Vaccino Covid efficace contro la sottovariante Omicron BA.2: calo a 15 settimane dalla terza dose
Da quando è stata rilevata in Sudafrica alla fine di novembre 2021, la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 non solo è divenuta rapidamente quella dominante, spodestando la variante Delta, ma si è anche suddivisa in diverse sottovarianti finite nel mirino degli scienziati per le loro caratteristiche peculiari. Tra esse vi è BA.2, la cosiddetta “Omicron invisibile”, che a partire dall'inizio del 2022 ha mostrato un vantaggio di crescita nei confronti di BA.1 – l'originale -, riuscendo a detronizzarla in molti Paesi, come ad esempio in Italia nel Regno Unito. Nel nostro Paese, secondo l'ultimo rapporto del Ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler, il lignaggio BA.2 rappresenta quasi il 94 percento di tutti i casi Omicron. Il successo di questa variante e delle sue “figlie” risiede nelle molteplici mutazioni presenti sulla proteina S o Spike, che le conferiscono una significativa capacità elusiva nei confronti degli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale (catalizzando il rischio di reinfezione), sia quelli derivati dai vaccini, aumentando il rischio delle infezioni rivoluzionarie. Ma qual è l'efficacia del vaccino anti Covid contro la sottovariante Omicron BA.2? Gli scienziati hanno determinato che non si riscontrano differenze con BA.1 nella protezione della malattia sintomatica, tuttavia si evidenzia un certo calo nell'efficacia contro il ricovero. Quest'ultimo dato, tuttavia, potrebbe essere influenzato da fattori confondenti.
A determinare l'efficacia dei vaccini anti Covid contro la sottovariante di Omicron BA.2 è stato un team di ricerca guidato da scienziati dell'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della London School of Hygiene & Tropical Medicine. I ricercatori, coordinati dall'epidemiologo Jamie Lopez Bernal, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i tassi di infezione sintomatica e ricovero in ospedale per COVID-19 tra oltre 1,1 milioni di persone sottoposte a tampone oro-rinofaringeo, tra il 17 gennaio e il 31 marzo di quest'anno. In tutto sono risultate positive 265.820 persone alla sottovariante BA1 e 246.069 a BA.2, con 615.628 negativi che hanno fatto da gruppo di controllo. Per quel che concerne i ricoveri, poco più di 15mila, sono risultati 1.662 positivi con BA.1 e 623 con BA.2.
Incrociando tutti questi dati con lo stato vaccinale dei pazienti, i ricercatori hanno potuto determinare l'efficacia dei vaccini contro le sottovarianti. È importante sottolineare che sono state prese in considerazione le persone vaccinate con tutti e tre i farmaci disponibili nel Regno Unito, ovvero il BNT162b2 (Comirnaty) di Pfizer e BioNTech, il ChAdOx1-S (Vaxzevria) di Astrazeneca e l'mRNA-1273 (Spikevax) di Moderna, tenendo in considerazione anche la somministrazione della terza dose o booster. Dai dati è emerso che, a 25 settimane o più dalla seconda dose, l'efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica era del 14,8 percento contro BA.1 e del 27,8 percento contro BA.2. A una settimana dalla terza dose la protezione è stata incrementata al 70,6 percento contro l'infezione da BA.1 e al 74 percento contro BA.2; dopo 15 settimane dal richiamo essa è scesa al 37,4 percento contro BA.1 e al 43,7 percento contro BA.2. Questi dati non mostrano differenze significative nei tassi di infezione sintomatica provocati dai due ceppi di Omicron.
Il discorso, tuttavia, cambia se si considerano i tassi di ricovero. Il professor Lopez Bernal e colleghi hanno determinato che, dopo una settimana dalla terza dose, l'efficacia contro il ricovero in ospedale era del 90,8 percento per BA.1 e dell'89,1 percento per BA.2, ma dopo 15 settimane o più essa essa è scesa all'80,4 percento per BA.1 e al 56,5 percento per BA.2. Dunque è stato evidenziato un decremento piuttosto significativo per la “Omicron invisibile”. Secondo gli esperti, tuttavia, questo dato potrebbe essere falsato dal maggior numero di infezioni riscontrato nel periodo in cui BA.2 è diventata dominante, durante il quale molti positivi sono stati diagnosticati accidentalmente (si sono recati in ospedale per un'altra condizione ma sono risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2). Anche il piccolo numero di persone coinvolte nello studio può aver influenzato il dato. I ricercatori continueranno a monitorare la situazione, ma in questo scenario appare verosimile la futura approvazione di vaccini specificatamente progettati contro la variante Omicron o persino universali (pancoronavirus). I dettagli della ricerca “COVID-19 vaccine effectiveness against the omicron (BA.2) variant in England” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet.