Uccelli marini protetti sterminati dall’influenza aviaria in Francia: “Epidemia senza precedenti”
L'influenza aviaria sta provocando la morte di migliaia di uccelli marini protetti nel nord della Francia, un evento senza precedenti nel Paese. Il virus aveva iniziato a serpeggiare tra gli animali selvatici alla fine della scorsa primavera, per poi diffondersi in maniera devastante nel cuore dell'estate, continuando a mietere migliaia di vittime giorno dopo giorno. Tra le regioni più colpite vi è la Bretagna, dove in base ai dati del DRAAF (Direzione regionale per l'alimentazione, l'agricoltura e la silvicoltura) al primo settembre sono state recuperate le carcasse di 1.200 esemplari. La maggior parte degli uccelli, come indicato a Le Telegramme dal dottor Hervé Duvallet, coordinatore del monitoraggio della salute della fauna selvatica presso l'Ufficio francese per la biodiversità (OFB), è stata uccisa proprio dall'influenza aviaria.
Le specie più coinvolte al momento sono i gabbiani, le sterne e le magnifiche sule bassane, queste ultime infettate soprattutto sull'isola di Rouzic, nel cuore delle Riserva Naturale Nazionale Sept-Iles. Le foto condivise a luglio dal fotografo amatoriale Michel Prat mostravano le scogliere piene di uccelli morti, tra coppie ancora in vita e nidi deserti. A perdere la vita sono stati principalmente i pulcini, un'intera generazione spazzata via da una morte atroce, che porta alla paralisi e a un'agonia che può protrarsi fino a 48 ore. Gli esperti erano abituati a gestire le epidemie di influenza aviaria nel periodo autunnale e invernale, come spiegato dal tecnico ambientale Hervé Duvallet a France Bleu, ma quest'anno c'è stata un'inattesa e tentacolare diffusione in piena stagione estiva che ha coinvolto il periodo riproduttivo, determinando un massacro.
L'influenza aviaria si era diffusa capillarmente negli allevamenti francesi lo scorso inverno e ha portato le autorità a ordinare l'abbattimento di decine di milioni di capi. Da lì il virus è ripassato agli uccelli selvatici, innescando l'epidemia mortale che sta decimando le colonie di specie marine. “In Francia è la prima volta che si verifica una tale mortalità di uccelli selvatici. È successo in piena cova, quando i pulcini sono vulnerabili e molto contaminanti”, ha dichiarato la dottoressa Anne Van De Wiele, coordinatrice delle azioni sanitarie presso l'Ufficio francese per la biodiversità. “Siamo in piena impennata di casi, è una corsa contro il tempo. È ancora difficile misurare l'entità del danno alle specie più minacciate. Dipenderà dall'impatto della malattia sugli adulti riproduttori”, ha aggiunto l'esperta. Al momento sono state raccolte migliaia di carcasse di gabbiani e sule, col 100 percento di queste ultime risultate positive al patogeno. In Bretagna non risultano coinvolte le sterne (colpite altrove) e gli stercorari. Fortunatamente anche le foche, esposte a un potenziale contagio, risultano negative. A Saint-Malo, città che in questi giorni è stata investita da onde in grado di raggiungere il quarto piano dei palazzi, sono stati circa 200 gli uccelli trovati morti, principalmente gabbiani.
Uno dei problemi principali risiede nel fatto che il virus sta continuando a diffondersi anche verso le aree interne, iniziando a lambire le zone umide a elevatissima biodiversità. L'impatto sugli uccelli limicoli e acquatici che vivono in questi ambienti delicati potrebbe essere catastrofico. Siamo innanzi a un'epidemia senza precedenti che non ha ancora una risposta, come spiegato dal dottor Duvallet. Si pensa a una possibile evoluzione del ceppo del virus dell'aviaria H5N1, le cui mutazioni avrebbero permesso di coinvolgere anche le sule, precedentemente non interessate dall'infezione. Le autorità sanitarie stanno facendo il possibile per monitorare e arginare la diffusione del patogeno, ad esempio rimuovendo rapidamente le carcasse, ma al momento non è possibile determinare quale sarà l'evoluzione dei contagi. Le operazioni sono condotte da personale qualificato; vige infatti la raccomandazione di non toccare gli uccelli morti, tenendo presente che in passato sono stati registrati casi di passaggio all'uomo del virus dell'aviaria.