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Uomo colpito da “malattia mangiacarne” dopo il morso di un parente: salvato dai medici

Dopo aver ricevuto un morso da un parente durante una riunione di famiglia un uomo americano ha sviluppato una fascite necrotizzante, un’infezione potenzialmente fatale che provoca la putrefazione dei tessuti. Da qui il nome di “malattia mangiacarne” o “carnivora”.
A cura di Andrea Centini
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A sinistra il medico che ha eseguito l'intervento chirurgico, a destra l'uomo colpito dalla fascite necrotizzante. Credit: HCA Florida Pasadena Hospital (Saint Petersburg, FL)
A sinistra il medico che ha eseguito l'intervento chirurgico, a destra l'uomo colpito dalla fascite necrotizzante. Credit: HCA Florida Pasadena Hospital (Saint Petersburg, FL)

Donnie Adams, un uomo americano di 52 anni, ha rischiato di morire a causa del morso di un parente rimediato durante una riunione di famiglia un po' troppo movimentata. Dalla ferita, infatti, si è innescata una terribile fascite necrotizzante, un'infezione potenzialmente letale conosciuta anche come “malattia carnivora” o “mangiacarne”, a causa della devastante necrosi dei tessuti che comporta.

Come spiegato in un articolo dell'Università degli Studi di Verona, si tratta di un’infezione “rapidamente progressiva delle fasce che colpisce soggetti spesso giovani ed apparentemente sani, rara (0,4 casi ogni 100.000 persone) e associata a elevata mortalità”. È provocata da batteri, fra i quali i più coinvolti sono gli streptococchi del Gruppo A, come lo Streptococcus pyogenes. Gli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari evidenziano che i tessuti colpiti dalla fascite necrotizzante diventano “rossi, caldi e tumefatti”; durante l'ispezione chirurgica emerge un essudato grigio – un campanello d'allarme diagnostico per i medici -, inoltre la fascia superficiale risulta friabile e non vi è presenza di pus.

Se non si interviene tempestivamente e in modo aggressivo la prognosi "è infausta", spiegano gli esperti: la rimozione chirurgica dei tessuti aggrediti dalla necrosi è infatti considerata una parte fondamentale del trattamento della fascite necrotizzante. Per salvare la vita dei pazienti può essere necessario deturparne (letteralmente) il corpo, come avvenuto nel caso del 52enne, al quale i chirurghi hanno rimosso il 70 percento del tessuto dalla coscia anteriore sinistra, al fine di scongiurare l'amputazione dell'arto o le conseguenze ancora peggiori.

Come raccontato dal Tampa Bay Times, l'incubo di Donnie Adams è iniziato il 14 febbraio di quest'anno, quando si è recato al pronto soccorso dell'HCA Florida Northside Hospital di St. Petersburg per sottoporsi a un'antitetanica e ad antibiotici quando sono comparsi i primi sintomi a seguito della rissa. Le sue condizioni si sono rapidamente aggravate e solo tre giorni dopo è stato sottoposto a un intervento chirurgico di emergenza dall'equipe del dottor Fritz Brink, che ha fatto il possibile per salvargli la vita e la gamba. La fascite necrotizzante causata dall'infezione batterica stava infatti mandando in putrefazione i tessuti molli tra il ginocchio e l'inguine; i medici hanno dovuto intervenire subito, prima che la situazione potesse precipitare.

Non è chiaro se i “batteri mangiacarne” si trovassero nella bocca del parente che l'ha morso oppure se la ferita si sia infettata in un secondo momento, ma la prima opzione non è assolutamente improbabile. Lo Streptococcus pyogenes è infatti un patogeno molto comune ed è responsabile anche di un semplice mal di gola. In rare circostanze riesce a penetrare nel tessuto sottocutaneo (ad esempio attraverso una ferita) e innescare la gravissima malattia necrotica che distrugge i tessuti molli.

“Un morso umano è più sporco di un morso di cane per quanto riguarda i tipi di batteri coinvolti. I batteri normali in un punto anomalo possono essere un vero problema”, ha dichiarato al Tampa Bay Time il dottor Brink. Se l'uomo avesse aspettato anche un solo altro giorno, prima di recarsi in ospedale, l'infezione si sarebbe trasferita al suo addome e sarebbe finito in terapia intensiva, col rischio di uno shock settico potenzialmente mortale. A quel punto, infatti, l'infezione sarebbe diventata molto più difficile da controllare con antibiotici e l'intervento chirurgico.

Fortunatamente il cinquantaduenne si è affidato ai medici appena in tempo e dopo due interventi e la terapia adeguata ne è completamente uscito, salvando anche la propria gamba dall'amputazione. La guarigione della ferita è stata molto più veloce anche grazie alla buona volontà del paziente, che ha aderito alla dieta prescritta in questi gravi casi di infezione.

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