Tra i nuovi rifiuti sulle spiagge italiane anche bottiglie piene di ortaggi e olive in salamoia
Cosa ci fanno decine di bottiglie piene di ortaggi e olive in salamoia sulle spiagge italiane? Detta così, potrebbe quasi sembrare una battuta ma c’è ben poco da ridere visto che sulle coste adriatiche della Puglia non è raro trovare bottiglie e fusti in plastica contenenti alcune delle preparazioni tipiche di molte cucine balcaniche, ma anche nocciole, legumi e sottaceti di ogni tipo.
Il mare, si sa, restituisce tutto ciò che riceve, compresi i rifiuti, ma la storia di questi ritrovamenti è decisamente insolita, visto che non si tratta dei “soliti” imballaggi, mozziconi di sigarette, calcinacci e frammenti di vetro. A ricostruirla sono stati i volontari di Archeoplastica che da diversi anni si occupano attivamente di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento dei mari, organizzando giornate di raccolta collettiva di plastica spiaggiata. Ed è proprio durante tali raccolte, che hanno documentato il ritrovamento di queste strane bottiglie sulle spiagge tra Bari a Lecce, condividendo su Facebook le foto di decine di contenitori. Ma da dove provengono?
A quanto pare, arriverebbero dall’Albania, come emerso da una rapida indagine in rete, secondo cui sarebbero legati “all’usanza albanese di conservare gli ortaggi tagliati a fette, o anche interi, all'interno di bottiglie di plastica insieme ad acqua e sale per mangiarli durante l’anno” spiega sui social Enzo Suma, fondatore di Archeoplastica.
Un’ulteriore spiegazione è arrivata da uno scultore albanese, che ben conosce le tradizioni culinarie di quelle zone. “Pare che queste preparazioni di verdure, chiamate ‘turshi’, vengano preparate in bottiglie di plastica dalle signore di paese e vendute nei mercati locali o negli angoli delle strade. La merce invenduta, o sequestrata, alle venditrici ambulanti viene buttata diventando un rifiuto che, come tanti altri, finirà poi in mare”.