alla dichiarazione di emergenza dell’OMS, ha rafforzato la rete di sorveglianza diagnostica.
Attualmente, non sono stati registrati casi di vaiolo delle scimmie in Italia, ma è anche vero che il nostro è uno dei Paesi più visitati al mondo, specialmente durante il periodo delle vacanze estive, oltre ad essere un Paese dove in molti scelgono di trascorre le ferie oltre i confini nazionali, con importanti flussi turistici anche verso l’Africa – attualmente sono più di dieci i Paesi africani che hanno segnalato casi di vaiolo delle scimmie oltre il Congo, tra cui Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda – il che può aumentare il rischio di casi di importazione e la possibile conseguente diffusione virale.
“I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise – ha affermato Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero. “Il Ministero della Salute ha attivato i canali operativi con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Istituto Superiore di Sanità (ISS) per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio, nell’eventualità di variazione dello scenario attuale. Contestualmente – ha aggiunto la dirigente – , si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale”.