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Un farmaco per il travaglio aiuta a pulire il cervello: speranze per Alzheimer e Parkinson

Ricercatori americani hanno dimostrato che la prostaglandina F2α (PGF), un farmaco che imita gli ormoni e aiuta le donne a partorire favorendo la contrazione dell’utero, è in grado di ripristinare il “sistema di pulizia” del cervello in modelli murini anziani. Ciò può eliminare le scorie tossiche responsabili della neurodegenerazione. Speranze per una terapia contro Alzheimer, Parkinson e altri disturbi neurologici.
A cura di Andrea Centini
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Un farmaco utilizzato per facilitare il travaglio, l'insieme di meccanismi fisiologici che induce il parto, potrebbe essere un preziosissimo alleato contro il morbo di Alzheimer, il Parkinson e altre patologie neurodegenerative associate all'accumulo di tossine nel cervello. In test di laboratorio su modelli murini (topi), infatti, ha dimostrato di essere in grado di ripristinare l'efficacia del sistema glinfatico, un sistema scoperto solo nel 2012 che permette di ripulire il liquido cerebrospinale (o cefalorachidiano) dalle scorie, le cui concentrazioni sono state associate alla demenza e altre patologie.

Con l'invecchiamento questo sistema perde in efficacia e rallenta, favorendo così l'accumulo nel tessuto cerebrale delle suddette tossine, a loro volta associate al declino cognitivo. Nei topi anziani trattati con il farmaco per favorire il parto, chiamato prostaglandina F2α (PGF), il sistema glinfatico viene riportato all'efficienza giovanile, con tutti i benefici che ne conseguono in termini di pulizia del cervello. Secondo gli studiosi, in pratica, il principio attivo potrebbe aiutare a combattere l'Alzheimer, il Parkinson e altri disturbi neurologici associati all'accumulo di sostanze tossiche.

A determinare che il farmaco prostaglandina F2α per facilitare il travaglio può essere d'aiuto contro il morbo di Alzheimer (e altre patologie neurodegenerative) è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell'Università di Rochester di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro di neuromedicina traslazionale – Divisione di malattie gliali e terapia. I ricercatori, coordinati dal professor Douglas Kelley, docente di Ingegneria Meccanica presso l'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto alcun esperimenti con i topi. Analizzando il sistema glinfatico dei roditori anziani, i ricercatori hanno scoperto che il liquido cerebrospinale fuoriusciva con una velocità ridotta del 63 percento rispetto a quella riscontrata nei topi giovani, a causa del deterioramento al sistema di pompe e valvole (linfangiomi) dovuto all'invecchiamento.

Tale liquido, trasparente e cristallino (non a caso è definito anche acqua di rocca), è ricco di nutrienti e tra le sue funzioni principali vi è quella di proteggere il cervello e gli altri elementi del sistema nervoso, oltre al trasporto e all'eliminazione delle proteine in eccesso prodotte dai neuroni, che si accumulano nel tessuto cerebrale. L'Alzheimer e il Parkinson sono notoriamente associati all'accumulo di proteine tossiche – beta amiloide e tau nel primo, alfa-sinucleina nel secondo – i cui sottoprodotti possono essere rilevati con ampio anticipo proprio nel liquido cefalorachidiano. Un recente studio cinese pubblicato sul The New England Journal of Medicine ha ad esempio determinato che il biomarcatore dell'Alzheimer beta-amiloide 42 può essere rilevato ben 18 anni prima della comparsa dei sintomi della malattia. Poiché si ritiene che il deterioramento del sistema glinfatico – scoperto dal professor Maiken Nedergaard, coautore anche del nuovo studio – sia parte del problema, i ricercatori si sono concentrati su un farmaco che potesse aiutare a mantenere efficienti i vasi linfatici del cervello, dove scorre il liquido cefalorachidiano.

Si sono così concentrati sulla prostaglandina F2α, un lipide derivato dall'acido arachidonico che ha la proprietà di sollecitare la contrattura della muscolatura liscia. Questo farmaco viene regolarmente utilizzato durante il parto per favorire la contrattura della muscolatura liscia dell'utero e dunque l'espulsione del feto, oltre che per prevenire grandi emorragie. Viene utilizzato anche per innescare un aborto nei casi richiesti. Il professor Douglas e colleghi lo hanno iniettato nel collo dei topi anziani, dove gli snodi del sistema glinfatico sono associati a cellule muscolari lisce. Ebbene, come indicato, hanno osservato che i loro vasi linfatici hanno recuperato la piena efficienza, paragonabile a quella della gioventù. Ciò significa che il sistema di pulizia del cervello risulta più efficace ed è in grado di rimuovere le sostanze tossiche che sono alla base della neurodegenerazione.

“Questa ricerca dimostra che il ripristino della funzionalità dei vasi linfatici cervicali può sostanzialmente evitare la rimozione più lenta dei rifiuti dal cervello associata all'età”, ha dichiarato il professor Kelley in un comunicato stampa dell'Università di Rochester. Un elemento da non sottovalutare risiede nel fatto che la prostaglandina F2α è un farmaco già approvato e ampiamente utilizzato, pertanto se ne conosce bene la sicurezza. In pratica, potremmo avere per le mani una “potenziale strategia di trattamento” già bella e pronta, la cui efficacia andrà chiaramente dimostrata nei trial clinici ad hoc. I dettagli della ricerca “Restoration of cervical lymphatic vessel function in aging rescues cerebrospinal fluid drainage” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Aging.

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