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Un problema alla vista può dirti se avrai la demenza: rivela la malattia 12 anni prima dei sintomi

Il disturbo, legato alla perdita di sensibilità visiva, può essere un primo segno di declino cognitivo e indicare l’insorgenza della malattia anni prima della diagnosi.
A cura di Valeria Aiello
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Un problema alla vista, legato alla perdita della sensibilità visiva, potrebbe rivelarsi fondamentale nell’identificare la demenza anni prima che si manifestino i sintomi iniziali. Lo ha individuato un team di ricerca britannico, valutando i dati clinici di 8.623 persone sane coinvolte nello studio EPIC-Norfolk che, per più di 25 anni, ha seguito oltre 30.000 uomini e donne residenti nel contea di Norflolk, in Inghilterra. Tra quei partecipanti che, oltre ai controlli sanitari di base, all’inizio dello studio avevano completato un test di sensibilità visiva (Visual Sensitivity Test, VST), in 533 hanno ricevuto una diagnosi di demenza durante il follow-up, consentendo ai ricercatori di valutare quali disturbi visivi avrebbero potuto predire l’insorgenza del declino cognitivo.

Come noto, i disturbi della vista possono essere un indicatore precoce di demenza e potrebbero permettere di rilevare la condizione prima dello sviluppo dei sintomi, quali perdita della memoria, difficoltà di concentrazione, stati confusionali e problemi nello svolgere le attività quotidiane. Pertanto, individuare quali problemi agli occhi possano essere un segnale di futura demenza potrebbe migliorare le capacità di screening per i fattori di rischio e integrare gli attuali test per la diagnosi del declino cognitivo.

Un disturbo della vista può predire la demenza

Un problema alla vista potrebbe permettere di individuare la demenza anni prima di quanto sia attualmente possibile. Si tratta di un disturbo legato alla sensibilità visiva, la cui perdita è risultata associata a una maggiore probabilità di ricevere una futura diagnosi di demenza. Il test per l’identificazione di questo disturbo, noto come Visual Sensitivity Test, è uno strumento che valuta la velocità di elaborazione visiva e il tempo di reazione a uno stimolo visivo: in altre parole, questo test serve a misurare non solo la velocità di elaborazione di base ma anche processi più complessi, come la sensibilità al contrasto visivo e la capacità percettiva visuo-spaziale in presenza di distrattori (dei punti, nel caso dello studio) in movimento.

Nell’ambito del test, ai partecipanti allo studio è stato chiesto di premere un pulsante non appena avessero visto formarsi un triangolo in un campo di punti in movimento. E ciò che emerso è che le persone che avrebbero sviluppato la demenza negli anni erano state molto più lente nel vedere questo triangolo sullo schermo rispetto a coloro che non avrebbero poi sviluppato la malattia. Il tempo medio che è intercorso tra la data del test e la data della diagnosi di demenza è stato di 9,6 anni, sebbene il deficit di sensibilità visiva fosse stato rilevato anche 12 anni prima della comparsa dei primi sintomi di declino cognitivo.

Nello specifico, come dettagliato dagli autori dello studio nell’articolo di ricerca pubblicato su Scientific Reports, il rischio di demenza futura è risultato di 1,39 volte più alto nelle persone con basse velocità di elaborazione visiva semplice e di 1,56 volte più alto in quelle con basse velocità di elaborazione visiva complessa. “I risultati – ha precisato il team, guidato dal dottor Ahmet Begde della Scuola di scienze dello sport, dell’esercizio fisico e della salute dell’Università di Loughborough (Regno Unito) – dimostrano come velocità di elaborazione visiva più lente, sia in compiti semplici che complessi, siano collegate a un rischio maggiore di sviluppare demenza in futuro”.

Ciò suggerisce come alcuni disturbi visivi possano rivelarsi un indicatore precoce del declino cognitivo, come nel caso dell’insorgenza della malattia di Alzheimer, in cui la formazione di placche amiloidi potrebbe inizialmente interessare aree del cervello associate alla vista e poi danneggiare quelle associate alla memoria con la progressione della malattia. “Quindi i test della vista potrebbero rilevare il deficit prima dei test della memoriaosserva il dottor Begde – . Ma ci sono anche molti altri aspetti dell’elaborazione visiva che possono essere influenzati dall’Alzheimer, come la capacità di vedere i contorni degli oggetti (sensibilità al contrasto) e di discernere tra determinati colori (la capacità di vedere lo spettro blu-verde è compromessa nelle prime fasi della demenza), che possono influire sulla vita delle persone senza che ne siano immediatamente consapevoli”.

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