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Un farmaco a base di erbe può migliorare la sindrome dell’ovaio policistico: i risultati dello studio

Uno studio cinese ha dimostrato gli effetti benefici di un principio attivo derivato dall’Artemisia annuale nel trattamento dei sintomi della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Si tratta di una pianta già utilizzata nella medicina cinese per trattare la malaria. Nelle donne a cui è stato somministrato ha ridotto l’irregolarità mestruale e attenuato gli altri sintomi tipici di questo disturbo.
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La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) è uno dei disturbi endocrini più comuni nelle donne in età fertile. Secondo il Ministero della Salute colpisce circa il 5-10% della popolazione femminile in Italia: stiamo parlando di circa una donna su dieci. A causa di squilibri ormonali, che interferiscono con il normale funzionamento delle ovaie, le donne che soffrono di PCOS possono sperimentare diverse conseguenze: ciclo irregolare, cisti ovariche, acne, irsutismo, difficoltà a rimanere incinte e insulino-resistenza, come spiega la Fondazione Humanitas. Qui abbiamo spiegato in cosa consiste questa sindrome e i possibili effetti sulla vita delle donne che ne sono colpite.

Ora uno studio condotto dall'Università Fudan di Shanghai, in Cina, sembra aver trovato un farmaco capace di regolarizzare l'attività delle ovaie, riducendo i sintomi tipici dell'ovaio policistico. La cosa interessante è che il farmaco in questione esisteva già: si tratta di un medicinale a base di artemisinina, un principio attivo estratto dall'Artemisia annuale, pianta nota per le sue proprietà antimalariche e che la medicina cinese utilizza proprio per il trattamento della malaria.

I risultati dello studio

Dopo aver visto che la somministrazione di questo farmaco era in grado di abbassare i livelli di testosterone e aumentare la fertilità in uno studio su topi affetti da un disturbo simile alla PCOS, i ricercatori sono passati alla sperimentazione umana. Il principio attivo è stato così somministrato per 12 settimane a un gruppo di 19 donne che soffrivano di PCOS. Già dopo questo breve periodo di trattamento, le partecipanti hanno mostrato miglioramenti su diversi fronti.

Dopo il periodo di trattamento, le donne sono state sottoposte a una serie di controlli medici per valutare le loro condizioni di salute. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, hanno rilevato una riduzione dei livelli ormonali, mentre dall'ecografia è emerso che le ovaie mostravano un'attività follicolare più regolare.

Gli effetti sull'irregolarità mestruale

Nella sindrome dell'ovaio policistico infatti i follicoli non riescono a far maturare completamente gli ovuli, bloccando quindi la fase dell'ovulazione. Questo, oltre a rendere spesso più difficile un'eventuale gravidanza, si riflette anche nella durata del ciclo mestruale, spesso più lungo del periodo considerato normale, con un intervallo tra una mestruazione e l'altra superiore anche ai 35 giorni. Dopo il trattamento, più della metà delle donne che hanno assunto l'artemisinina, nello specifico il 63% delle partecipanti, hanno mostrato un ciclo più regolare.

Secondo i ricercatori l'artemisinina riuscirebbe infatti a inibire la funzione del CYP11A1, un enzima essenziale per permettere alle ovaie di produrre testosterone. Nelle donne con PCOS è proprio la produzione in eccesso di questo ormone tipicamente maschile a causare alcuni dei sintomi tipici di questa condizione, come la presenza anomala di peli sul viso o sul corpo o la perdita di capelli (iperandrogenismo).

Secondo l'autore dello studio, il professor Qi-qun Tang, intervistato dal Guardian, i risultati di questo studio fanno delle artemisinine un candidato promettente per una nuova possibilità di trattamento della sindrome dell'ovaio policistico.

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