Usa una trappola per insetti in giardino e scopre una vespa mai vista: “Cresce nei moscerini della frutta”
Sta facendo molto parlare la scoperta fatta da Logan Moore, un giovane biologo americano che, utilizzando una trappola per insetti in giardino, ha trovato per caso una specie di vespa mai vista prima. Moore aveva installato la trappola nel cortile di casa, a Starkville, nel Mississipi, per raccogliere moscerini della frutta, ma uno degli insetti catturati si è rivelato “uno spettacolare esempio di biologia non descritto, che era nascosto in bella vista”.
All’interno dell’addome del moscerino, c’era infatti una larva di una vespa parassita che, a un primo esame, non era riconducibile ad alcuna specie nota. Ciò che è però sembrato subito chiaro a Moore e al suo professore, Matthew Ballinger della Mississipi State University, è stato che a differenza di tutte le altre vespe parassitoidi, che si sviluppano all’interno di insetti immaturi, la larva di quella che poteva essere nuova specie di vespa stava crescendo in un moscerino adulto, suggerendo un’insolita strategia di ovideposizione e sviluppo.
L’esemplare è stato successivamente esaminato e confermato da Scott Richard Shaw, entomologo dell’Università del Wyoming, come una specie del genere Syntretus mai descritta in precedenza, sulla base della sua morfologia e della letteratura pertinente. E anche dal confronto di tutte le sequenze attribuite a specie del genere Syntretus, come dettagliato in uno studio appena pubblicato su Nature, è risultato evidente che quella che si stava sviluppando nell’addome del moscerino era realmente una specie di vespa mai classificata.
Alla nuova specie di vespa è stato assegnato il nome di S. perlmani, quale riconoscimento a Steve Perlman dell’Università di Victoria, in Canada, per il suo contributo nella ricerca delle interazioni tra Drosophila e i parassiti che li infettano.
Cosa sappiamo della nuova specie di vespa Syntretus perlmani
La vespa S. perlmani è una nuova specie di vespa parassita, appartenente al genere Syntretus ma che a differenza della maggior parte delle specie di questo stesso genere, che attaccano e si sviluppano in imenotteri immaturi (api e vespe), è la prima specie nota per deporre le uova e svilupparsi nei moscerini adulti del genere Drosophila. La prima larva di S. perlmani che ha portato all’identificazione della nuova specie è stata trovata nel marzo 2023 da Logan Moore, dottorando del professor Matthew Ballinger della Mississipi State University, nell’ambito di un progetto di ricerca per lo studio dello spiroplasma, un batterio benefico che protegge i moscerini della frutta dalle infezioni causate dai parassiti.
Moore aveva iniziato a lavorare al progetto esaminando i moscerini che trovava nel cortile di casa e, fortuitamente, si è imbattuto in una larva di una vespa parassita all’interno dell'addome di un maschio adulto di D. affinis. “Tutte le vespe parassite note dei moscerini attaccano e si sviluppano all’interno di esemplari immaturi – ha spiegato il professor Ballinger – . Nonostante 200 anni di ricerca sulle vespe parassite di Drosophila e altre mosche, non era mai stata osservata una specie che attaccasse un moscerino adulto, almeno fino ad ora”.
Moore e il team di ricerca del professor Ballinger hanno quindi utilizzato una combinazione di raccolte sul campo e dati pubblici, per dimostrare che la nuova specie è diffusa negli Stati Uniti orientali ed è in grado di infettare anche uno degli organismi più studiati in biologia, il moscerino della frutta Drosophila melanogaster. Come premesso, il team di Ballinger ha collaborato con l’entomologo Scott Richard Shaw, esperto di vespe parassitoidi dell’Università del Wyoming, per descrivere formalmente la nuova specie, oltre ad aver documentato il ciclo di vita completo della vespa.
“Le femmine di S. perlmani – spiegano i ricercatori – usano i loro ovopositori per depositare le uova nell’addome del moscerino e, dopo 18 giorni, la larva della vespa cresce abbastanza da emergere dall’addome del moscerino, causandone la morte diverse ore dopo”.
“Siamo entusiasti di aver scoperto di più di una nuova specie e speriamo che altri ricercatori inizino i propri progetti per comprendere meglio la biologia dell’infezione, l’ecologia e la sua evoluzione nei prossimi anni” ha concluso Ballinger.