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Una strana coincidenza fa riconsiderare l’esistenza di forme vita sulle lune di Urano

Il pianeta Urano e le sue cinque lune principali non sarebbero dei mondi inerti, ma potrebbero avere oceani e addirittura condizioni tali da permettere la vita: la visione errata del sistema Urano dipenderebbe da una coincidenza cosmica, legata a un’insolita tempesta solare durante il sorvolo della sonda Voyager 2. Ecco cosa è stato appena scoperto dagli scienziati della NASA.
A cura di Valeria Aiello
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Urano e le sue cinque principali lune - Ariel, Miranda, Titania, Oberon e Umbriel - non sarebbero dei mondi inerti come finora ritenuto / Credit: NASA/JPL-Caltech
Urano e le sue cinque principali lune – Ariel, Miranda, Titania, Oberon e Umbriel – non sarebbero dei mondi inerti come finora ritenuto / Credit: NASA/JPL-Caltech

Il pianeta Urano e le sue cinque principali lune non sarebbero dei mondi inerti come riteniamo da quasi 40 anni, ma potrebbero ospitare oceani e addirittura avere condizioni tali da permettere la vita: lo sostiene il team di scienziati guidato dall’astrofisico Jamie Jasinski del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, che è riuscito a capire cosa ci ha portato ad avere un’idea sbagliata di come sia realmente il sistema di Urano.

La visione errata dipenderebbe da una particolare coincidenza cosmica che si è verificata quando la sonda Voyager 2 della NASA ha sorvolato Urano e le sue principali lune, nel 1986, come dettagliato in un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy. Dall’analisi dei dati raccolti durante quel sorvolo di 38 anni fa – il primo e ad oggi unico nostro sguardo ravvicinato del pianeta – è infatti emerso che, nei giorni appena precedenti alla visita di Voyager 2, Urano era stato colpito da un’insolita e potente tempesta solare, portando gli scienziati a ritenere che il pianeta avesse caratteristiche estreme che, in realtà, non sono quelle del suo stato abituale.

Se la Voyager 2 fosse arrivata solo pochi giorni prima, avrebbe osservato una magnetosfera completamente diversa su Urano – dice Jamie Jasinski in una dichiarazione diffusa dalla NASA  – . La sonda spaziale ha visto Urano in condizioni che si verificano solo circa il 4% delle volte”.

La strana coincidenza durante il sorvolo di Voyager 2 su Urano

Il sorvolo della sonda spaziale Voyager 2 della NASA su Urano nel 1986 è avvenuto subito dopo che il pianeta fu colpito da un’insolita e potente tempesta solare che in quei giorni alterò drasticamente la magnetosfera del pianeta. I dati raccolti in quella singola misurazione in situ sono stati tuttavia utilizzati come standard dagli scienziati, il che ci ha portato per quasi 40 anni ad avere un’idea fuorviante delle condizioni del sistema Urano.

A sinistra, il comportamento della magnetosfera di Urano prima del sorvolo della sonda Voyager 2 della NASA; a destra l'insolito evento solare che è verificato nei giorni che hanno preceduto il sorvolo della sonda spaziale Voyager 2 nel 1986 e che ha fornito una visione distorta della magnetosfera / Credit: NASA/JPL-Caltech
A sinistra, il comportamento della magnetosfera di Urano prima del sorvolo della sonda Voyager 2 della NASA; a destra l'insolito evento solare che è verificato nei giorni che hanno preceduto il sorvolo della sonda spaziale Voyager 2 nel 1986 e che ha fornito una visione distorta della magnetosfera / Credit: NASA/JPL-Caltech

L’interpretazione di quei dati suggerì che la magnetosfera di Urano – la bolla protettiva che avvolge i pianeti (inclusa la Terra) – fosse stranamente distorta, schiacciata e decentrata, con al suo interno fasce di radiazione di un’intensità inferiore solo a quelle notoriamente brutali di Giove. “Ma, apparentemente, non c’era alcuna fonte di particelle energizzate che alimentasse quelle fasce attive – hanno osservato gli autori del nuovo studio – . Tra l’altro, il resto della magnetosfera di Urano appariva quasi priva di plasma”.

La mancanza di plasma (gas ionizzato) lasciò particolarmente perplessi gli scienziati, perché le cinque principali lune di Urano all’interno della bolla magnetica del pianeta avrebbero dovuto produrre ioni d’acqua, come ci si aspetterebbe per le lune ghiacciate nel sistema solare esterno. Quelle strane caratteristiche portarono pertanto gli scienziati a concludere che le lune di Urano dovessero essere inerti e inattive.

In quelle conclusioni, come ora scoperto gli scienziati, non era stata però tenuta in considerazione la forte influenza dell’evento di meteorologia spaziale che pochi giorni prima aveva interessato Urano. Secondo la nuova analisi, il vento solare ha colpito e compresso la magnetosfera di Urano potrebbe aver spinto il plasma fuori dal sistema, oltre ad aver intensificato per un breve periodo la dinamica della stessa magnetosfera, alimentando le fasce di radiazione iniettandovi elettroni.

La scoperta potrebbe significare che le cinque principali lune di Urano – o solo alcune di esse – non sono inerti come finora ritenuto, ma è plausibile che possano aver rilasciato ioni d’acqua nella magnetosfera che le avvolge per tutto il tempo. “Questi risultati suggeriscono che il sistema Urano possa essere molto più interessante di quanto si pensasse in precedenza – spiega il coautore dello studio William Dunn del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’University College di Londra – . Potrebbero esserci lune con condizioni necessarie per la vita e potrebbero anche avere oceani sotto la loro superficie, forse pieni di pesci!”.

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