Uomo con “sindrome dell’autoproduzione di birra” assolto per guida in stato di ebbrezza
Un uomo belga è stato assolto dall'accusa di guida in stato di ebbrezza da un tribunale nonostante avesse mostrato più volte un livello di alcol da tre a quattro volte superiore a quello consentito dalle legge, come emerso durante ripetuti controlli stradali con l'etilometro. Il quarantenne, infatti, non aveva bevuto alcuna bevanda alcolica prima di mettersi al volante della propria auto ed essere fermato dalla polizia. La ragione dell'anomalia risiede nella rarissima condizione medica di cui è affetto, conosciuta come sindrome dell'autoproduzione di birra o sindrome della fermentazione intestinale. È nota da oltre mezzo secolo, sebbene siano stati descritti solo pochi casi in letteratura scientifica. Secondo gli esperti il numero effettivo di pazienti è molto sottostimato. Ma cos'è esattamente questa sindrome dell'autoproduzione di birra?
Cos'è la sindrome dell'autoproduzione di birra
In parole molto semplici, in questa condizione l'organismo produce spontaneamente etanolo, tramite un processo chiamato fermentazione endogena. Come spiegato da un team di ricerca statunitense composto da scienziati del Panola College e dell'Ospedale Universitario Stony Brook, nella sindrome della fermentazione intestinale l'etanolo “viene prodotto da parte di funghi o batteri nel sistema gastrointestinale (GI), nella cavità orale o nel sistema urinario”. L'organo principalmente coinvolto è l'intestino, dove possono annidarsi microorganismi – soprattutto funghi – che attraverso il metabolismo del glucosio (presente negli alimenti che mangiamo) producono alcol etilico come materiale di scarto. In pratica, la sindrome è determinata da una contaminazione di microbi che producono etanolo; la sostanza, accumulandosi nell'organismo, può essere rilevata da dispositivi in dotazione alla polizia.
Cause e sintomi della sindrome dell'autoproduzione di birra
Gli esperti spiegano che tra le cause scatenanti della sindrome vi è l'alterazione del microbiota intestinale, orale o urinario, che permette un'eccessiva colonizzazione da parte dei microbi fermentanti. Ciò può verificarsi in chi segue una dieta ricca di carboidrati e zuccheri raffinati o seguito dell'utilizzo di farmaci (in particolar modo antibiotici). Anche la sindrome dell'intestino corto può essere coinvolta. Gli scienziati dell'Ospedale universitario di Stony Brook indicano che i pazienti affetti dalla sindrome dell'autoproduzione di birra “presentano molti dei segni e dei sintomi dell'intossicazione da alcol”, pur negando l'assunzione di bevande alcoliche durante l'anamnesi. Tra quelli noti figurano vomito, eruttazione, disorientamento, sintomi dell'intestino irritabile, stanchezza cronica, vertigini, perdita di coordinazione e vari disturbi mentali, alla stregua di ansia e depressione. Possono dunque sembrare ubriachi. Spesso i pazienti riferiscono ai medici una dieta ricca di zuccheri e carboidrati, cioè di glucosio, che favorisce appunto a produzione dell'alcol da parte di batteri e miceti. Tra quelli più coinvolti figurano quelli del genere Candida e Saccharomyces. La condizione viene trattata attraverso un mix di terapia farmacologica (cicli di azoli e polieni), dietetica (pochi carboidrati) e integratori.
Come specificato, chi è affetto dalla condizione può risultare ubriaco nei test condotti con un etilometro. Per quanto concerne l'uomo belga, nell'aprile del 2022 era stato fermato con un tasso di 0,91 milligrammi di alcol per litro e a maggio dello stesso anno con uno di 0,71 milligrammi per litro. Tre anni prima gli era stata ritirata la patente e comminata una multa per lo stesso motivo, pur avendo affermato agli agenti di non aver bevuto alcolici prima di mettersi al volante. A causa delle ripetute violazioni del codice della strada – in Belgio il limite di alcol consentito è di 0,22 milligrammi per litro – il quarantenne era finito a processo. Solo dopo l'ultimo fermo è venuto a conoscenza dell'esistenza della sindrome dell'autoproduzione di birra, che gli ha permesso di farsi scagionare da tutte le accuse che lo avevano condotto in tribunale. Tre diversi medici, come riporta l'Agence France Press (AFP), hanno dimostrato indipendentemente la presenza della sindrome, una prova che ha convinto i giudici dell'innocenza dell'uomo (che paradossalmente lavora proprio presso un birrificio, rendendo la sua situazione ancora più surreale).