video suggerito
video suggerito
Cambiamenti climatici

Tsunami più gravi nel Mediterraneo a causa della crisi climatica: lo studio dell’INGV

Un team di ricerca guidato da scienziati dell’INGV ha calcolato l’impatto dell’innalzamento del livello del mare e del fenomeno della subsidenza (abbassamento del terreno) nel Mar Mediterraneo, evidenziando un aggravamento del rischio tsunami.
A cura di Andrea Centini
1 CONDIVISIONI
L'aumento del rischio di onde di tsunami alte più di 1 metro nel Mediterraneo. Credit: INGV
L'aumento del rischio di onde di tsunami alte più di 1 metro nel Mediterraneo. Credit: INGV
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

A causa della crisi climatica in atto il livello del mare potrebbe innalzarsi di oltre 1 metro nei prossimi decenni, aumentando sensibilmente il rischio di tsunami più alti e pericolosi nel Mar Mediterraneo. Il riscaldamento globale, di concerto con i fenomeni naturali di abbassamento del suolo, entro il 2070 potrebbe aumentare il rischio di onde di maremoto alte più di 1 metro fino al 30 percento rispetto alle probabilità attuali. È quanto emerso da un nuovo studio italiano guidato da scienziati della Sezione di Bologna e dell'Osservatorio Nazionale Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che hanno collaborato con i colleghi dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Anita Grezio, hanno eseguito un'analisi probabilistica del rischio di tsunami (PTHA) sulle coste del Mediterraneo attraverso un'apposita simulazione. Hanno integrato sia i dati relativi al fenomeno naturale della subsidenza, cioè l'abbassamento della superficie terrestre per varie ragioni (terremoti, attività vulcanica, prosciugamento delle falde acquifere, estrazioni minerarie etc etc), sia quelli relativi ai cambiamenti del livello del mare, sulla base delle previsioni dei modelli climatici elaborati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), in particolar modo l'AR6. Come indicato, il rischio di onde di tsunami più alte di 1 metro, a causa di questi fattori, entro i prossimi 50 anni aumenterà fino al 30 percento lungo le coste del Mar Mediterraneo.

Confronto tra il rischio attuale e quello nel 2070. Credit: INGV
Confronto tra il rischio attuale e quello nel 2070. Credit: INGV

Quando si pensa ai maremoti spesso la mente cade al Giappone e ai paesi asiatici, ma il Mare Nostrum è particolarmente suscettibile a questo fenomeno potenzialmente catastrofico, come dimostra l'evidenza storica; basti ricordare cosa accadde nel 1908 dopo il devastante terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria (con una stima di oltre 100.000 morti). L'INGV ha condiviso anche due mappe nelle quali viene evidenziato il rischio attuale e quello previsto nel 2070 lungo le coste dell'Italia e degli altri Paesi affacciati sul bacino del Mediterraneo. Le uniche aree dove questo rischio non aumenterà sono i Campi Flegrei e l'isola di Santorini, che come evidenziato dall'INGV sono sottoposte a fenomeni vulcanici che stanno sollevando il terreno.

L'innalzamento del livello del mare rappresenta una delle principali minacce del cambiamento climatico, avendo conseguenze potenzialmente catastrofiche su città e regioni costiere, oltre che su intere isole (soprattutto gli atolli oceanici, ma non solo). Come mostra un impressionante video della NASA, a causa dello scioglimento dei ghiacci catalizzato dal riscaldamento globale il mare dal 1993 a oggi si è alzato di ben 9 centimetri; un'enormità in appena 30 anni, considerando gli effetti sulle inondazioni e i rischi legati ai sopracitati tsunami. Secondo i calcoli degli scienziati dell'IPCC, il livello del mare potrebbe innalzarsi fino a oltre 1 metro entro la fine del secolo, con stime più pessimistiche che parlano anche di 2 metri in base alla curva del riscaldamento.

Se il solo ghiacciaio Thwaites sito nel cuore dell'Antartide occidentale dovesse sciogliersi, ad esempio, provocherebbe un innalzamento diretto di 65 centimetri, ma con un effetto a catena che porterebbe il mare a + 3,3 metri. Non a caso è conosciuto come ghiacciaio dell'Apocalisse. Un simile incremento significherebbe sommersione di ampie aree abitate, collasso economico di intere regioni, migrazioni di massa verso l'interno e, in base agli scenari più cupi, guerre globali per accaparrarsi le risorse rimanenti. E tra i mari più a rischio c'è proprio il Mar Mediterraneo, lungo le cui sponde le civiltà hanno prosperato per millenni.

1 CONDIVISIONI
600 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views