Topi lanosi creati in laboratorio, ma gli esperti dubitano che sia un “passo cruciale” per riportare in vita il mammut

La Colossal Bioscience, l’azienda americana di biotecnologie e ingegneria genetica che ha raccolto centinaia di milioni dollari nel tentativo di “de-estinguere” il mammut lanoso e altri animali, ha annunciato di aver creato i primi “topi lanosi” in laboratorio, rivendicando il risultato come un “momento spartiacque” nella sua missione. Questi “topi lanosi” geneticamente modificati sono dei roditori dal pelo di colore, consistenza e spessore simile a quello dei mammut lanosi, ma diversi esperti di genetica hanno messo in dubbio che il risultato sia un passo cruciale nel riportare indietro l’antica specie estinta.
L’obiettivo finale della Colossal Bioscience è di riavere in vita i mammut lanosi (Mammuthus primigenius) modificando inizialmente le cellule dei parenti viventi più prossimi dei mammut, gli elefanti asiatici (Elephas maximus), per creare embrioni ibridi di elefante e mammut con pelo ispido e altri tratti tipici dei mammut lanosi.
Prima però di iniziare a lavorare con gli elefanti, i ricercatori stanno testando alcune modifiche genetiche e gli strumenti di ingegneria genetica nei topi, sebbene alcune delle modifiche apportate in questo esperimento non sarebbero una novità, ma mutazioni già ben note nell’ambiente degli allevatori di topi. Altre modifiche, hanno osservato diversi esperti, sarebbero invece solo ispirate al DNA del mammut lanoso.
Topi lanosi creati in laboratorio, i dubbi degli esperti
“I topi non sono stati modificati per avere una copia precisa dei geni del mammut – ha evidenziato professoressa Tori Herridge, docente presso la Facoltà di Bioscienze dell’Università di Sheffield, in Inghilterra – . Alcune modifiche genetiche sono già conosciute per conferire al pelo un aspetto più lungo, più spesso o più lanoso ne topi. E hanno anche apportato una modifica notta per causare un colore chiaro nel pelo dei topi”. Si tratterebbe quindi di un risultato non sorprendente. “I topi lanosi sono stati prodotti in laboratorio e dagli allevatori di topi molte altre volte prima”.
La professoressa Herridge non è la sola esperta a diffidare del progresso di Colossal Bioscence. “È qualcosa di ben lontano dal creare un mammut o un topo ‘mammut’” ha affermato anche Stephan Riesenberg, un ingegnere del genoma presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in Germania. “Si tratta semplicemente di topi che hanno alcuni geni modificati”.
Per i topi lanosi, i ricercatori della Colossal Bioscienze hanno utilizzato diversi strumenti di editing genetico, inserendo otto alterazioni genetiche su sette diversi geni. I dettagli della procedura sono forniti in un articolo pubblicato in preprint su BioRxiv.
“Tre delle modifiche genetiche apportate ad alcuni topi sono state ispirate dal DNA del mammut lanoso, ma mostrano comunque effetti solo nei topi – ha aggiunto la professoressa Herridge – . I topi non sono stati modificati per avere una copia precisa dei geni del mammut, ma è possibile che queste modifiche possano avere un effetto simile sia nei topi che nei mammut (o impedendo al gene di funzionare, o cambiando il modo in cui il gene funzionava), ma non possiamo esserne certi. Non è inoltre possibile stabilire quale impatto abbiano avuto questi cambiamenti ‘ispirati dai mammut’, o se ce ne siano stati, nei topi lanosi, a causa di altre modifiche genetiche apportate”.
Anche la dott.ssa Alena Pance, docente di genetica presso l’Università inglese dell’Hertfordshire, ha evidenziato come il risultato non rappresenti nulla di particolarmente nuovo. “L’ingegneria genetica nei topi viene eseguita da molto tempo, utilizzando, sviluppando e testando una varietà di tecnologie – ha evidenziato l’esperta – . Queste modifiche includono l’introduzione di tratti da altre specie, un approccio notoriamente conosciuto per la creazione di ‘topi umanizzati’, che è stato utilizzato per la ricerca relativa a tratti e malattie umane”.
A questi aspetti si aggiungono divergenze su quanto comunicato dalla Colossal Bioscience nel comunicato stampa e quanto poi affermato nel preprint. “Il comunicato stampa dà l’impressione che i geni del mammut siano stati introdotti nei topi, ma dalla prestampa emerge che l’editing genomico in questi topi consiste nell'indurre la perdita di funzione di diversi geni contemporaneamente – fa notare la dottoressa Pance – . La scelta di questi geni deriva da mutazioni spontanee osservate nei topi che hanno un impatto su tratti come il mantello e analisi comparative dei genomi di elefante e mammut che rivelano una perdita di funzione simile in alcuni di questi geni”.
Riguardo invece le considerazioni etiche, gli esperti evidenziano come, per i topi al centro di questi esperimenti, il rischio derivante da queste modifiche genetiche fosse in gran parte già noto, trattandosi appunto di diverse alterazioni già note. È però anche vero che i topi lanosi hanno solo ancora pochi mesi e i ricercatori non hanno ancora avuto sufficiente tempo per indagare su come le mutazioni possano influenzare la loro salute a lungo termine, inclusa la loro fertilità e la propensione a sviluppare tumori.