Tutti conoscono il pettirosso, ma in pochi hanno visto un pettazzurro: immagini e dove incontrarlo
Tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre è tempo di migrazione per moltissime specie di uccelli presenti in Italia. In genere si pensa subito a rondini, upupe, gruccioni, usignoli e altri animali che, dopo aver trascorso la primavera e l'estate nel nostro Paese (e non solo) per riprodursi, tornano nell'Africa subsahariana per non dover soffrire i rigori delle stagioni fredde. Allo stesso tempo, altre specie giungono nello Stivale per svernare. Fra esse figura un piccolo e meraviglioso passeriforme chiamato pettazzurro (Luscinia svecica), dal nome che rievoca il comune e diffuso pettirosso (Erithacus rubecula) per il chiaro riferimento alla colorazione del petto.
In realtà anche i pettirossi stanno migrando; alcuni vengono dai Paesi del Nord Europa, molti altri compiono una migrazione interna e locale, spostandosi ad esempio dalle zone montane dell'Italia a quelle di pianura e urbane. In questi giorni è già possibile avvistare e ascoltare i primi arrivati nei giardini delle città. Ma torniamo al pettazzurro, un uccello amatissimo da studiosi, appassionati di birdwatching e fotografi naturalisti, ma che è poco conosciuto al di fuori dei contesti specializzati e ornitologici. Ecco cosa sappiamo su questa specie, come riconoscerla e dove vederla in Italia.
Come riconoscere il pettazzurro
Il pettazzurro è un passeriforme appartenente alla famiglia dei muscicapidi (Muscicapidae), come il già citato pettirosso, la balia nera, la balia dal collare e il pigliamosche comune. Il nome della famiglia è legato al fatto che questi uccelli catturano gli insetti – come i ditteri – al volo, agevolati da un becco largo e piatto, pur apprezzando altre fonti alimentari. Le dimensioni del pettazzurro sono simili a quelle del pettirosso, dunque è lungo poco meno di 15 centimetri e ha un peso di una ventina di grammi. Una differenza sostanziale tra le due specie risiede nel fatto che nel pettazzurro sussiste un marcato dimorfismo sessuale, ovvero il maschio e la femmina sono molto diversi fra loro; nei pettirossi l'unico modo per distinguere il genere è dal canto, una prerogativa dei maschi. Il maschio di pettazzurro, come spesso accade negli uccelli, è molto più vistoso della femmina; quest'ultima, come mostra l'immagine seguente, presenta un colore più criptico (grigio – marroncino) e dunque idoneo a mimetizzarsi nell'ambiente, utile a ridurre il rischio di predazione e a tenere al sicuro il nido con le uova.
Il dettaglio più spettacolare dei maschi di pettazzurro è chiaramente il bellissimo bavaglio sul petto, dove risalta una grande macchia azzurro brillante seguita da due strette bande (una bianca e una nera) e una ulteriore macchia arancione color-ruggine. Tale colore è presente anche sotto la coda dell'uccello, che spesso muove ritmicamente in alto e in basso, mentre fa balzelli tra cespugli. La coda color ruggine è presente anche nelle femmine. Tra gli altri dettagli significativi l'evidente sopracciglio bianco, baffetti azzurri e collo bianco. Ricordiamo che in Eurasia ci sono una decina di sottospecie di pettazzurro, pertanto possono esserci anche differenze significative nei dettagli dei colori, che diventano più intensi e spettacolari durante la stagione riproduttiva.
Dove vedere il pettazzurro in Italia
I pettazzurri nidificano principalmente in Nord Europa e Asia settentrionale, tra la Penisola Scandinava e la Siberia. In genere prediligono habitat umidi – come le paludi – della tundra con fitta e bassa vegetazione, tra salici e betulle delle foreste boreali. Dagli anni '80 del secolo scorso, come indicato dall'Università di Perugia, nidificazioni vengono registrate anche molto più a sud delle zone artiche abituali, coinvolgendo "anche le Alpi austriache, svizzere e italiane". Ma il Bel Paese è da considerare principalmente come luogo di svernamento, dove comunque la specie non è abbondante; anche per questo è molto difficile avvistare un pettazzurro.
I luoghi migliori dove cercare questi magnifici uccelli sono le zone umide e acquitrinose, tra salicornie, piccole canne e cespugli fitti e bassi. Spesso i pettazzurri camminano al suolo e si nutrono di larve e anellidi nel fango, restando al riparo della vegetazione, ma li si può ammirare anche mentre compiono balzi volanti tra una canna e l'altra o restano appostati sui posatoi, prima di lanciarsi di nuovo tra il fogliame. In questi frangenti è ben riconoscibile anche il caratteristico richiamo, "un asciutto, gutturale e schioccante ‘trak'", come riporta la Guida degli Uccelli d'Europa, Nord Africa e Vicino Oriente di Lars Svensson (una sorta di bibbia per il birdwatcher). Possibili anche richiami con suoni distinti.
Le fotografie che vedete in questo articolo sono state tutte catturate con un teleobiettivo al Parco Nazionale del Circeo, nel Lazio, dove alcuni esemplari sono già stati avvistati alla fine di questa estate 2024. Altri avvistamenti sono fatti anche nelle Marche, in Veneto, nel Friuli Venezia Giulia e altre regioni italiane. Non esitate a contattare le sezioni locali della LIPU, riserve naturali o circoli di birdwatching, dove gli esperti sapranno sicuramente indicarvi la zona più vicina in cui poter ammirare – a debita distanza e sempre col massimo rispetto – queste meravigliose creature provenienti dal grande freddo.