Un esame del sangue scopre il Parkinson prima dei sintomi: a chi può essere utile

Il Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più comuni: è seconda per incidenza soltanto alla malattia di Alzheimer e colpisce più di sei milioni di persone in tutto il mondo. È una malattia piuttosto complessa di cui ancora non si conoscono completamente le cause e per cui non esiste ancora una cura definitiva, ma esistono terapie e farmaci che possono rallentare i sintomi.
Tuttavia, a rendere ancora più complesso il quadro sono le difficoltà nella diagnosi, ancora oggi basata per lo più sui sintomi. Questo significa che la maggior parte dei pazienti riceve la diagnosi – e quindi può iniziare le cure disponibili per rallentare la malattia – solo quando questo è in una fase avanzata e ha già causato danni cerebrali importanti.
Per tagliare i tempi della diagnosi e permettere così ai medici di intervenire in modo tempestivo, la ricerca sta lavorando mer mettere a punto test precoci. Tra questi, un gruppo di ricercatori della Hebrew University of Jerusalem ha sviluppato un semplice test del sangue che permetterebbe di diagnosticare la malattia nelle sue fasi iniziali. I risultati dello studio sul nuovo test sono stati pubblicati sulla rivista Nature Aging.
Come funziona il nuovo test
Per capire come funziona questo test bisogna fare un passo indietro e avere bene in mente che cos'è la malattia di Parkinson: sebbene questa si verifichi principalmente con problemi a livello motorio, "causa anche – spiega l'Ospedale San Raffaele di Milano – anche disturbi psichiatrici, cognitivi, gastrointestinali, urinari, vegetativi". È causata infatti dalla degenerazione, ovvero la morte progressiva, dei neuroni dopaminergici. Questei sono cellule del sistema nervoso che si concentrano in un'area nota come "sostanza nera" e che svolgono l'importante ruolo di produrre dopamina, un neurotrasmettitore necessario per controllare i movimenti volontari.
In sostanza, il nuovo test è in grado di rilevare nel sangue due biomarcatori associati alla malattia, ovvero la presenza di specifici frammenti di RNA, i tRF (frammenti di RNA di trasferimento), che si accumulano nei pazienti con Parkinson, e la diminuzione dell'RNA mitocondriale, che si deteriora con il progredire della malattia. Dallo studio emerso che il test ha raggiunto un'accuratezza diagnostica di 0,86, un risultato molto più elevato di quelli ottenuti dagli strumenti tradizionali. Inoltre, secondo il Sunday Times il test potrebbe essere accessibile anche a livello economico, dovrebbe costare non più di 80 sterline.
"Misurando il rapporto tra questi biomarcatori – spiegano i nuovi ricercatori – il nuovo test può distinguere i pazienti di Parkinson pre-sintomatici dai controlli sani con una precisione che supera quella degli strumenti diagnostici clinici esistenti". Questo test può essere quindi utilizzato nei pazienti pre-sintomatici, ovvero in coloro in cui si manifestano quei segnali che possono precedere anche di anni i sintomi a livello motorio vero e proprio, come la perdita dell'olfatto e i disturbi del sonno del movimento oculare rapido. In questo modo può aiutare a effettuare la diagnosi molto prima di come accade oggi, aprendo la strada a interventi tempestivi e migliori risultati dei pazienti.