Perché uno zoo tedesco vuole uccidere parte dei babbuini ospitati
Lo Zoo di Norimberga, in Germania, intende uccidere una parte dei babbuini della Guinea (Papio papio) ospitati nella propria struttura. Gli animali ammazzati saranno inoltre dati in pasto agli altri ospiti del giardino zoologico, come spesso accade in circostanze analoghe. La decisione di questo dettaglio, tuttavia, sarà presa dallo staff caso per caso (non è dunque detto che tutte le scimmie uccise diventino il pranzo di tigri e leoni). Ciò che è certo è che questa intenzione, sulla quale si ragiona da diverso tempo, sta sollevando un vespaio di polemiche in patria e ora anche all'estero, dato che la notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo. Non è stato ancora deciso né come né quando la decisione diventerà esecutiva; non è nemmeno chiaro il numero di babbuini della Guinea che verranno “prelevati”, sul totale dei 45 attualmente ospitati allo zoo. C'è solo questa intenzione. Ma per quale motivo?
Come spiegato sui social network, sul proprio sito e nella lunga pagina con domande e risposte sulla delicatissima questione, lo Zoo di Norimberga vuole uccidere alcuni degli esemplari custoditi per una precisa ragione: mantenere il benessere degli animali custoditi e l'equilibrio del gruppo sociale, che deve essere geneticamente diversificato in un ambiente limitato. In parole semplici, i primati sono diventati troppi e quindi secondo lo zoo è necessario sfoltire il gruppo, dato che il numero in eccesso è fonte di stress ed è alla base di continue aggressioni tra gli esemplari, che si graffiano e mordono molto più spesso che in natura. Lo zoo ha affermato di aver ampliato in modo significativo il recinto dei babbuini nel 2018, ma gli animali hanno continuato a moltiplicarsi e la situazione si è fatta sempre più complicata. Alla fine, pertanto, è stato deciso che una soluzione "ragionevole" è ridurre il numero di babbuini ospitati uccidendoli. Si tratterebbe di una "uccisione conforme al benessere degli animali", messa sul tavolo dopo consultazioni interne ed esterne con numerosi esperti.
Ma perché permettere loro di diventare così numerosi? E soprattutto, perché non trasferirli altrove o liberarli in un santuario o in natura? Lo Zoo di Norimberga ha provato a dare una risposta a tutte queste (legittime) domande. Per quanto riguarda il numero dei babbuini, lo zoo ha affermato che sono stati testati dei programmi di contraccezione, che tuttavia non sono andati a buon fine. La ragione risiede nel fatto che le femmine restavano perennemente sterili, un risultato che, spiega il giardino zoologico, è in contrasto con l'obiettivo di mantenere una “popolazione di riserva” rispetto a quella in natura. Questi animali sono infatti classificati come “prossimi alla minaccia” nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), a causa della caccia e della distruzione dell'habitat naturale perpetrate dall'uomo. Per questo, scrive l'IUCN, vivono pochissimi babbuini della Guinea fuori dalle aree protette. La popolazione nelle ultime tre generazioni sarebbe andata incontro a una diminuzione del 20 percento.
Alla luce di questo declino in soli tre decenni, gli zoo che ospitano i babbuini della Guinea nell'ambito del programma europeo di allevamento per la conservazione, il programma EAZA (European Zoo Association) ex-Situ (EEP), sono tenuti a mantenere le proprie popolazioni quanto più geneticamente diversificate possibili. Come spiegato dallo Zoo di Norimberga, attualmente “in soli dieci zoo dell'European Zoo Association (EAZA) vivono 278 animali”, dei quali 45 nella propria struttura, l'unico in Germania. Lo zoo intende “continuare la custodia in collaborazione con l'EAZA per contribuire alla conservazione della specie”. Quindi non si possono sterilizzare e allo stesso tempo i babbuini non possono moltiplicarsi all'infinito, quindi perché non trasferirli?
Lo zoo ha sottolineato che non ci sono strutture pronte a ospitare i babbuini della Guinea, mentre solo due zoo hanno accettato 16 esemplari dal 2011. Generalmente questi scambi avvengono solo tra strutture accreditate ai programmi internazionali di conservazione, quindi quelle che offrono i massimi standard qualitativi, ma vengono vagliate anche le proposte di altri soggetti interessati (che vanno analizzate a fondo proprio per determinarne l'idoneità). Lo zoo di Norimberga spiega che da settembre 2020 “anche strutture di qualità non testata non hanno mostrato alcun interesse ad acquisire i babbuini della Guinea”. In parole semplici, nessuno zoo li vuole. Poiché deve anche essere garantito anche il gruppo sociale per il benessere della specie, vengono tenute in considerazione solo le grandi strutture. In lizza c'è un santuario, ma attualmente ha una lista d'attesa di 200 animali confiscati, come indicato dallo zoo tedesco.
Si esclude anche il rilascio in natura, per una ragione ben definita: in base a quanto indicato dallo zoo, non ci sono aree adatte nei luoghi d'origine per la specie (Africa occidentale) dove i babbuini possono essere liberati e dove potrebbero vivere in sicurezza. Proprio a causa delle minacce perpetrate dall'uomo che hanno provocato il calo della popolazione in natura. “Vivono in un'area che si estende tra Senegal, Guinea-Bissau, Guinea, Sierra Leone e Mali. I loro habitat sono sempre più sotto pressione: ad esempio il Parco nazionale Niokolo-Koba in Senegal, che dal 2007 è inserito nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO in pericolo”, spiega lo zoo di Norimberga. I progetti di reintroduzione vanno monitorati per anni e con criteri scientifici; in questo caso, secondo lo zoo, verrebbero solo messi in pericolo.
Lo zoo tedesco conclude affermando che dal 2011 sta vagliando tutte le varie opportunità, ma ad oggi, con quasi il doppio degli animali ospitati rispetto a quelli consentiti dal recinto (25), l'eliminazione fisica degli esemplari "in eccesso" è considerata una soluzione ragionevole, pur essendo pienamente consapevole che la decisione non è condivisibile dalla stragrande maggioranza delle persone. La speranza è che l'eco mediatica di questa intenzione possa spingere altri santuari e strutture con ambienti idonei a ospitare gli animali destinati al sacrificio. Attualmente, come già indicato, non si conosce dove, come e quando dovrebbero verificarsi queste uccisioni. C'è un comitato apposito che sta seguendo la questione e ci vorrà comunque ancora del tempo prima che si passi definitivamente all'azione.