Un altro razzo cinese sta cadendo sulla Terra: quando si schianterà e cosa rischia l’Italia
Lo stadio centrale di un razzo cinese Long March 5B è in caduta libera verso la Terra e rischia di schiantarsi su centri abitati, con potenziali gravi danni e vittime (anche se le probabilità sono remote). Se la notizia suona familiare non c'è affatto da stupirsi: si tratta infatti del quarto rientro incontrollato di questo genere nel giro di circa due anni e mezzo, sempre a causa della controversa gestione dei lanci da parte della China Manned Space Agency (CSMA). Tre degli eventi, compreso quello in corso, sono legati alla costruzione della stazione spaziale cinese Tiangong, alla quale in questi giorni si è agganciato con successo il terzo e ultimo modulo (Mengtian). Proprio il lancio di questo modulo, effettuato il 31 Ottobre 2022 alle 07:37 UTC (08:37 ora italiana) dal Wenchang Space Launch Site, ha nuovamente innescato l'allarme internazionale.
Al momento, in base agli ultimi calcoli del Center for Orbital Reentry and Debris Studies (CORDS) di Aerospace Corporation che sta monitorando il rientro sin dapprincipio, lo stadio centrale del Long March 5B dovrebbe cadere tra mercoledì 3 e giovedì 4 novembre alle 23:17 del Tempo Coordinato Universale (UTC), con un margine di errore di più o meno 10 ore. Ciò significa che lo schianto contro la superficie terrestre è atteso tra le 14:17 di oggi e le 10:17 di domani ora italiana. È ancora troppo presto per determinare dove cadrà con precisione; l'area delimitata dal CORDS è infatti amplissima e spazia dall'Europa del Sud all'intero continente africano, coinvolgendo anche Australia, Sud America, America Centrale, parte dell'America Settentrionale, Australia e Paesi dell'Asia meridionale. Anche il nostro Paese è potenzialmente esposto al rischio di impatto. La componente del razzo potrebbe precipitare in una fascia che va dall'Italia Centrale a quella Meridionale.
Il possibile coinvolgimento di un centro abitato è considerato assai remoto, ma non lo si può escludere al 100 percento. Basti sapere che nel 2020 la parte di un razzo identico si schiantò su un villaggio della Costa d'Avorio. L'incidente accadde durante la fase critica della pandemia e la notizia passò in sordina (non furono comunicati dati su danni e vittime). Gli altri due rientri incontrollati sono invece terminati con un tuffo in mare: a luglio di quest'anno i pezzi del razzo cinese sopravvissuti all'attrito con l'atmosfera terrestre sono finiti nell'Oceano Indiano, esattamente come nell'aprile del 2021. I rischi sono comunque considerati significativi a causa del fatto che lo stadio centrale del razzo ha una massa di circa 23 tonnellate ed è lungo quasi 30 metri, come un edificio di 10 piani. Gli scienziati ritengono che dal rientro di un corpo del genere possano sopravvivere pezzi con un peso dalle 5 alle 9 tonnellate, in grado di provocare danni gravissimi in caso di caduta su centri abitati. A questo si aggiunge il rischio di dispersione di sostanze tossiche, sprigionate dal propellente non consumato e ancora presente nel serbatoio.
La Cina conta sul fatto che la maggior parte della Terra è ricoperta dall'acqua, ma l'incidente in Costa d'Avorio sta lì a dimostrare che fare affidamento sulle probabilità è giocare d'azzardo. “Ci risiamo”, ha dichiarato seccato durante una conferenza stampa il dottor Ted Muelhaupt, ingegnere della Aerospace Corporation, sottolineando che “l'88 percento della popolazione mondiale è a rischio, e quindi 7 miliardi di persone sono a rischio” a causa dei detriti spaziali cinesi. La comunità internazionale ha condannato più volte la pessima gestione dei lanci da parte della Cina, che mette inutilmente a rischio la vita delle persone e le infrastrutture, ma Pechino ad oggi non ha cambiato procedure. La speranza è che avendo lanciato l'ultima parte della sua stazione spaziale, in futuro modificherà i piani di lancio con la progettazione di deorbite controllate.