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Tumore alla prostata, disponibile in Italia la prima terapia con radioligandi: – 40% rischio di morte

Cos’è e come funziona Lutetium (177Lu) vipivotide tetraxetan (PLUVICTO), la prima terapia a radioligandi contro il cancro alla prostata ora disponibile anche in Italia. Abbatte il rischio di morte e la progressione della malattia metastatica.
A cura di Andrea Centini
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Alla fine di gennaio 2025 il CdA dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha deciso di rendere rimborsabile una nuova ed efficace terapia a radioligandi contro una forma aggressiva di tumore alla prostata, il carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione, progressivo e positivo al PSMA. Il PSMA, acronimo di Prostate Specific Membrane Antigen, è una proteina di membrana espressa sulla superficie delle cellule tumorali del cancro alla prostata; è alla base della diagnosi ma anche del funzionamento della terapia innovativa, chiamata Lutetium (177Lu) vipivotide tetraxetan, il cui nome commerciale PLUVICTO. In parole semplici, essa si basa su un radionuclide terapeutico (nel caso specifico il lutezio-177) e su un ligando a elevata affinità con il PSMA; quando avviene questo legame, l'antigene aziona il radionuclide che danneggia e uccide selettivamente attraverso le radiazioni beta le cellule malate che lo esprimono. Da qui il nome di radioligando.

L'efficacia della nuova terapia, disponibile in Italia dall'inizio di febbraio, è stata dimostrata dallo studio clinico di Fase III “VISION”, nel quale gli esiti clinici sono stati messi a confronto con quelli del trattamento standard più efficace contro il cancro alla prostata con metastasi, i cui pazienti erano già stati sottoposti a terapia con farmaci inibitori del recettore degli androgeni (castrazione) e ad almeno un ciclo di chemioterapia con taxani. Metà dei partecipanti è stata trattata con la sola terapia standard: l'altra metà con trattamento standard più terapia a radioligandi PLUVICTO. Dall'analisi statistica dei dati è emersa chiaramente l'efficacia di Lutetium (177Lu) vipivotide tetraxetan, che si somministra per via endovenosa: rispetto alla sola terapia classica, infatti, il rischio di morte nel gruppo di intervento è stato abbattuto di circa il 40 percento, così come è stato ridotto del 60 percento il rischio di progressione radiografica della patologia rispetto al gruppo di controllo. È sulla scorta di questi dati che l'AIFA ha deciso di approvare PLUVICTO e renderlo rimborsabile per i pazienti italiani.

Il tumore della prostata è tra le malattie oncologiche più diagnosticate in Italia: in base al rapporto “I numeri del cancro in Italia” basato sui dati dell'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), ogni anno nel ostro Paese vengono effettuate circa 40.000 nuove diagnosi. Si tratta del terzo tumore più diagnosticato dopo quello al seno e al colon-retto nel nostro Paese. In molti casi, circa 7.000, la patologia viene rilevata quando è già a uno stadio avanzato con la comparsa di metastasi. La patologia può risultare resistente al trattamento con inibitori dei recettori degli androgeni e ad altri trattamenti; per i pazienti con la forma progressiva della patologia e positiva all'antigene prostatico c'è ora una nuova speranza proprio grazie a PLUVICTO.

Come indicato, l'azione terapeutica si basa sul lutezio-177, il radioisotopo associato al ligando vipivotide tetraxetan che a sua volta si lega all'antigene di membrana prostatico specifico, tecnicamente un enzima transmembrana che viene sovraespresso sulle cellule del tumore alla prostata e sulle sue metastasi. Dopo il legame con PSMA avviene l'attivazione del lutezio-177, che uccide selettivamente le cellule malate (quelle che esprimono la proteina) bombardandole attraverso una pioggia di radiazioni beta. Le terapie a radioligandi avevano già evidenziato la loro efficacia contro i tumori neuroendrocini e ora rappresentano una speranza significativa contro il carcinoma prostatico. Poiché il ligando si lega in modo specifico al PSMA e tale legame con le cellule tumorali può essere osservato con tecniche di imaging come la tomografia a emissione di positroni (PET), la nuova terapia gioca un ruolo significativo anche nella diagnostica.

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