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Un dispositivo impiantato nel cervello può curare l’epilessia: il primo intervento in un bambino di 12 anni

Oran è il primo bambino al mondo a cui è stato installato un dispositivo di neurostimolazione elettrica per trattare una particolare forma di epilessia, la sindrome di Lennox-Gastaut: il dispositivo ha ridotto dell’80% le crisi epilettiche del paziente.
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Da quando gli è stata diagnostica la di sindrome di Lennox-Gastaut, una grave forma di epilessia, Oran, un ragazzo inglese di 13 anni (ai tempi della diagnosi ne aveva solo 3), ha dovuto affrontare anche cento crisi al giorno. Ora, da qualche mese, la sua vita è cambiata: la malattia c'è ancora, ma grazie a un innovativo dispositivo, che gli è stato impiantato nel cervello circa otto mesi fa, riesce a fare la maggior parte delle cose che ogni ragazzino della sua età ama fare e la qualità della sue giornate è nettamente migliorata.

Oran è uno dei quattro bambini selezionati per partecipare al primo trial umano del progetto Cadet, un programma sperimentale per il trattamento dell'epilessia, a cui stanno lavorando il Great Ormond Street Hospital di Londra, l'University College London, il King's College Hospital e l'Università di Oxford. L'obiettivo principale dello studio è testare l'efficacia di Picostim, il primo dispositivo cerebrale al mondo progettato per curare la sindrome di Lennox-Gastaut in età pediatrica. Oran è il primo bambino al mondo a essersi sottoposto all'impianto del dispositivo.

Il primo paziente al mondo

L'intervento è stato effettuato qualche mese fa, ad ottobre 2023, al Great Ormond Street Hospital di Londra. Da allora – ha raccontato la madre alla BBC – Oran sta molto meglio e il numero delle crisi epilettiche giornaliere è nettamente diminuito (circa dell'80% in meno), permettendogli di fare molte cose per lui prima impossibili.

La sindrome di Lennox-Gastaut può essere infatti anche molto invalidante: nel caso di Oran la malattia gli causava decine di crisi al giorno, a volte anche centinaia. "L'epilessia gli ha rubato l'infanzia", ha spiegato la donna. Oggi, il ragazzo trascorre intere giornate senza episodi di convulsioni e anche quelle notturne sono meno frequenti e meno gravi. Riesce a fare perfino equitazione – ha aggiunto la madre – e sebbene con lui presente ci sia sempre anche la sua infermiera e l'ossigeno pronto a essere utilizzato in caso di crisi, finora non è mai servito.

Come funziona il dispositivo Picostim

Questo dispositivo punta a interrompere le attività elettriche anomale nel cervello causate dall'epilessia. Si tratta infatti di un neurostimolatore che emette un continuo impulso di corrente il cui obiettivo è bloccare o interrompere i segnali anormali.

Come ha spiegato sempre alla Bbc il neurochirurgo pediatrico Martin Tisdall, che ha guidato l'intervento durato otto ore, il neurostimolatore è composto da un dispositivo quadrato di 3,5 cm e circa mezzo centimetro di spessore che è stato collocato in alto nel cranio del bambino dopo aver rimosso una piccola porzione di osso. Da qui partono due elettrodi che raggiungono il talamo, l'area del cervello che trasmette segnali i sensoriali e motori.

Quali sono i vantaggi della nuova tecnologia

Questo dispositivo ha il vantaggio di personalizzare la neurostimolazione in base alla frequenza e intensità delle convulsioni, oltre che al ritmo veglia-sonno, di ogni paziente. Come racconta la madre di Oran, una volta effettuato l'intervento chirurgico e attivato il dispositivo, questo è in realtà poco invasivo: come spiega University College London, si ricarica infatti semplicemente indossando delle cuffie wireless che si connettono alla batteria attraverso la pelle e in modo sicuro.

Anche se è ancora in fase sperimentale, questo dispositivo potrebbe migliorare il trattamento dell'epilessia nei bambini e rendere l'operazione meno invasiva. La strada dell'elettrostimolazione è stata già provata per curare l'epilessia nei bambini ma normalmente il dispositivo viene impiantato nel torace e gli elettrodi fatti risalire fino al cervello attraverso una sorta di tunnel interno. Un'operazione che, oltre a essere piuttosto dolorosa e complessa, implica un maggiore rischio di infezione rispetto a quella necessaria per l'impianto di Picostim.

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