Una molecola del rosmarino potrebbe proteggerci dalla Covid in due modi diversi
Nel rosmarino e nella salvia è presente una molecola che potrebbe offrire benefici contro la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta dell'acido carnosico o “salvina”, un diterpenoide finito da diversi anni nel mirino della ricerca scientifica per le spiccate proprietà metaboliche e antimicrobiche. Non a caso viene utilizzato da tempo come conservante e antiossidante naturale in diversi alimenti e prodotti per la salute orale, come dentifrici e collutori. Nella ricerca “Protein Transnitrosylation Signaling Networks Contribute to Inflammaging and Neurodegenerative Disorders” erano invece state evidenziate le sue potenzialità come antinfiammatorio per il tessuto cerebrale, con possibili effetti contro l'Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. Ora è emerso che l'acido carnosico – che costituisce fino al 2,5 percento del peso secco delle foglie di salvia e rosmarino – potrebbe aiutarci anche contro il patogeno pandemico.
A determinare che la salvina potrebbe proteggerci dalla COVID-19 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del The Scripps Research Institute di La Jolla, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze Biologiche e Biotecnologie dell'Università della Tecnologia di Tokyo e del Dipartimento di Neuroscienze della Scuola di Medicina dell'Università della California di San Diego. I ricercatori, coordinati dal professor Stuart A. Lipton, docente presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e fondatore del Neurodegeneration New Medicines Center dell'istituto californiano sono giunti alle loro conclusioni dopo aver approfondito gli studi sull'efficacia antinfiammatoria della molecola e condotto specifici test in laboratorio. In una ricerca precedente il professor Lipton e i colleghi avevano dimostrato che l'acido carnosico poteva inibire un percorso infiammatorio legato alla neurodegenerazione; nel nuovo studio hanno osservato che la molecola può inibire la via infiammatoria NLRP3, che è implicata sia nella COVID-19 che nella Long Covid o sindrome post Covid, una condizione in cui i sintomi possono persistere per mesi, tra i quali figurano disturbi cognitivi e la famigerata “nebbia mentale”.
Oltre a questo potenziale beneficio antinfiammatorio, i ricercatori hanno scoperto che l'acido carnosico potrebbe addirittura impedire al coronavirus SARS-CoV-2 di legarsi alle cellule umane, prevenendo di fatto l'infezione. La molecola, in parole semplici, blocca il legame tra il recettore ACE-2 presente sulle cellule umane e la proteina S o Spike del patogeno pandemico, il “gancio” che permette l'invasione virale e avvia il processo di replicazione/infezione. Gli scienziati specificano che l'acido carnosico è un composto “sicuro e relativamente non reattivo”, perché viene convertito nella sua forma attiva “dall'infiammazione e dall'ossidazione che si trovano nei siti di infezione”. Nella forma attiva è in grado di modificare il recettore ACE2 rendendolo inadatto all'aggancio col virus, prevenendo così l'infezione.
Poiché l'effetto antivirale è stato osservato solo in provetta, è doveroso sottolineare che molti farmaci rilevatisi efficaci contro il coronavirus in laboratorio (come l'idrossiclorochina e l'ivermectina) si sono dimostrati poi totalmente inutili nel contrasto della COVID-19 nel mondo reale. Dunque i risultati su questa molecola presente nel rosmarino e nella salvia sono assolutamente preliminari e non è detto che possano portare a farmaci anti Covid sicuri ed efficaci. I dettagli della ricerca “Potential Therapeutic Use of the Rosemary Diterpene Carnosic Acid for Alzheimer’s Disease, Parkinson’s Disease, and Long-COVID through NRF2 Activation to Counteract the NLRP3 Inflammasome” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Antioxidants.