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Una minaccia mortale per gli astronauti si annida sulla superficie di Marte

Gli astronauti che verranno inviati su Marte avranno una minaccia molto subdola da cui difendersi, che rischia di trasformare le missioni sul Pianeta Rosso un vero incubo.
A cura di Andrea Centini
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“Tra quindici anni arriveremo su Marte”. Questa frase viene ripetuta da molto tempo come un mantra, quando si parla di conquista del Pianeta Rosso, il principale e più ambizioso obiettivo dell'esplorazione spaziale. Ma ogni volta, per un motivo o per un altro, la data sbandierata dai più fiduciosi viene regolarmente fatta slittare in avanti. La ragione è molto semplice: non siamo ancora pronti a inviare gli astronauti, perché non sono state sviluppate tutte le tecnologie in grado di superare le molteplici sfide messe innanzi da una simile impresa. Non parliamo solo di quelle legate all'ostile ambiente marziano, ma anche allo spazio che ci separa dal pianeta; mesi e mesi esposti a radiazione solare e cosmica con effetti potenzialmente letali sul nostro organismo, come evidenziato da diversi studi. Non c'è da stupirsi che nel contesto della missione Artemis della NASA, quella che riporterà l'essere umano sulla Luna entro i prossimi anni (non prima del 2027), durante i test sono stati testati degli speciali giubbotti di protezione dalle radiazioni. Ma proprio il fatto che ci stiamo mettendo tutto questo tempo per tornare anche “solo” sulla Luna, dovrebbe far riflettere sulle difficoltà intrinseche di arrivare su un pianeta lontano come Marte, dove il solo viaggio di andata può richiedere come minimo dai 6 ai 9 mesi.

Al netto dei pericoli già ampiamente noti, ce n'è un altro che è stato descritto nel dettaglio in un nuovo studio: la polvere tossica che compone la regolite marziana, quella che dona il caratteristico colore rossiccio al pianeta. I ricercatori si sono concentrati sugli effetti negativi dei composti chimici presenti anche sulla Terra, traslandone l'impatto sulla salute nel contesto marziano, dove le condizioni specifiche possono renderli molto più subdoli e letali. La polvere marziana, spesso associata a colossali tempeste che riguardano l'intero pianeta, tende infatti ad attaccarsi a tutto e soprattutto è molto più fine delle particelle che si trovano sul nostro pianeta. Ciò catalizza il rischio che possano penetrare nell'apparato respiratorio profondo – negli alveoli dei polmoni – e nel flusso sanguigno. “A causa delle sue piccole dimensioni dei grani, la polvere su Marte ha maggiori probabilità di causare irritazione polmonare, essere assorbita nel flusso sanguigno e portare a malattie negli astronauti”, hanno dichiarato gli autori del nuovo studio.

Dalle missioni Apollo sappiamo che la regolite lunare si attaccava a tutto – tute e stivali in primis – e una volta portata all'interno dei veicoli era in grado di scatenare quella che è stata chiamata “febbre lunare”. Diversi astronauti hanno sperimentato tosse, irritazione alla gola, agli occhi e polmonare. Se l'esposizione fosse stata più prolungata, secondo i medici avrebbe causato malattie severe. Su Marte, sebbene la regolite è diversa, risultando meno abrasiva e tagliente di quella lunare, può comunque comportare gravi pericoli per la salute. “I componenti tossici della polvere marziana includono perclorati, silice, ossidi di ferro nanofase e gesso oltre a tracce di metalli tossici la cui abbondanza è dibattuta: cromo, berillio, arsenico e cadmio. Gli effetti previsti dell'esposizione alla polvere vanno da asintomatici a pericolosi per la vita, con molte sostanze cancerogene e la maggior parte dei danni che hanno un impatto sul sistema polmonare”, hanno scritto gli autori del nuovo studio.

A condurre l'indagine un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della Keck School of Medicine dell'Università della California del Sud, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell'Università del Colorado, il Johnson Space Center della NASA. L'esposizione prolungata a queste sostanze, oltre a catalizzare il rischio di cancro e altre gravi malattie respiratorie, secondo gli autori dello studio può portare anche alla silicosi e a patologie simili alla pneumoconiosi di chi lavora nelle miniere. Per questo le tute degli astronauti che arriveranno su Marte dovranno essere dotate di filtri appositi e sistemi di repulsione elettrostatica, oltre ad essere "autopulenti", per impedire che la polvere tossica resti aggrappata sulle tute e sui caschi degli astronauti, finendo per essere portata nelle strutture abitative e respirata.

A tutto questo vanno aggiunti i sopracitati rischi del lunghissimo viaggio per andare su Marte e tornare indietro; si pensa che una missione marziana possa durare in tutto dai 2 ai 3 anni. I voli sul Pianeta Rosso sono infatti  influenzati sensibilmente dall'orbita del pianeta, che si avvicina alla Terra circa ogni 2 anni. I ricercatori hanno determinato che l'esposizione alla radiazione cosmica e solare può scatenare mutazioni in grado di provocare il cancro all'intestino, così come la combinazione con la microgravità può determinare gravissimi danni renali. Secondo un recente studio, un astronauta che va su Marte potrebbe avere bisogno della dialisi al rientro, per sopravvivere. E non vanno dimenticati gli effetti sulla perdita di massa muscolare e ossea per periodi così prolungati, così come un generale indebolimento del sistema cardiovascolare, che possono avere gravi effetti sulla salute. Insomma, i viaggi su Marte al momento sembrano essere molto più lontani di quanto suggeriscono alcuni. I dettagli della ricerca “Potential Health Impacts, Treatments, and Countermeasures of Martian Dust on Future Human Space Exploration” sono stati pubblicati su GeoHealth.

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