Trovate nel corpo umano 3.600 sostanze chimiche di imballaggi alimentari: quali sono i rischi
Una nuova, approfondita analisi condotta su campioni biologici umani ha fatto una scoperta sconcertante: è stata infatti rilevata la contaminazione di ben 3.601 sostanze chimiche a contatto con gli alimenti (FCC). Si tratta di composti che si trovano principalmente in imballaggi, utensili per cucinare, macchinari per la lavorazione dei cibi e altro ancora. Più in generale, sono sostanze legate a produzione, confezionamento, conservazione e preparazione degli alimenti. Sono noti circa 14.000 composti chimici che, per un motivo o per l'altro, finiscono a contatto con il cibo che mangiamo. Fino ad oggi era stata documentata la migrazione di 1.800 di questi composti, ma la nuova indagine ha praticamente raddoppiato tale cifra. Poiché molte delle sostanze coinvolte sono considerate potenzialmente pericolose o dannose per la salute, mentre per molte altre ci sono pochissime informazioni sui possibili rischi, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di modificare processi produttivi e imballaggi per ridurre in modo sostanziale tale contaminazione.
A condurre lo studio è stato un team di ricercai internazionale guidato da scienziati svizzeri della Food Packaging Forum Foundation di Zurigo, un'organizzazione senza scopo di lucro specializzata proprio sulla contaminazione alimentare. Alla ricerca hanno collaborato anche studiosi del Dipartimento di tossicologia ambientale – Istituto federale svizzero di scienza e tecnologia acquatica, del Dipartimento di Farmacologia dell'Università Statale Wayne di Detroit (Stati Uniti), del Plastic Waste Innovation Hub dello University College di Londra (Regno Unito) e altri. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Birgit Geueke, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una revisione sistematica sui dati di diversi programmi di biomonitoraggio e database di metabolomi ed esposomi, rispettivamente molecole coinvolte in processi biologici (come zuccheri, lipidi etc etc) e l'insieme delle sostanze chimiche cui siamo esposti quotidianamente attraverso l'ambiente in cui viviamo, la dieta, il lavoro e altro ancora. Tra i campioni biologici umani coinvolti vi erano sangue, urine, latte materno e altro ancora.
Incrociando tutti i dati è stata rilevata la contaminazione di 3.601 sostanze chimiche a contatto con gli alimenti (FCC), il 25 percento di tutti i composti noti che finiscono a contatto con i cibi (non tutti migrano necessariamente) e il doppio di quelli già rilevati fino ad oggi. A preoccupare gli esperti vi è il fatto che sono coinvolte molte sostanze dannose come ftalati, bisfenolo A, PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), già rilevate da altre indagini e che diverse autorità stanno vietando o hanno già vietato in determinati prodotti, proprio alla luce dei rischi che comportano. Per fare qualche esempio, un recente studio dell'Università della California Meridionale ha trovato una forte associazione tra PFAS e cancro nelle donne, mentre una ricerca australiana dell'Istituto Florey di neuroscienze e salute mentale ne ha scoperta una tra bisfenolo A presente nella plastica e autismo (o disturbi dello spettro di autistico) nei bambini. Molti di questi composti sono considerati anche interferenti endocrini che possono alterare lo sviluppo, innescare l'infertilità e molti altri problemi di salute.
Dei 194 composti emersi dai programmi di biomonitoraggio, ben 80 hanno “hanno proprietà di pericolo di elevata preoccupazione”, come spiegato dalla dottoressa Geueke e dai colleghi nell'abstract dello studio. Per quanto concerne metabolomi ed esposomi, sono state identificate 63 sostanze inserite nell'elenco degli di 175 FCC prioritarie che possono avere effetti sistemici nell'organismo umano, come emerso da altri studi. Gli scienziati sono preoccupati anche da composti come oligomeri e antiossidanti sintetici di cui si sa pochissimo in termini di tossicità. “La nostra ricerca stabilisce un collegamento tra sostanze chimiche a contatto con gli alimenti, esposizione e salute umana. Evidenzia anche quelle sostanze chimiche che sono state finora trascurate negli studi di biomonitoraggio. E offre un'importante opportunità per la prevenzione e la protezione della salute”, ha sottolineato la dottoressa Geueke in un comunicato stampa. “Questo lavoro evidenzia il fatto che i materiali a contatto con gli alimenti non sono completamente sicuri, anche se possono essere conformi alle normative, perché trasferiscono sostanze chimiche note come pericolose alle persone. Vorremmo che questa nuova base di prove venisse utilizzata per migliorare la sicurezza dei materiali a contatto con gli alimenti, sia in termini di normative che nello sviluppo di alternative più sicure”, le ha fatto eco la dottoressa Jane Muncke, coautrice dello studio.
La speranza degli scienziati, che hanno messo a punto un database (chiamato FCChumon) in cui è possibile esaminare tutte le sostanze in grado di migrare sugli alimenti, è che i risultati di questo studio spingano le autorità competenti a rivedere la regolamentazione su imballaggi e altri prodotti che finiscono a contatto con ciò che mangiamo, eliminando o riducendo il più possibile processi e materiali che possono determinare la contaminazione con sostanze nocive e di cui sappiamo ancora troppo poco per essere certi della loro sicurezza. I dettagli della ricerca “Evidence for widespread human exposure to food contact chemicals” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology del circuito Nature.