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Tre veterinari infettati dall’influenza aviaria: il virus ad alta patogenicità H5N1 continua a diffondersi

Test sierologici condotti su veterinari che lavorano a contatto con i bovini da latte hanno identificato tre professionisti con anticorpi del virus dell’influenza aviaria A(H5N1) ad alta patogenicità. Il virus è stato lasciato correre tra le mucche è c’è il rischio che possa scoppiare una nuova pandemia.
A cura di Andrea Centini
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Anche se ancora molto pochi, continuano a crescere i casi di persone infettate dal virus dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI) negli Stati Uniti. Una nuova indagine sierologica condotta su funzionari sanitari che hanno lavorato con bovini da latte ha identificato tre veterinari positivi. Uno dei casi è considerato particolarmente significativo perché il professionista aveva lavorato con bestiame in Georgia e Carolina del Sud, due stati dove non sono ancora stati identificate infezioni negli allevamenti di bovini da latte. Ciò significa che il virus potrebbe circolare anche in questi stati e non essere stato ancora rilevato. Non si può escludere che il veterinario possa essere stato infettato da un'altra fonte, come un uccello o un altro animale positivo (anche i gatti si ammalano e hanno una mortalità altissima). Ciò che è certo è che negli USA la circolazione virale è massiccia e, come recentemente affermato a Fanpage.it dalla virologa Ilaria Capua, è stata lasciata correre, perché non sono state applicate misure per controllare la diffusione del patogeno, come avviene ad esempio per il settore avicolo.

A rilevare le tre infezioni di influenza aviaria A(H5N1) nei tre veterinari è stato un team di ricerca guidato da scienziati della Divisione Influenza – Centro nazionale per l'immunizzazione e le malattie respiratorie dei CDC, che hanno collaborato con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Servizio di intelligence epidemica dei CDC, il Dipartimento della salute dell'Ohio, l'American Association of Bovine Practitioners e diversi altri. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Samantha M. Olson, hanno scoperto le infezioni dopo aver coinvolto 150 veterinari specializzati in bovini a sottoporsi a test sierologici il 12 e 13 settembre del 2024. Sono stati reclutati durante una conferenza veterinaria. I partecipanti lavoravano in 46 Stati degli USA e in Canada. Fra essi il 55 percento ha confermato di aver lavorato con mandrie dove era stata rilevata l'infezione del virus dell'influenza aviaria e il 17 percento con altre in cui la circolazione del virus era sospetta.

Dai test sierologici è emerso che 3 dei 150 veterinari presentavano anticorpi dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità, segnale di una recente infezione. Nessuno dei tre ha accusato sintomi respiratori o simil-influenzali, come la congiuntivite che è uno dei sintomi maggiormente riscontrati negli allevatori risultati positivi al patogeno. Ad oggi sono noti ufficialmente 68 casi di persone infettate negli USA dal virus dell'aviaria che sta circolando negli uccelli, nei bovini da latte e in altri animali, fortunatamente quasi tutte con sintomi lievi. In alcuni casi la sintomatologia è stata significativa e un uomo della Louisiana è morto. Pur avendo lavorato con mandrie in cui era nota la circolazione del virus, nessuno dei tre veterinari era stato a contatto con animali con infezione confermata o sospetta, ma uno di loro aveva lavorato con polli risultati positivi. Uno dei tre, come indicato, aveva lavorato solo in stati dove l'infezione non era nota nei bovini da latte, quindi i casi positivi potrebbero essere sfuggiti alla sorveglianza.

Il virus si sta diffondendo rapidamente tra gli animali domestici, da allevamento e selvatici e rischia di innescare uno spillover efficace nell'uomo; al momento, infatti, il virus dell'aviaria non è bravo a infettare le cellule umane, ma mancherebbe una sola mutazione affinché possa innescarsi la trasmissione da uomo a uomo. A quel punto secondo gli esperti scoppierevve una nuova pandemia, dato che siamo innanzi a un virus prepandemico. Per gli scienziati sarebbe solo questione di se e non di quando, con una mortalità potenziale fino al 50 percento. I dettagli della ricerca “Notes from the Field: Seroprevalence of Highly Pathogenic Avian Influenza A(H5) Virus Infections Among Bovine Veterinary Practitioners — United States, September 2024” sono stati pubblicati sulla rivista dei CDC. A quanto pare in ritardo a causa dell'impatto delle misure introdotte dall'amministrazione Trump.

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