Una tempesta geomagnetica ha investito e distrutto 40 satelliti del progetto Starlink di Elon Musk
Una potente tempesta geomagnetica provocata da un'ondata di vento solare ha condannato alla distruzione 40 satelliti del progetto Starlink di SpaceX, la compagnia aerospaziale privata del magnate sudafricano naturalizzato statunitense Elon Musk. A comunicarlo in una nota la stessa SpaceX, che ha spiegato la dinamica di questo curioso incidente. Sebbene infatti le particelle cariche del vento solare in determinate condizioni possano “friggere” i sistemi elettronici dei satelliti, determinando anche problemi di comunicazione e navigazione GPS sulla Terra, non è questo fenomeno che ha provocato la fine prematura dei dispositivi di Musk. Ecco cos'è accaduto.
Tutto ha avuto inizio il 30 gennaio scorso, quando si è liberata una potente espulsione di massa coronale dal Sole. Ciò ha innescato l'ondata di vento solare tramutatasi in una violenta tempesta geomagnetica, che ha investito la Terra il 4 febbraio. Il giorno prima la compagnia di Elon Musk aveva lanciato dal Kennedy Space Center della NASA (Florida) i 49 satelliti del progetto Starlink, che ha l'obiettivo di diffondere internet sull'intero globo grazie a una costellazione di decine di migliaia di questi dispositivi. I satelliti, lanciati a bordo di un razzo Falcon 9, come spiegato da SpaceX sono stati posizionati in un'orbita bassa provvisoria a 210 chilometri di quota, dove possono essere deorbitati efficacemente in caso di malfunzionamenti e altri problemi. Questa misura di sicurezza, tuttavia, si è rivelata un'arma a doppio taglio, perché ha reso i satelliti vulnerabili agli effetti della tempesta geomagnetica. Quando le particelle cariche del vento solare si abbattono sulla bassa atmosfera terrestre, infatti, la riscaldano e la rendono più densa, aumentando in modo significativo la resistenza dell'aria. I satelliti sono stati orientati “di taglio” dagli ingegneri per ridurre al minimo gli effetti della tempesta geomagnetica, ma è stata talmente intensa da aver incrementato la resistenza dell'aria fino al 50 percento. Ciò ha impedito ai dispositivi di raggiungere l'orbita prestabilita e di abbandonare la modalità di volo provvisoria, condannandoli alla deorbita e alla distruzione. Secondo SpaceX almeno 40 dei 49 satelliti sono andati già distrutti o lo faranno a breve.
Fortunatamente i piccoli satelliti del progetto Starlink sono progettati per disintegrarsi completamente durante il rientro in atmosfera, senza lasciare detriti in orbita né facendo cadere pericolosi pezzi sulla superficie terrestre. Ma ciò non significa che siano “innocui”. Il progetto finale prevede il lancio di ben 42mila satelliti, per garantire l'accesso a internet ovunque sulla Terra. Ad oggi ne sono stati messi in orbita circa 2mila e SpaceX continua a inviarne di nuovi. Ci sono due problemi principali per questi lunghi trenini di satelliti: da una parte la significativa deturpazione del cielo per gli astronomi, che non riescono più a studiarlo correttamente a causa delle costanti scie che appaiono nelle immagini (un grosso problema anche per gli astrofotografi); dall'altro l'affollamento nell'orbita bassa, che aumenta in modo significativo il rischio di incidenti nell'orbita bassa terrestre (ciò diventerà più concreto quando i satelliti arriveranno a 12mila, come riportato da LiveScience). Ci sono anche problemi di natura geopolitica ed economica, dato che la compagnia di Elon Musk sta da sola scrivendo le regole di questa industria, occupando tutto lo spazio disponibile e riducendo lo spazio di manovra di altre aziende. In questo contesto non c'è da stupirsi che alcuni abbiano gioito della brutta fine dei 40 satelliti di SpaceX.