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Un primo segnale di Alzheimer può essere notato quando si fa la doccia: a cosa fare attenzione

I primi sintomi di Alzheimer e altre forme di demenza possono essere non immediatamente evidenti nelle fasi iniziali della malattia, come lievi dimenticanze, confusione mentale e difficoltà di concentrazione: secondo un nuovo studio, tra i diversi campanelli d’allarme, un segnale premonitore potrebbe però essere individuato mentre si fa la doccia. Ecco cosa è stato scoperto.
A cura di Valeria Aiello
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Un primo segnale di Alzheimer potrebbe essere notato quando si fa la doccia, rivelandosi un indizio che può far sospettare la condizione: nelle fasi iniziali, i sintomi dell’Alzheimer e le altre forme di demenza possono infatti essere non immediatamente evidenti, come lievi dimenticanze, sensazione di confusione mentale e difficoltà di concentrazione, che spesso rischiano di essere scambiati per i segni di altre condizioni, come stress o stanchezza, oppure trascurati, anche se si ha l’impressione di qualcosa che non va. Ma un primo campanello d’allarme, come spiegato dal dottor Davangere Devanand, professore di psichiatria e neurologia della Columbia University di New York, potrebbe aiutare a identificare precocemente la malattia, aiutando a prevedere il declino cognitivo con la stessa accuratezza dei test diagnostici, tra cui gli esami del sangue, del liquido cerebrospinale e la risonanza magnetica cerebrale.

Questo segnale premonitore potrebbe non passare inosservato durante la doccia e, più in generale, durante la normale igiene personale, quando si ha difficoltà a riconoscere l’odore del sapone. “Possiamo percepire l’odore, ma riconoscerlo richiede memoria e altre funzioni cerebrali che sono svolte da aree del cervello tutte colpite nelle fasi iniziali dell’Alzheimerdice il dottor Devanand  – . Ecco perché, quando i pazienti con Alzheimer svolgono un test di identificazione degli odori, tendono ad avere risultati insufficienti. Ma questo deficit si osserva anche nelle persone con lieve deterioramento cognitivo, una condizione che può eventualmente progredire in Alzheimer”.

Quello del sapone non è pertanto il solo odore per cui si potrebbero avere difficoltà di identificazione, ma la quotidianità dell’igiene personale rende il sapone un semplice indicatore di cambiamenti nella capacità di riconoscere gli odori, quale primo segnale di un possibile declino cognitivo.

L’uso di un semplice test olfattivo può quindi essere utile a predire il declino cognitivo” ha aggiunto il dottor Devanand, che in recente uno studio ha valutato come la compromissione nell’identificazione degli odori, abbinata a un semplice test cognitivo, offra un approccio promettente per individuare i soggetti a rischio. Tra gli odori testati, oltre al sapone, altri sei odori correlati al cibo e cinque non legati ad alimenti. Ecco quali sono.

Quali sono gli odori a cui fare attenzione

Gli odori testati dal professor Devanand, tra quelli che possono essere utili a identificare il rischio di Alzheimer e altre forme di demenza, sono quelli di sapone, cuoio, lillà, fumo, gas e rosa, e altri sei odori correlati al cibo, ciliegia, chiodi di garofano, fragola, mentolo, ananas e limone.

Questi odori sono stati fatti annusare a 647 persone, nell’ambito di uno studio a lungo termine, il Mayo Clinic Study of Aging, che coinvolto oltre 1000 partecipanti senza diagnosi di demenza, seguendoli per una media di 8 anni. Il test olfattivo utilizzato dal professor Devanand, denominato Brief Smell Identification Test (BSIT), si compone di 12 domande a risposta multipla sul riconoscimento dei 12 odori presi in esame ed è stato condotto all’inizio dell’analisi.

I partecipanti dovevano grattare, annusare e selezionare una delle quattro possibili scelte per ogni elemento olfattivoha precisato il professor Devanand – Il punteggio BSIT è stato calcolato come la somma delle risposte corrette (da 0 a 12) per i partecipanti con non più di due risposte mancanti. Per ogni risposta mancante è invece assegnato un punteggio di 0,25”.

Un punteggio totale uguale o inferiore a 3 è stato valutato come anosmia (l’incapacità di sentire gli odori), mentre i punteggi inferiori o pari a 8 e i punteggi superiori o pari a 9 sono stati considerati rispettivamente come olfatto compromesso o olfatto intatto.

Oltre al test olfattivo, i partecipanti hanno completato anche un test cognitivo, una versione modificata del Blessed Information Memory Concentration Test (BIMCT) – che ha incluso 16 elementi di orientamento, giudizio, ragionamento astratto, sottrazioni seriali e richiamo a breve termine di una frase – , e sono stati sottoposti a valutazioni cliniche, inclusa la risonanza magnetica cerebrale e imaging a contrasto (PET) dell’amiloide.

I risultati dello studio sul riconoscimento degli odori

I risultati dello studio, pubblicati in un articolo su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, hanno indicato che la combinazione di test olfattivi e test cognitivi può fornire una previsione affidabile del rischio di declino cognitivo, Alzheimer o altre forme di demenza.

Nel periodo di follow-up, 102 persone hanno sviluppato un declino cognitivo e 34 hanno sviluppato demenza – ha riportato l’esperto – . L’analisi ha mostrato che combinare un breve test olfattivo con un semplice esame della memoria è efficace nel predire il declino cognitivo e la demenza quanto l’imaging dell’amiloide, che a differenza dei primi due è un metodo ampiamente utilizzato ma molto più costoso”.

Si tratta di un approccio basato su due brevi test non invasivi, che potrebbero migliorare notevolmente l’accesso alla diagnosi precoce – ha aggiunto il dottor Jeffrey Motter, professore associato di psicologia clinica alla Columbia University e coautore dello studioo – . La loro implementazione nell’assistenza primaria potrebbe aprire la porta a interventi più precoci e a una partecipazione più diffusa alla ricerca sulla prevenzione dell'Alzheimer”.

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