Uomo morso da un gatto randagio contrae un’infezione sconosciuta
Può capitare a tutti di trovarsi davanti a un gatto randagio e di non sapere esattamente cosa fare, oppure di provare ad avvicinarlo per dargli da mangiare o aiutarlo perché malandato. Un suo morso può però essere molto più pericoloso di quanto pensiamo, per l’altissimo rischio di infezione che si corre in questi casi. Una recente vicenda, accaduta nel Regno Unito, mette in risalto questo pericolo e quanto sia importante non sottovalutare la situazione.
Infezione sconosciuta dopo il morso di un gatto randagio
I gatti sono i principali serbatoi di infezioni zoonotiche, cioè di malattie causate da agenti trasmessi dagli animali all’uomo. I loro lunghi denti affilati possono penetrare nei tessuti profondi, dove l’ingresso diretto della saliva felina comporta un alto rischio di infezione. I batteri infettanti generalmente appartengono a specie dei generi Pasteurella e Streptococcus ma nel caso di un 48enne inglese, morso da un gatto randagio nel 2020, la specie batterica trasmessa non era mai stata osservata prima di allora.
L’uomo si era recato al pronto soccorso otto ore dopo essere stato morso più volte dallo stesso gatto, con un gonfiore doloroso ad entrambe le mani. Le diverse ferite erano state pulite e medicate dai dottori che lo avevano visitato e che, precauzionalmente, gli avevano somministrato un richiamo contro il tetano, oltre ad antibiotici per via orale prima di dimetterlo. Tuttavia, il giorno dopo, l’uomo era di nuovo in ospedale.
Il dito medio e il mignolo della sua mano sinistra erano visibilmente ingrossati e anche entrambi gli avambracci erano rossi e gonfi. I medici hanno quindi voluto vederci chiaro e hanno rimosso chirurgicamente del tessuto dalle lesioni, in aggiunta alla somministrazione di tre diversi antibiotici per via endovenosa e la prescrizione di una terapia antibiotica orale da continuare a casa. Il trattamento, per fortuna, ha funzionato e, riportano gli specialisti in un rapporto pubblicato su Emerging Infectious Diseases, l’uomo si è ripreso completamente.
Una prima analisi dei campioni prelevati dalle ferite ha tuttavia evidenziato la presenza di microrganismi in parte simili allo streptococco ma non corrispondenti a nessun ceppo conosciuto, il che ha richiesto un’indagine più approfondita da parte del laboratorio di riferimento dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA).
Il batterio mai identificato in precedenza
Il sequenziamento del genoma batterico ha rivelato che il microrganismo in realtà apparteneva a un altro genere di batteri, chiamato Globicatella, di cui fino ad allora erano state identificate solo due specie, G. sanguinis e G. sulfidifaciens, con solo la prima nota per causare raramente infezioni umane. Un ulteriore sequenziamento completo ha mostrato che il batterio differiva da questi ceppi correlati, suggerendo l’esistenza di una specie distinta e precedentemente non descritta di Globicatella. Le sue sequenze, identificate con la sigla G1610988, sono state depositate nell’archivio europeo e su GenBank.
Il caso ha voluto che la nuova specie sia suscettibile alla maggior parte degli antibiotici attualmente a disposizione, ma la storia dell’uomo, sottolineano gli autori del rapporto, è un monito per quanti sottovalutano le ferite provocate dai morsi di gatto. “Questo rapporto – scrivono gli studiosi – evidenzia il ruolo dei gatti come serbatoi di specie batteriche non ancora scoperte che hanno un potenziale patogeno per l’uomo”.
Per quanto possano essere teneri i gatti, i loro morsi e graffi dovrebbero quindi essere sempre presi sul serio: non sono solo i potenziali germi presenti nella bocca o sulle zampe a rendere pericolosi morsi e graffi di un gatto, ma anche il fatto che artigli e denti possono causare ferite piccole ma profonde, in cui i batteri possono proliferare rapidamente e causare gravi infezioni. Questi pericoli sono tanto più elevati per le persone con un sistema immunitario indebolito.