Un enorme buco coronale si è aperto sul Sole e punta dritto verso la Terra: attesa tempesta solare

Un enorme buco coronale è comparso nell'atmosfera del Sole ed è direttamente rivolto verso la Terra. Il flusso di vento solare scagliato dalla gigantesca struttura colpirà il nostro pianeta tra il 9 e il 10 marzo innescando una tempesta geomagnetica, come indicato dall'astrofisico Tony Phillips sul portale specializzato in meteo spaziale Spaceweather.com. Fortunatamente, come spesso accade con il materiale solare espulso dai buchi coronali, si tratterà di un evento minore: gli scienziati dello Space Weather Prediction Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), agenzia federale statunitense che si occupa anche di meteo spaziale, indicano infatti che si prevede una tempesta solare G1.
Le tempeste geomagnetiche o solari si suddividono in cinque classi, dalle minori o deboli (G1) alle estreme (G5), come quella scatenata dal famigerato evento di Carrington del 1859, che fece prendere fuoco ai telegrafi, procurò brutte scosse ai telegrafisti e accese le pile non collegate. In caso di tempeste G1, come indicato dalla NOAA, possiamo aspettarci disturbi alle reti elettriche e ad alcune operazioni satellitari, inoltre può manifestarsi un comportamento anomalo negli animali migratori che sfruttano la magnetoricezione per spostarsi nell'ambiente e migrare. Le aurore diventano inoltre ben visibili alle alte latitudini. Tra domenica 9 e lunedì 10 marzo dunque non dobbiamo attenderci nulla di particolarmente significativo per via del grande buco coronale, che è accompagnato da uno più piccolo poco più in basso e a sinistra.

Ma cos'è esattamente un buco coronale? La corona solare è lo strato più esterno dell'atmosfera della nostra stella; i buchi coronali, sottolinea la NASA, “sono regioni del Sole in cui il campo magnetico è aperto allo spazio interplanetario, inviando materiale solare a velocità elevate in un flusso di vento solare ad alta velocità”. Appaiono come enormi macchie scure sul Sole se osservato ai raggi X o nell'ultravioletto estremo. La fisica Valentina Penza del Gruppo Solare dell'Università di Tor Vergata di Roma aveva spiegato a Fanpage.it che i buchi coronali si manifestano così perché in queste zone “il plasma è un po' più freddo e un po' meno denso” rispetto alle aree circostanti della corona solare. Il motivo di questo effetto di raffreddamento e di poca densità è dovuto al fatto che i buchi coronali “sono regioni cosiddette unipolari”, ovvero con un campo magnetico aperto e che lascia fluire il materiale solare o plasma, ovvero particelle ionizzate (cariche elettricamente) che danno vita al vento solare.
Quando il flusso di vento solare sparato dalla stella è diretto verso la Terra può innescare le tempeste geomagnetiche; più è veloce e intenso, maggiore è la forza della tempesta solare. In genere gli eventi acuti ed estremi sono innescati da brillamenti o eruzioni solari di classe X seguiti da espulsioni di massa coronale (CME), che danno vita a un flusso di vento solare molto più potente. Tipicamente le tempeste geomagnetiche provocate dal vento solare di un buco coronale non superano la classe G2, come ci aveva raccontato la professoressa Penza in occasione della comparsa a fine gennaio di un immenso buco coronale con un diametro di 800.000 chilometri.
Il buco coronale attualmente presente sul Sole, come mostrano le immagini del telescopio spaziale Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, è circa la metà di quello apparso una quarantina di giorni fa. Ciò significa che è grande più o meno come 30 pianeti Terra affiancati (il nostro pianeta ha un diametro di circa 13.000 chilometri). In questo momento si trova poco al di sopra dell'equatore solare, spostato leggermente sulla destra; nelle scorse ore era più centrale e ha inviato il materiale direttamente verso la Terra. Come spiegato, ci colpirà tra il 9 e il 10 marzo, ma non dobbiamo aspettarci nulla di preoccupante, se non meravigliose immagini dell'aurora boreale dai Paesi più settentrionali come quelli scandinavi. Le aurore polari sono innescate dall'interazione tra le particelle cariche elettricamente del vento solare con i gas presenti nella ionosfera, che si accendono di colori e allineano lungo le linee del campo magnetico terrestre, dando vita agli spettacolari archi aurorali.