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Un secondo buco coronale è apparso sul Sole e punta in direzione della Terra

Dopo il gigantesco buco coronale del 20 marzo ne è comparso un secondo sul Sole all’altezza dell’equatore. Atteso un flusso di vento solare contro la Terra tra il 31 marzo e il 1 aprile. Quali effetti si prevedono.
A cura di Andrea Centini
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Il nuovo buco coronale. Credit: NASA/SDO
Il nuovo buco coronale. Credit: NASA/SDO

Il 28 marzo è apparso un nuovo buco coronale sul Sole, che ha praticamente preso il posto di quello emerso nei giorni scorsi, molto più grande. In base alle osservazioni del Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, la macchia scura sulla stella ha un diametro di circa 250.000 chilometri, pari a una ventina di Terre messe l'una accanto all'altra (il nostro pianeta ha un diametro di poco superiore ai 12.700 chilometri). Il buco coronale avvistato il 20 marzo aveva invece un diametro stimato fino a 400.000 chilometri. Non si tratta di veri e propri buchi, ma come indicato dalla NOAA sono regioni della corona solare in cui il plasma è più freddo e meno denso di quello circostante, per questo appaiono più scure quando osservate nell'ultravioletto o con i raggi X.

Il portale specializzato spaceweather.com ha indicato che il secondo buco coronale non è “gigantesco”, come riportato da alcuni organi di stampa. Si tratta infatti di un buco “piccolo”, ma non per questo privo di potenziali effetti sulla Terra. Durante le fasi di minore attività magnetica del ciclo undecennale del Sole, infatti, queste macchie scure si trovano generalmente ai poli, mentre in quelle di massima attività – come quella che sta attraversando attualmente la stella – sono più spostate verso l'equatore. Poiché dai buchi coronali si dipanano velocissimi flussi di vento solare in grado di raggiungere gli 800 chilometri orari, e poiché in questa fase sono rivolti più spesso verso il nostro pianeta, questi fenomeni possono dar vita a tempeste geomagnetiche (di debole o moderata intensità) e a meravigliose aurore polari.

I buchi coronali sono considerati meno problematici delle espulsioni di massa coronale o CME, dalle quali possono sprigionarsi venti solari altamente energetici in grado di dar vita a tempeste solari potenzialmente catastrofiche. Una CME nel 1859 scatenò una tempesta geomagnetica di classe G5 (la massima) sulla Terra – chiamata "Evento di Carrington" – che mandò letteralmente a fuoco i telegrafi, all'epoca il principale strumento di comunicazione. Nel mondo iperconnesso e tecnologico odierno un evento simile avrebbe effetti devastanti, in grado di rispedirci per settimane o mesi nel Medioevo, come indicato da alcuni esperti. Le tempeste geomagnetiche possono infatti friggere i satelliti, distruggere le linee elettriche e internet, impedire la navigazione GPS e le comunicazioni radio. Non abbiamo protezioni adeguate da simili fenomeni, la cui manifestazione è solo questione di se, non di quando. Basti sapere che solo pochi giorni fa abbiamo schivato per un soffio un flusso di vento solare potenzialmente catastrofico.

Fortunatamente i buchi coronali non preoccupano gli esperti, anche se sono rivolti verso la Terra come in questo caso. “Essendo all'equatore significa che siamo praticamente sicuri di vedere un vento veloce sulla Terra un paio di giorni dopo la rotazione oltre il meridiano centrale”, ha dichiarato a Business Insider il dottor Mathew Owens, docente di Fisica spaziale presso l'Università di Reading. “La forma di questo buco coronale non è particolarmente speciale. Tuttavia, la sua posizione lo rende molto interessante”, gli ha fatto eco il professor Daniel Verscharen dello University College di Londra, aggiungendo che si aspetta l'arrivo del vento solare sulla Terra tra venerdì 31 e sabato 1 aprile. Gli effetti dovrebbero essere piuttosto moderati, come tempeste geomagnetiche di lieve intensità. Tuttavia l'arrivo del vento solare potrebbe essere accompagnato da magnifiche aure polari a latitudini più basse del solito. Non resta che attendere il prossimo fine settimana.

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