Una molecola che regola la nostra risposta allo stress può frenare l’ansia e favorirne la riduzione
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Una molecola, che fa parte di un gruppo di piccoli frammenti di RNA in grado di regolare l’espressione dei nostri geni, può agire come un freno nei confronti dell’ansia e promuoverne la riduzione. È quanto emerge dai risultati di una nuova ricerca guidata dagli studiosi delle Università di Bristol ed Exeter, nel Regno Unito, pubblicata questa settimana su Nature Communications.
I disturbi d’ansia sono un insieme di condizioni complesse, che comportano interazioni tra genetica ed ambiente, spesso innescati da traumi psicologici. I dati indicano che circa un adulto su quattro riceve una diagnosi di disturbo d’ansia almeno una volta nella vita, ma per più della metà dei pazienti i trattamenti attualmente disponibili si rivelano di scarsa efficacia. “Il successo limitato nello sviluppo di potenti farmaci ansiolitici – spiegano i ricercatori – è il risultato della scarsa comprensione dei circuiti neurali alla base dell’ansia e degli eventi molecolari che determinano stati neuropsichiatrici correlati allo stress”.
Nel cercare i meccanismi che determinano i sintomi di ansia, come attacchi di panico e disturbo da stress post-traumatico, i ricercatori hanno quindi concentrato la loro analisi sugli miRNA, questo importante gruppo di molecole presente nel cervello umano, capace di regolare l’espressione genica e controllare i processi cellulari che avvengono nell’amigdala, il complesso cerebrale che gestisce le emozioni.
La molecola che può frenare l'ansia e favorirne la riduzione
La nuova ricerca, condotta su modelli murini, ha portato all’identificazione di uno specifico miRNA, chiamato miR483-5p, che è stato rilevato in quantità maggiori nell’amigdala di topo in seguito a stress acuto. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che miR483-5p sopprime l’espressione di un altro gene, noto come Pgap2, che a sua volta regola i cambiamenti della morfologia neuronale nel cervello e il comportamento associato all’ansia. Ciò ha portato gli studiosi a dimostrare che miR-483-5p agisce come un freno molecolare che compensa i cambiamenti dell’amigdala indotti dallo stress per promuovere il sollievo dall’ansia.
La scoperta di questo nuovo percorso miR483-5p/Pgap2 è “il primo trampolino di lancio verso la scoperta di nuovi, più potenti e necessari trattamenti per i disturbi d’ansia” precisano gli studiosi.
“Lo stress può innescare l’insorgenza di una serie di condizioni neuropsichiatriche che hanno le loro radici in una combinazione avversa di fattori genetici e ambientali – ha affermato la dottoressa Valentina Mosienko della School of Physiology, Pharmacology and Neuroscience dell’Università di Bristol e co-autrice principale dello studio – . Mentre bassi livelli di stress sono controbilanciati dalla naturale capacità di adattamento del cervello, esperienze traumatiche gravi o prolungate possono superare i meccanismi protettivi della resilienza allo stress, portando allo sviluppo di condizioni patologiche come la depressione o l’ansia”.
In tale situazione, aggiungono gli studiosi, gli miRNA sono “strategicamente pronti” a controllare condizioni neuropsichiatriche complesse come l’ansia. “Il percorso miR483-5p/ Pgap2 che abbiamo identificato in questo studio, la cui attivazione esercita effetti di riduzione dell’ansia, offre un enorme potenziale per lo sviluppo di terapie anti-ansia per condizioni psichiatriche complesse negli esseri umani” ha concluso Mosienko.