video suggerito
video suggerito

Un segnale associato all’Alzheimer può in realtà proteggere il cervello: speranze per nuove terapie

Un team di ricerca internazionale ha scoperto che la proteina Tau, comunemente associata all’Alzheimer insieme alle placche di beta amiloide, in determinate condizioni può in realtà proteggere il cervello e non favorire la morte dei neuroni (neurodegenerazione). Cosa significa e perché può portare a nuovi trattamenti contro la demenza.
A cura di Andrea Centini
123 CONDIVISIONI
La perdita di proteina Tau impedisce la formazione di goccioline lipidiche, utili a far pulizia di sostanze tossihe nel cervello. Credit: Nature Neuroscience
La perdita di proteina Tau impedisce la formazione di goccioline lipidiche, utili a far pulizia di sostanze tossihe nel cervello. Credit: Nature Neuroscience

I ricercatori hanno scoperto che un segnale fortemente associato al morbo di Alzheimer gioca anche un ruolo nel proteggere il nostro cervello. In altri termini, la fama di “cattivo” con cui viene spesso presentato, in realtà, non sarebbe pienamente giustificata, avendo anche – e sottolineiamo anche – un effetto positivo contro la neurodegenerazione, ovvero la morte dei neuroni che sfocia nel declino cognitivo e in altri sintomi della demenza. Il segnale in questione è la presenza di grovigli di proteina Tau nel tessuto cerebrale, il cui accumulo, assieme a quello delle placche di beta-amiloide, viene comunemente associato alla principale causa di demenza al mondo. Non è ancora chiaro se i grovigli di Tau siano una causa scatenante della morte dei neuroni o un effetto di essa; ciò che è emerso dal nuovo studio, tuttavia, è che la presenza della proteina Tau nella sua forma sana offre uno scudo contro la neurodegenerazione innescata da molecole potenzialmente tossiche (note come le specie reattive dell'ossigeno o ROS) e dunque contro l'Alzheimer e patologie affini.

A determinare che la proteina Tau può proteggere il cervello e non rappresentare solo un danno ai neuroni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Baylor College of Medicine di Houston e dello Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute del Texas Children's Hospital, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Tra quelli coinvolti il Dipartimento di Fisiologia dell'Università di Alberta (Canada) e il Dipartimento di Scienze Biologiche dell'Università Metropolitana di Tokyo (Giappone). I ricercatori, coordinati dal professor Hugo J. Bellen e dalla dottoressa Lindsey Goodman del Dipartimento di genetica molecolare e umana presso l'ateneo texano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto specifici esperimenti con ratti e moscerini della frutta, tra i principali animali modello nella ricerca scientifica.

Nello specifico, gli scienziati si sono concentrati sulle specie reattive dell'ossigeno (ROS), sottoprodotti di funzioni cellulari – come la respirazione cellulare nei mitocondri – contenenti ossigeno che, quando si accumulano, possono creare danni da ossidazione a diversi elementi, dal DNA alle proteine, fino ai lipidi. I ricercatori hanno determinato che i ROS prodotti dai neuroni vengono impacchettati in goccioline lipidiche dalle cellule gliali o glia, cellule del sistema nervoso (non neuronali) che supportano i neuroni. Tramite questo processo il cervello riesce a liberarsi dei rifiuti tossici e mantenersi sano ed efficiente. La proteina Tau gioca un ruolo fondamentale in questo processo di pulizia. La dottoressa Goodman e i colleghi, infatti, studiando il sistema nervoso di moscerini della frutta e modelli murini, hanno scoperto che quando c'è una carenza o assenza di Tau nel cervello, le goccioline lipidiche che immagazzinano i rifiuti non si formano, catalizzando l'accumulo di ROS nel cervello. Per i loro esperimenti hanno impiegato anche organismi geneticamente modificati per presentare proteina Tau patogena di origine umana. È noto che piccole concentrazioni di ROS sono benefiche, ma quando sono elevate possono comportare danni in grado di uccidere i neuroni.

In pratica, quando la proteina Tau è sana e si ripiega in modo corretto genera uno scudo contro la neurodegenerazione, ma quando è assente o difettosa e mal ripiegata, innesca una serie di effetti a cascata che possono portare alla morte dei neuroni. “Abbiamo scoperto che la sovraespressione di Tau nella glia interrompe le goccioline lipidiche nelle co-colture di neuroni-astrociti di mosche e ratti, sensibilizzando la glia ai lipidi perossidati neuronali tossici”, hanno spiegato gli studiosi. Questo processo potrebbe spiegare un fattore coinvolto nell'Alzheimer e patologie affini, ma anche offrire speranze per nuovi trattamenti. “Rivelando un sorprendente nuovo ruolo neuroprotettivo per la Tau, lo studio apre la porta a potenziali nuove strategie per rallentare, invertire e trattare le condizioni neurodegenerative”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Bellen. Ad esempio, è stato evidenziato che i moscerini della frutta privi della Tau vivono meno e presentano difetti motori, che possono essere eliminati attraverso la somministrazione di un antiossidante chiamato N -acetilcisteina ammide. I dettagli della ricerca “Tau is required for glial lipid droplet formation and resistance to neuronal oxidative stress” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Neuroscience.

123 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views