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Un test al cervello di 10 minuti potrebbe prevedere la demenza fino a nove anni prima: lo studio

I ricercatori della Queen Mary University di Londra hanno sviluppato una risonanza magnetica che si è dimostrata in grado di prevedere le diagnosi di demenza con un margine di sicurezza di oltre l’80%. Questo esame potrebbe rivoluzionare la prassi clinica, ma solo in seguito a ulteriori verifiche.
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Potrebbero bastare dieci minuti per diagnosticare la demenza con nove anni di anticipo. Uno studio della Queen Mary University di Londra ha sviluppato un test predittivo attraverso risonanza magnetica che, qualora venisse confermato da ulteriori verifiche, potrebbe prevedere l'insorgenza della malattia con una precisione dell'80%.

Questo nuovo test sarebbe in grado di identificare quelle variazioni nella cosiddetta "rete in modalità predefinita" o "Default Mode Network (DMN)" del cervello che sarebbero proprie dei soggetti destinati a sviluppare demenza. Si tratta di una particolare rete tra diverse aree celebrali, per l'esattezza dieci, che si attiva soprattutto durante le ore di riposo o mentre riflettiamo e non facciamo cose pratiche. Questa rete è infatti la prima a essere intaccata dalla forma più comune di demenza, ovvero il morbo Alzheimer, una malattia oggi riguarda più di 55 milioni di persone in tutto il mondo (dati Oms). Qui vi abbiamo spiegato la differenza tra demenza e morbo di Alzheimer.

Come il test può prevedere la demenza

Lo studio è stato condotto sui 1.100 volontari iscritti alla Biobank del Regno Unito, uno dei più grandi database sanitari del Paese. Tutte queste persone sono state sottoposte alla risonanza magnetica mentre erano a riposo. Durante la scansione i ricercatori hanno analizzato lo stato di questa particolare rete neurale: i cambiamenti intercettati sono stari elaborati con degli algoritmi di intelligenza artificiale e in base ai risultati è stato assegnata una percentuale di rischio a ciascun partecipante.

I ricercatori hanno poi tenuto sotto controllo i volontari, consultando i dati della Biobank: dal confronto con le effettive diagnosi di demenza ricevute dai partecipanti nel corso degli anni successivi hanno visto che il loro modello aveva previsto l'insorgenza della malattia fino con un anticipo di nove anni in più di otto diagnosi su dieci. Inoltre, nelle persone che hanno sviluppato demenza, i ricercatori sono stati in grado di prevedere con un margine di errore di due anni il momento esatto della diagnosi.

Servono altre verifiche

Questo studio, pubblicato su Nature Mental Health, ha diversi aspetti innovativi che in linea potenziale potrebbero migliorare la diagnosi e il trattamento della demenza. Nello specifico, del morbo di Alzheimer, dato che le modificazioni nella rete in modalità predefinita sono tra i principali fattori di rischio di questa forma di demenza.

Innanzitutto si tratta – spiegano gli autori dello studio – di un esame non invasivo e anche veloce, bastano meno di dieci minuti per effettuarlo, e non richiede particolari strumenti diagnostici, in quanto si tratta di una semplice risonanza magnetica. Ma, ammettono gli autori, prima di poter pensare di inserirlo nella prassi clinica è necessario confermarne l'efficacia su una più vasta platea di partecipanti.

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