Uomo totalmente paralizzato comunica col pensiero per la prima volta: “Amo il mio fantastico figlio”
Grazie a una sofisticata interfaccia cervello-computer (BCI) un uomo completamente paralizzato a causa della SLA è riuscito a comunicare con il pensiero. È la prima volta che si raggiunge un simile risultato con un paziente che ha perso qualunque tipo di movimento, compresi quelli oculari e dei muscoli facciali. In passato altri pazienti con questa grave patologia neurodegenerativa progressiva – che porta alla paralisi e alla morte – erano riusciti a comunicare sfruttando interfacce simili, ma i sistemi erano in grado di cogliere i minimi movimenti ancora possibili, come quelli degli occhi e delle labbra.
Il paziente coinvolto nel nuovo studio, un 36enne, aveva iniziato a lavorare con un team di ricerca dell'Università di Tubinga nel 2018, quando ancora riusciva a muovere gli occhi; con l'approvazione della moglie e della sorella acconsentì a un intervento invasivo che prevedeva l'impianto di elettrodi direttamente nel cervello, che gli avrebbero permesso di mantenere una comunicazione con la sua famiglia anche dopo aver perduto il movimento oculare. I medici gli inserirono due array di elettrodi quadrati di 3,2 millimetri nella parte del cervello deputata al controllo dei movimenti. Purtroppo i primi test furono infruttuosi, ma grazie alla collaborazione di neurotecnologi e ingegneri biomedici fu trovato un metodo attraverso il neurofeedback, in cui attraverso l'attività cerebrale rilevata il paziente poteva indicare un "sì" o un "no" in base a un tono alto o basso. Attraverso una macchina che ripeteva le lettere dell'alfabeto ad alta voce, l'uomo era in grado di selezionare le singole lettere e formulare le frasi. In parole semplici, era in grado di comunicare con i medici e la sua famiglia grazie alla forza del pensiero.
"Il successo della comunicazione è stato dimostrato in precedenza con le BCI in individui con paralisi, tuttavia, a nostra conoscenza, il nostro è il primo studio che ottiene la comunicazione da qualcuno che non ha più movimenti volontari rimanenti e quindi per il quale la BCI è ora l'unico mezzo di comunicazione", ha dichiarato il dottor Jonas Zimmermann, neuroscienziato del Wyss Center che ha partecipato al progetto di ricerca. L'interfaccia progettata non è ancora applicabile universalmente e inoltre è piuttosto lenta, dato che il paziente seleziona in media un carattere al minuto, tuttavia da quando è stata impostata la BCI è riuscito a formulare moltissime frasi. Tra le prime registrate vi sono state: “Amo il mio fantastico figlio”; “Zuppa di gulasch e zuppa di piselli dolci”; “Vorrei ascoltare l'album dei Tool ad alto volume”, come indicato da Science.
Spesso le frasi formulate dall'uomo non risultano intelligibili e non sempre l'attività cerebrale è in grado di attivare correttamente l'interfaccia. Gli scienziati non sanno da cosa possa dipendere, ma il sistema di base funziona e già così potrebbe aiutare migliaia di persone con la sclerosi laterale amiotrofica avanzata. Ma per progettare questo sistema personalizzato ci sono volute centinaia di ore e si è ancora lontani dal poter mettere a punto una macchina universale, acquistabile dalle famiglie. Gli scienziati sono comunque fiduciosi che da questi risultati preliminari si possa arrivare a un traguardo del genere, migliorando in modo significativo la qualità della vita delle persone completamente paralizzate e isolate. I dettagli della ricerca “Spelling interface using intracortical signals in a completely locked-in patient enabled via auditory neurofeedback training” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.