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Campi Flegrei

Terremoti ai Campi Flegrei, mappate le diverse strutture sismiche all’interno della caldera

Le diverse strutture sono state identificate da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli: “Possono aiutarci a prevedere i cambiamenti potenzialmente pericolosi”.
A cura di Valeria Aiello
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La distribuzione della sismicità è stata registrata ai Campi Flegrei da gennaio 2005 a ottobre 2023 / Credit: INGV
La distribuzione della sismicità è stata registrata ai Campi Flegrei da gennaio 2005 a ottobre 2023 / Credit: INGV
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Lo studio di diverse strutture sismiche, appena mappate nella caldera dei Campi Flegrei, potrebbe essere di aiuto nel prevedere i cambiamenti potenzialmente pericolosi nell’area a nord-occidentale di Napoli. Il comportamento di tali strutture, osservato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, può infatti influenzare il numero dei terremoti e le loro magnitudo, il che potrebbe migliorare gli strumenti di previsione e prevenzione di protezione civile. Al momento, spiegano gli studiosi, i risultati della ricerca non hanno ancora alcuna implicazione diretta sulle misure di sicurezza che riguardano la popolazione (più di 1,5 milioni di persone) residente nell’area, ma il monitoraggio di eventuali variazioni potrebbe rappresentare un contributo importante nel rilevare anomalie, fornendo preziose informazioni su processi e comportamento del vulcano.

L’identificazione di tali strutture, dettagliata nello studio pubblicato sulla rivista scientifica ‘Communications Earth & Environment’ di Nature, è stata possibile attraverso l’analisi della distribuzione delle magnitudo dei terremoti nello spazio. Nello specifico gli studiosi hanno osservato come la struttura idrotermale al di sotto delle aree Solfatara e Pisciarelli sia coinvolta nel sollevamento e abbassamento del suolo (bradisismo): più precisamente, spiegano gli studiosi, una maggiore concentrazione di stress/deformazione è localizzata dove sono stati osservati “b-value più piccoli, ovvero valori inferiori del parametro che dipende dal rapporto tra il numero di terremoti di magnitudo elevata e quelli di magnitudo minore.

Modello del sistema vulcanico dei Campi Flegrei dedotto dal valore b e da altre tomografie geofisiche / Credit: INGV

L’obiettivo della ricerca – evidenzia la dottoressa Anna Tramelli, ricercatrice dell’INGV e prima autrice dello studio – è stato quello di comprendere come le caratteristiche della crosta, lo stress a cui è sottoposta e la sua temperatura influenzino la relazione tra il numero totale dei terremoti e le loro magnitudo, nota come relazione di Gutenberg-Richter, al fine di identificare aree sismogenetiche con comportamenti differenti e di monitorare eventuali variazioni di comportamento nel tempo”.

La relazione di Gutenberg-Richter è espressa mediante il parametro b-value che, come detto, dipende dal rapporto tra il numero dei terremoti di magnitudo elevata e quelli di magnitudo minore. “Ad esempio – aggiunte Tramelli – un valore di b uguale a 1, osservato analizzando il catalogo sismico globale, indica che per ogni terremoto di magnitudo 4 si osservano 10 terremoti di magnitudo 3”.

Analizzando 7670 eventi sismici verificatisi in 18 anni, da gennaio 2005 a ottobre 2023, i ricercatori hanno rilevato che “al di sotto delle aree Solfatara e Pisciarelli, fino a una profondità di circa 2 km, l’elevata fratturazione delle rocce e la presenza di fluidi idrotermali favoriscono il verificarsi di terremoti di bassa magnitudo (fino a Md=3) rispetto a quelli di magnitudo più elevata (fino a Md= 4.4) – prosegue il dottor Vincenzo Convertito, ricercatore dell’INGV e coautore della ricerca – . Al di sotto dei 2 km, invece, per le aree circostanti il rapporto tra le magnitudo dei terremoti è coerente con quanto osservato a scala globale; ovvero il valore di b stimato è molto prossimo a 1”.

La scoperta di variazioni nel rapporto tra le magnitudo dei terremoti all'interno della caldera dei Campi Flegrei rappresenta un importante passo avanti per il monitoraggio delle aree vulcaniche.La capacità di rilevare automaticamente le variazioni di questo rapporto potrebbe migliorare significativamente il monitoraggio sismico e la comprensione delle dinamiche vulcaniche” evidenzia Tramelli.

Il team di ricerca continuerà a migliorare la tecnica per il monitoraggio automatico delle variazioni della relazione di Gutenberg-Richter “con l’obiettivo di applicarla in altre aree vulcaniche e di utilizzare i risultati per prevedere cambiamenti potenzialmente pericolosi nella dinamica della crosta terrestre” ha concluso Convertito.

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