Lesioni maligne del tumore del pancreas viste per la prima volta con una risonanza: perché è importante
Per la prima volta gli scienziati sono riusciti a identificare lesioni precancerose e maligne del tumore del pancreas attraverso una risonanza magnetica. Si tratta di un risultato estremamente significativo e prezioso, che potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce e le opzioni di trattamento per questa aggressiva malattia oncologica. Per rilevare queste lesioni, infatti, gli scienziati hanno impiegato un particolare tipo di risonanza magnetica chiamata risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI), una tecnica di imaging normalmente impiegata per indagini sul cervello. Gli autori dello studio hanno usato scanner potentissimi con una risoluzione molto superiore a quella degli strumenti diagnostici utilizzati in clinica, ciò nonostante, la consapevolezza di poter identificare queste lesioni maligne del tumore del pancreas attraverso una tecnica di imaging può realmente rappresentare una svolta nella prevenzione e nel tasso di sopravvivenza.
La mortalità del cancro al pancreas
La ragione risiede nel fatto che il tumore del pancreas, la malattia che ha recentemente ucciso Gianluca Vialli e Sven-Goran Eriksson, non solo è estremamente aggressiva e mortale, ma anche molto subdola. In generale, infatti, i sintomi compaiono quando ormai la massa è grande e le metastasi si sono già diffuse in altri organi. Come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, la forma più comune di cancro pancreatico – l’adenocarcinoma duttale del corpo o della coda del pancreas – in genere “è asintomatico finché non raggiunge grandi dimensioni”. Non a caso la quasi totalità delle diagnosi (90 percento) viene fatta quando ormai le cellule cancerose si sono diffuse in altre parti dell'organismo. In questo caso la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è solo del 3 percento, come evidenziato dal National Cancer Institute degli Stati Uniti. Se la malattia viene invece rilevata quando è ancora localizzata nell'organo, caratterizzato sia da una funzione endocrina (produzione di ormoni come insulina e glucagone) che una esocrina (sintesi di enzimi digestivi), il tasso di sopravvivenza a cinque anni sale al 44 percento. Ecco perché è fondamentale identificare la neoplasia prima che abbia metastatizzato.
I sintomi del tumore del pancreas e la difficoltà di riconoscerli
Il problema, oltre alla fase iniziale asintomatica e alla presenza di sintomi che possono essere confusi con quelli di altre malattie (ittero, diabete, mal di stomaco, calo ponderale senza spiegazione etc etc), risiede nel fatto che identificare le lesioni precancerose è praticamente impossibile senza interventi invasivi per prelevare biopsie e simili, come spiegato dagli autori dello studio. Per altre malattie oncologiche, ad esempio, è possibile rilevare anomalie con la palpazione o attraverso ispezioni con strumenti visivi (basti pensare agli esami per il cancro al seno o alla colonscopia per il tumore all'intestino). Per il tumore del pancreas ciò non è possibile, inoltre le risonanze magnetiche comuni non possono rilevare queste lesioni maligne, che gli scienziati chiamano neoplasie intraepiteliali pancreatiche (PanIN).
Cos'è la risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI) che rileva le lesioni precancerose del tumore al pancreas
Proprio per questo gli autori del nuovo studio hanno pensato di applicare la risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI), un particolare tipo di tecnica di imaging basata sull'analisi della diffusione delle molecole d'acqua nelle cellule, che interagiscono con le cellule ed evidenziano cambiamenti strutturali delle pareti cellulari. In parole semplici, è stato dimostrato che grazie a questa tecnica, ideata ben 30 anni fa per rilevare cambiamenti nella sostanza bianca del cervello, è possibile evidenziare anche le lesioni PanIN del tumore del pancreas. A determinarlo è stato un team di ricerca portoghese guidato da scienziati del Dipartimento di Radiologia della Fondazione Champalimaud di Lisbona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Patologia, dell'Istituto di Ricerca e Innovazione sulla Salute dell'Università di Porto e di altri centri.
I ricercatori, coordinati dai dottori Noam Shemesh e Carlos Bilreiro, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver testato la loro tecnica sia su modelli murini (topi) geneticamente modificati che su tessuti di tumore pancreatico umano. Osservando la microstruttura delle lesioni maligne hanno identificato delle alterazioni che possono essere identificate con la risonanza magnetica DIT. Mettendo a confronto le immagini ottenute dalla tecnica di imaging – condotta con un potentissimo scanner MRI (da 16,4 Tesla, contro quelli fino a 3 Tesla che vengono generalmente usati nella pratica clinica) – con gli esami istologici, è stata trovata una corrispondenza molto precisa che dimostra come quel tipo di risonanza magnetica sia in grado di far emergere tali lesioni precancerose.
Lesioni precancerose del tumore del pancreas viste con la DTI anche nel tessuto umano
Tali cambiamenti sono stati osservati non solo sulle biopsie, ma anche su topi vivi. Nella fase successiva della ricerca il dottor Shemesh e colleghi sono passati a campioni di tessuto umano e sono stati in grado di rilevare la medesima corrispondenza: grazie alla DTI, per la prima volta, è stato possibile identificare lesioni precancerose di tumore del pancreas attraverso una tecnica di imaging e distinguerle dalle cisti benigne. “Abbiamo preso parti di pancreas umani e li abbiamo scansionati nello stesso modo in cui abbiamo fatto con i campioni di topi. L'istologia e la patologia dei campioni hanno dimostrato che la DTI era anche efficiente ed efficace per rilevare lesioni umane”, ha specificato il dottor Shemesh in un comunicato stampa, sottolineando che non si tratta di un metodo nuovo ma che semplicemente non era “mai stato applicato nel contesto delle lesioni precursori del cancro al pancreas”.
“Credo che questo studio rappresenti una pietra miliare nella ricerca sulle lesioni pre-maligne del cancro al pancreas”, ha evidenziato Carlos Bilreiro. “Ora siamo in grado di rilevare queste lesioni negli animali e di comprendere meglio come si sviluppa il cancro al pancreas. Sappiamo anche che la DTI è altrettanto efficace nel pancreas umano. Per quanto riguarda la sua applicazione clinica, saranno necessari ulteriori studi per adattare la tecnica al contesto clinico ed esplorare possibilità di intervento o di sorveglianza per le lesioni pre-maligne”, ha chiosato l'esperto.
La speranza è che questa tecnologia possa essere tradotta al più presto nella pratica clinica, migliorando la diagnosi precoce e le opzioni di trattamento per i pazienti colpiti da questa terribile malattia, sulla quale recentemente sono state fatte alcune scoperte significative. Gli scienziati britannici della Nottingham Trent University, ad esempio, hanno identificato per la prima volta cosa accelera la malattia, mentre ricercatori dell'Università Statale di Milano e del Gruppo Ifom hanno scoperto quattro molecole in grado di bloccare un meccanismo biologico legato allo sviluppo della malattia. I dettagli della nuova ricerca “Pancreatic Intraepithelial Neoplasia Revealed by Diffusion-Tensor MRI” sulla tecnica DTI sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Investigative Radiology.