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Un prelievo di sangue può rilevare il Long Covid nei bambini: la scoperta di uno studio italiano

Un gruppo di ricercatori italiani ha individuato la firma molecolare del Long Covid nei pazienti di età pediatrica: questa condizione sembra infatti modificare la composizione proteica del plasma, una scoperta che apre la strada a nuovi possibili strumenti di diagnosi.
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Anche se la pandemia e l'emergenza sanitaria da essa causata sono finite da tempo, il Long Covid continua a essere oggetto di studio tra i ricercatori. Questa condizione, infatti, che consiste in una serie di sintomi che possono durare settimane e perfino mesi dopo l'infezione da SARS-CoV-2 vera e propria, non è così rara: secondo un ampio studio condotto nel Regno Unito interesserebbe circa il 13% delle persone hanno contratto il virus. Inoltre, questa condizione è comune in ogni fascia d'età, anche in quella pediatrica.

Proprio sui pazienti più giovani che si è concentrato un recente studio italiano, condotto dall’Università Cattolica di Roma-Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ha portato a un risultato potenzialmente importante per il futuro della diagnosi della condizione. Lo studio, appena pubblicato su Pediatric Research Nature, ha infatti rivelato come, al pari di ciò che accade negli adulti, anche nei pazienti pediatrici il Long Covid lascia una firma molecolare nel sangue.

Come è stato condotto lo studio

Il Long Covid interessa circa lo 0,5% dei pazienti pediatrici che hanno contratto l'infezione, con una maggiore prevalenza nei bambini sopra i 10 anni, a prescindere dalla gravità dell'infezione. Si manifesta – spiegano gli autori – con sintomi assenti prima dell'infezione vera e propria e che persistono per un periodo minimo di 8-12 settimane.

Dato che studi studi passati avevano già individuato la firma molecolare della condizione nel sangue dei pazienti adulti, il gruppo di ricercatori italiani si è messo alla ricerca di un equivalente nei pazienti di fascia pediatrica. Per farlo i ricercatori hanno studiato campioni di sangue da un gruppo di 112 pazienti tra 0 e 19 anni. Di questi 34 avevano una diagnosi clinica di Long Covid, 32 avevano il Covid-19 in forma acuta e 27 presentavano la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), "una reazione iper-infiammatoria grave – spiegano – che quasi sempre richiede cure in terapia intensiva". I risultati sono stati confrontati con quelli di un gruppo di 19 pazienti sani della stessa età.

La traccia nel plasma

La firma molecolare è stata individuata nella composizione proteica del plasma (profilo proteomico): i pazienti con Long Covid avevano infatti nel loro sangue una concentrazione maggiore di alcune proteine associate all'infiammazione, note come chemochine pro-infiammatorie e pro-angiogenetiche CXCL11, CXCL1, CXCL5, CXCL6, CXCL8, TNFSF11, OSM, STAMBP1a. La presenza di queste molecole indica "un'aumentata infiammazione generale e a livello delle pareti dei vasi sanguigni (endoteli), così come già visto nell’adulto", spiegano i ricercatori.

Dopo aver individuato questa firma proteica nei pazienti con Long Covid in età pediatrica, i ricercatori hanno elaborato uno strumento che attraverso l'IA si è rivelata in grado di individuarla con un'accuratezza del 93%. Secondo gli autori dello studio, la loro scoperta potrebbe essere utilizzata per sviluppare un test diagnostico che permetta di individuare la presenza o meno della condizione attraverso un semplice prelievo del sangue e nel caso di esito positivo di avviare in tempi molto veloci la terapia migliore per il paziente.

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