Una condizione comune aumenta il rischio di demenza nei giovani: l’avvertimento degli esperti

Un nuovo studio, tra i più ampi e approfonditi sui fattori che possono portare al declino delle funzioni cognitive e alle malattie neurodegenrative, ha evidenziato in che modo alcune condizioni di salute possano avere impatto sulle forme di demenza ad esordio giovanile, note anche come YOD (Young Onset Dementia), che si possono manifestare già a partire dai 30 anni.
La maggior parte delle ricerche finora condotte ne ha esaminato l’insorgenza legata a fattori ereditari, ma lo studio appena pubblicato sulla rivista Neurology ha messo in luce che una condizione sempre più diffusa, come la sindrome metabolica, caratterizzata dalla presenza simultanea di diversi fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, sia collegata anche a un aumento significativo della probabilità di demenza ad esordio giovanile. Questi fattori includono un eccesso di grasso addominale associato ad altri due o più problemi di salute, come pressione alta, iperglicemia, livelli elevati di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo “buono”.
Per ciascuno di questi fattori che definiscono la sindrome metabolica, i ricercatori hanno rilevato un aumento del rischio di demenza, che è risultato cumulativo: in particolare, le persone con tutte e cinque le componenti che caratterizzano la sindrome metabolica presentano un rischio di demenza giovanile aumentato del 70%.
Sindrome metabolica e demenza nei giovani: cosa dice lo studio
Un nuovo studio ha evidenziato che le condizioni che caratterizzano la sindrome metabolica possono avere un impatto significativo sullo sviluppo della demenza in giovane età: queste condizioni includono un eccesso di grasso addominale associato ad altri due o più problemi di salute, come pressione alta, iperglicemia, livelli elevati di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo “buono”.
Per lo studio, i ricercatori hanno valutato i dati dell’assicurazione sanitaria nazionale in Corea del Sud, esaminando le informazioni sanitarie di quasi 2 milioni di persone di età compresa tra 40 e 60 anni che si erano sottoposte a un check-up sanitario. Il check-up includeva misurazioni della circonferenza della vita, della pressione sanguigna, della glicemia, dei trigliceridi e dei livelli di colesterolo. Di tutti i partecipanti, il 25% soffriva di sindrome metabolica.
Dall’analisi dei dati, in un periodo di follow-up medio di otto anni, è emerso che la sindrome metabolica è associata a un aumento del 24% del rischio di sviluppare qualsiasi tipo di demenza. In particolare, la sindrome metabolica è risultata associata a un incremento del 12% del rischio di Alzheimer e del 21% di demenza vascolare. I ricercatori hanno anche scoperto che le donne con sindrome metabolica avevano un rischio di demenza del 34% più alto rispetto agli uomini con sindrome metabolica, che avevano un rischio aumentato del 15%.
Come premesso, lo studio ha indicato che ogni componente della sindrome metabolica è associata a un aumento del rischio di demenza giovanile, che è risultato cumulativo: le persone con tutte e cinque le componenti presentavano un rischio di demenza più alto del 70%.
“I nostri risultati suggeriscono che cambiamenti nello stile di vita volti a ridurre il rischio di sindrome metabolica, come seguire una dieta sana, fare regolarmente attività fisica, mantenere un peso sano, smettere di fumare e ridurre lo stress, possono contribuire a ridurre il rischio di demenza a esordio precoce – ha osservato l’autore principale dello studio, il dottor Minwoo Lee dell’Hallym University Sacred Heart Hospital di Anyang, Corea del Sud – . Sono necessarie ulteriori ricerche che seguano le persone per periodi di tempo più lunghi e utilizzino scansioni cerebrali per individuare biomarcatori di demenza per confermare e ampliare i nostri risultati”.