Una seconda variante del vaiolo delle scimmie scoperta negli Stati Uniti
Sarebbero almeno due i ceppi virali di vaiolo delle scimmie in circolazione negli Stati Uniti. Lo rivelano i primi dati di un’analisi genetica svolta su campioni di virus prelevati da pazienti statunitensi, che dimostrano la circolazione di una seconda variante del patogeno nel territorio americano. Rispetto al ceppo più strettamente correlato ai casi segnalati anche in Europa, questa seconda variante non era stata ancora identificata nel 2022, anche se entrambi i virus sono simili a quelli rilevati sempre negli Usa l’anno scorso, in due persone che hanno contratto il vaiolo delle scimmie. Questi casi precedenti erano collegati a viaggi in Nigeria, dove il virus circola almeno dal 2018.
Tutto ciò suggerisce che il vaiolo delle scimmie si sia diffuso al di fuori dell’Africa ben prima che questi focolai venissero notati, almeno occasionalmente. E ormai, secondo gli esperti è probabile che si sia diffuso tanto da innescare molte diverse catene di trasmissione che saranno più difficili da fermare. “Penso che sia certamente possibile che ci siano stati casi di vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti che erano passati sotto il radar in precedenza, ma non in larga misura – ha affermato Jennifer McQuiston dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) – . Potrebbe esserci una trasmissione a livello di comunità che si sta verificando”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la recente diffusione del vaiolo delle scimmie come un “focolaio”, rilevando che la natura della malattia e il modo in cui si diffonde non suggerisce ancora che stiamo affrontando un’altra pandemia di proporzioni di quella del Covid-19. Tuttavia, la diffusione non rilevabile della comunità (che potrebbe essersi verificata negli Stati Uniti) dipinge un quadro complicato per la gestione dell’epidemia.
Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha avvertito che potrebbe non essere possibile contenere completamente il vaiolo delle scimmie. Se questa possibilità esiste ancora, ha aggiunto, ci vorrà “una riduzione significativa e urgente delle esposizioni attraverso una comunicazione chiara, un’azione guidata dalla comunità, l’isolamento dei casi durante il periodo infettivo e un’efficace tracciabilità e monitoraggio dei contatti”.
Il vaiolo delle scimmie si manifesta con sintomi simil-influenzali ed caratterizzato da gonfiore dei linfonodi seguito da un’eruzione cutanea sul viso e sul corpo. La malattia è endemica in alcune regioni dell’Africa, dove le persone contraggono l’infezione in seguito ai morsi di roditori o piccoli animali, e generalmente non si diffonde facilmente tra le persone. Le prime evidenze scientifiche sui ceppi in circolazione suggeriscono che il virus non sia diventato più facile da trasmettere tra gli esseri umani, sebbene sembri diffondersi frequentemente attraverso contatti stretti e durante i rapporti sessuali. Anche i casi segnalati sono stati generalmente lievi, sebbene da inizio anno almeno 10 persone siano morte di vaiolo delle scimmie in Africa.