Un esame del sangue può prevedere quanto dura l’immunità indotta da un vaccino
Un esame del sangue può prevedere la durata dell’immunità indotta da un vaccino, mostrando la “firma molecolare” che indica per quanto tempo la vaccinazione continuerà a fornire una protezione efficace. Questo tipo di analisi, utile a capire la necessità di richiami e migliorare la progettazione dei nuovi vaccini, si basa sull’identificazione di una classe di cellule, solitamente non associata all’immunità, ma che gioca un ruolo nel determinare la durata dell’immunità. Si tratta delle piastrine, le piccole cellule che formano coaguli nel sangue, che derivano da alcune cellule del midollo osseo, chiamate megacariociti.
“Abbiamo scoperto che le piastrine sono un indicatore di ciò che accade ai megacariociti nel midollo osseo” spiega il professor Bali Pulendran, microbiologo e immunologo della Stanford Medicine e autore senior dello studio appena pubblicato su Nature Immunology, in cui le piastrine sono definite come marcatore di quanto durerà una specifica risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione.
Altri esempi di marcatori che possono indicare quanto a lungo può durare la protezione conferita dalla vaccinazione sono i livelli di anticorpi diretti contro uno specifico patogeno e la presenza e l’attività delle cellule B e T della memoria, ma mentre questi marcatori tendono a indicare la probabilità di una migliore risposta immunitaria dopo la vaccinazione o se quella stessa risposta sarà più o meno duratura, l’analisi delle piastrine può aiutarci a stimare per quanto tempo potrà durare quella risposta immunitaria.
Come funziona l’esame del sangue che prevede la durata dell’immunità indotta dal vaccino
L’esame del sangue per prevedere la durata dell’immunità indotta da un vaccino si esegue su un campione ematico, che viene analizzato in laboratorio per identificare gli specifici marcatori: nel caso del test dei ricercatori della Stanford Medicine, l’esame è volto a ricercare la firma molecolare associata alle piastrine, che ha dimostrato di poter prevedere la longevità della risposta immunitaria associata alla vaccinazione.
Questo è possibile perché le piastrine, derivando dai megacariociti, spesso portano con loro piccoli frammenti di RNA dei megacariociti che, quando attivati, producono molecole chiave che aumentano la sopravvivenza delle cellule del midollo osseo responsabili della produzione di anticorpi, o plasmacellule.
Questa firma molecolare nel sangue, indotta entro pochi giorni dalla vaccinazione “prevede la durata delle risposte al vaccino e fornisce approfondimenti sui meccanismi fondamentali alla base della durata della vaccinazione” ha aggiunto il professor Pulendran che, sulla base della firma molecolare appena scoperta, insieme ai colleghi ha valutato la risposta immunitaria indotta da diversi vaccini, inclusi i vaccini contro l’influenza stagionale, la febbre gialla, la malaria e il Covid. E anche su un vaccino sperimentale destinato ad essere la possibile svolta del 2025, ovvero il vaccino contro l’influenza aviaria H5N1.
L’obiettivo dei ricercatori è ora quello di sviluppare un test che possa essere implementato nella pratica clinica, che sia di aiuto nell’identificare le persone che hanno bisogno di un richiamo e quando. “Potremmo un semplice test PCR, un chip vaccinale, che misuri i livelli di espressione genica nel sangue solo pochi giorni dopo che qualcuno è stato vaccinato – ha precisato il professor Pulendran – . Questo tipo di test potrebbe anche aiutare ad accelerare le sperimentazioni cliniche sui vaccini, in cui spesso si devono seguire le persone per mesi o anni per determinarne la durata, ma potrebbe anche essere utile allo sviluppo piani vaccinali personalizzati”.