Una sola dose di vaccino può prevenire il vaiolo delle scimmie: lo studio
Basta una sola dose di vaccino modificato Ankara-Bavarian Nordic (MVA-BN) per prevenire l'infezione del vaiolo delle scimmie o mpox. È quanto emerso da un nuovo studio nel quale è stata rilevata un'efficacia compresa tra il 31 e il 75 percento (58 percento), un risultato non definitivo. Poiché infatti si tratta di una singola dose di un vaccino che va somministrato in due dosi, tale indicazione suggerisce che completando il ciclo si risulti adeguatamente protetti dalla malattia provocata dal Monkeypox virus. Precedenti studi, effettuati prima dell'epidemia globale scoppiata negli ultimi due anni, avevano infatti rilevato un'efficacia dell'86 percento.
I ricercatori hanno verificato l'efficacia di una sola dose poiché lo studio è stato condotto in Canada, in una fase dell'emergenza sanitaria (dichiarata a luglio del 2022 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) in cui le autorità sanitarie decisero di prescriverne una singola. All'epoca, quando ancora non erano chiare le proporzioni dell'epidemia, si temeva la scarsa disponibilità di vaccini innanzi a un'ondata crescente di casi, così si decise di dimezzare il ciclo, per fornire a quante più persone possibili una protezione, seppur parziale. Indagini successive determineranno l'effettiva efficacia del ciclo vaccinale completo sul campo.
A determinare che una sola dose di vaccino può proteggere dal vaiolo delle scimmie è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati canadesi dell'agenzia di Salute pubblica dell'Ontario, della Scuola di Sanità Pubblica “Dalla Lana” e del Centro per le malattie prevenibili tramite vaccino di Toronto. Hanno collaborato anche ricercatori della SUNY Downstate Health Sciences University di New York e del Centro di eccellenza per la ricerca internazionale – Istituto di virologia umana della Nigeria, oltre a diversi altri istituti canadesi. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Christine Navarro, hanno coinvolto nello studio circa 10.000 uomini che in passato avevano effettuato test per la sifilide, avevano ricevuto una diagnosi di un'infezione batterica sessualmente trasmissibile oppure si erano sottoposti alla profilassi pre-esposizione all'HIV.
Nell'indagine statistica sono stati selezionati 3.204 uomini vaccinati con una dose del vaccino anti mpox e altri 3.204 del gruppo di controllo, anch'essi in attesa della vaccinazione. I due gruppi sono stati abbinati per età, provenienza, diagnosi di infezioni batteriche sessualmente trasmissibili, HIV e altro ancora. Durante il periodo di follow-up di 153 giorni si sono verificati 71 casi di vaiolo delle scimmie, dei quali 50 nel gruppo dei non vaccinati e 21 in quello dei vaccinati. Questi dati indicano che una dose di MVA-BN contro l'infezione da vaiolo delle scimmie è del 58 percento. I ricercatori hanno determinato che il vaccino, venduto con il nome commerciale di Imvanex, nei primi 14 giorni dalla somministrazione non risultava efficace. Era un dato atteso, dato che, come ci ha insegnato la vaccinazione anti Covid, servono un paio di settimane prima che il nostro sistema immunitario si organizzi e “armi” contro il patogeno da cui proteggerci.
Ricordiamo che in Italia il vaccino non è destinato alla popolazione generale, ma è offerto a chi appartiene a categorie a elevato rischio di infezione, come gli operatori sanitari esposti al contagio con Orthopoxvirus monkeypox e chi ha determinati comportamenti sessuali che aumentano i rischi. I risultati de nuovo studio, nonostante i limiti, indicano che già una dose di Imvanex può essere d'aiuto a prevenire l'infezione. Non è nota l'efficacia contro la variante Clade 1, considerata molto più pericolosa. Il professor Giovanni Rezza ha dichiarato a Fanpage.it che molti potrebbero essere già immunizzati contro la malattia. I dettagli della ricerca “Effectiveness of modified vaccinia Ankara-Bavarian Nordic vaccine against mpox infection: emulation of a target trial” sono stati pubblicati sul The British Medical Journal.