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Un teschio dell’Antico Egitto rivela come il cancro al cervello veniva “curato” più di 4.000 anni fa

Sembra che gli antichi egizi eseguissero una sorta di trattamento chirurgico, operando dei tagli attorno alle lesioni cancerose, probabilmente con uno strumento metallico appuntito: i segni di quegli interventi (o del tentativo di saperne di più) sono visibili ancora oggi.
A cura di Valeria Aiello
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Un teschio di oltre 4.000 anni mostra segni di taglio attorno alle lesioni cancerose / Credit: Tondini T. et al., Frontiers in Medicine 2024)
Un teschio di oltre 4.000 anni mostra segni di taglio attorno alle lesioni cancerose / Credit: Tondini T. et al., Frontiers in Medicine 2024)

Alcuni segni di taglio, appena scoperti su un teschio dell’Antico Egitto, rivelano in che modo il cancro al cervello veniva “curato” più di 4.000 anni fa: si tratta di piccole incisioni praticate attorno alle lesioni cancerose che rappresenterebbero una potenziale trattamento chirurgico o il tentativo di saperne di più della malattia. Non è chiaro se quegli interventi siano stati condotti prima o dopo la morte del paziente, che si ritiene fosse un uomo di 30-35 anni vissuto tra il 2.686-2.345 a.C., ma confermano che, per i loro tempi, gli antichi egizi erano eccezionalmente abili in medicina. Erano in grado, ad esempio, di identificare, descrivere e curare malattie e lesioni traumatiche, costruire protesi ed effettuare otturazioni dentali. Il cancro, tuttavia, era qualcosa che faticavano a trattare, il che non dovrebbe sorprenderci, visto che ancora oggi la malattia rappresenta una significativa.

I segni di quegli antichi interventi sono stati appena scoperti da un team internazionale di ricercatori che, nell’ambito di uno studio, dettagliato sulla rivista Frontiers in Medicine, ha esaminato due teschi conservati presso la Duckworth Collection dell’Università di Cambridge. “Volevamo conoscere il ruolo del cancro nel passato, quanto fosse diffusa questa malattia nell’antichità e come le società antiche interagissero con questa patologia” ha spiegato Tatiana Tondini, ricercatrice dell'Università di Tubinga e prima autrice dello studio.

I due teschi (identificati con i numeri di accesso 236 e E270) hanno mostrato entrambi delle lesioni di grandi dimensioni, compatibili con quelle di un tumore metastatico che ha portato alla distruzione dell’osso. Nel caso del cranio 236 – quello risalente al 2.686-2.345 a.C. – i ricercatori hanno tuttavia scoperto “segni di taglio al microscopio, attorno a queste lesioni, probabilmente realizzati con un oggetto appuntito, come uno strumento metallico – ha aggiunto Tondini – . Non potevano credere a ciò che avevamo di fronte”.

Sembra che gli antichi egizi eseguissero una sorta di intervento chirurgico legato alla presenza di cellule cancerose, dimostrando che l’antica medicina egiziana conduceva anche trattamenti sperimentali o esplorazioni mediche in relazione al cancro” ha spiegato il professor Albert Isidro, co-autore dello studio e oncologo presso l’Ospedale Universitario Sagrat Cor.

I segni di taglio trovati attorno alla lesione cancerosa, probabilmente realizzati con un oggetto appuntito / Credit: Tondini T. et al., Frontiers in Medicine 2024
I segni di taglio trovati attorno alla lesione cancerosa, probabilmente realizzati con un oggetto appuntito / Credit: Tondini T. et al., Frontiers in Medicine 2024

Anche il cranio 270, come detto, presentava una grande lesione ossea compatibile con quella di un tumore al cervello: apparteneva a una donna di età superiore ai 50 anni, vissuta tra il 663 e il 343 a.C., e mostrava inoltre alcuni segni di lesioni traumatiche guarite, forse in seguito a qualche tipo di trattamento che, di conseguenza, le avrebbe permesso di sopravvivere.

Secondo gli studiosi, una di queste lesioni potrebbe essere stata causata da un violento colpo a distanza ravvicinata, forse inferto da un’arma affilata. Essendo un tipo di lesione che, più frequentemente si riscontra negli uomini, gli studiosi si sono chiesti se quella donna fosse coinvolta in qualche tipo di attività di guerra. “Se fosse così, dovremmo ripensare al ruolo delle donne nel passato e al mondo in cui hanno preso parte attiva ai conflitti nell’antichità” ha concluso Tondini.

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