Un tipo di carboidrato può aiutare a contrastare l’obesità: cosa dice lo studio scientifico
È inutile negarlo, quando sentiamo parlare di carboidrati li associamo quasi in automatico al rischio di ingrassare. Ovviamente si tratta di una falsa credenza, risultato della demonizzazione che questi alimenti hanno subito nel corso degli anni, al contrario è certo il ruolo chiave che questi svolgono per il corretto funzionamento dell'organismo, su diversi fronti. Oggi abbiamo un motivo in più per crederci.
Una ricerca internazionale ha infatti dimostrato che una dieta a base di amido resistente, un tipo di carboidrato che non viene digerito nell'intestino tenue, migliora il microbioma intestinale nelle persone obese in modo tale da incidere sul loro peso. Sul campione di persone su cui è stata condotta la ricerca questo ha prodotto una riduzione del peso significativa e un miglioramento della sensibilità all'insulina.
Il ruolo dell'amido resistente
Lo studio, pubblicato su Nature Metabolism, è stato condotto da un team di ricercatori della Shanghai Jiao Tong University, dell'Università di Hong Kong e della Friedrich Schiller University di Jena. Si inserisce in un filone di ricerche già avviato che punta a studiare il legame tra alimentazione, microbiota intestinale e l'evoluzione di alcune malattie. Nello specifico, sembra che alcuni alimenti siano in grado di modificare selettivamente il microbiota intestinale e apportare benefici al metabolismo e alla salute umana, svolgendo un ruolo positivo rispetto a diverse condizioni patologiche, tra cui l'obesità.
Tra gli alimenti considerati "promettenti" ci sono quelli che contengono l'amido resistente. Questa particolare fibra alimentare è un tipo di carboidrato che si trova soprattutto nei legumi e in altri alimenti amidacei, come le patate lasciate raffreddate, le banane e l'avena. La sua capacità di arrivare sostanzialmente intatto nell'intestino lo fa agire come una fibra solubile, diventando cibo per i batteri della flora intestinale.
Cosa ha rivelato lo studio
I ricercatori hanno condotto lo studio su 37 partecipanti che presentavano condizioni di sovrappeso o obesità, ai quali per otto settimane è stata somministrata una dieta identica di tre pasti al giorno, ma associata a un integratore di amido resistente. Al termine di questo periodo, nei partecipanti è stata registrata una perdita media di peso di 2,8 chili, ma anche un miglioramento nell'insulino-resistenza e, più in generale, condizioni di salute complessivamente migliori.
Il batterio "buono" responsabile
Per verificare se il legame tra l'assunzione di amido resistente, il miglioramento del microbiota intestinale e gli effetti metabolici positivi associati, gli scienziati hanno trasferito i trapianti di microbi fecali dei partecipanti allo studio in topi obesi: la perdita di peso è stata registrata anche nei topi, confermando in questo modo il legame causale tra amido resistente, microbioma più efficiente e riduzione del peso.
I ricercatori hanno anche identificato quale batterio ha apportato i benefici più significativi: il Bifidobacterium adolescentis. Per confermare il suo ruolo, i ricercatori hanno condotto un secondo esperimento, durante il quale un gruppo di topi obesi è stato alimentato unicamente con questo batterio. I risultati hanno mostrato che il fatto di averli nutriti in questo modo si è rivelato efficace nel prevenire l'assorbimento intestinale dei grassi dalla dieta e a proteggere i topi dall'obesità. Questi risultati dimostrerebbero quindi la funzione benefica del batterio sul microbiota intestinale e il suo ruolo nel contrasto all'obesità. Tuttavia, è importante specificare che secondo gli scienziati non ci sono ancora abbastanza prove per consigliare un uso preventivo dell'amido resistente.