Terapia innovativa ha “cancellato” un cancro al cervello mortale in pochi giorni: come funziona
Il glioblastoma (GBM) o glioblastoma multiforme è il più diffuso tumore maligno (cancro) al cervello negli adulti e, come spiegato dalla Cleveland Clinic, ad oggi non esiste una cura, ma solo una serie di terapie e interventi in grado di rallentare la progressione della malattia e i sintomi. Una speranza per i pazienti arriva da una nuova e potenzialmente rivoluzionaria terapia, che in un uomo di 72 anni è stata in grado di cancellare il tumore in pochi giorni e senza che si ripresentasse, come evidenziano le scansioni cerebrali. Chiaramente un singolo caso può essere un'eccezione, ma la terapia ha dato buoni risultati (sebbene non così eclatanti) anche in altri due pazienti coinvolti in uno studio clinico ad hoc. Ci sono dunque solide basi per continuare a testare e perfezionare il trattamento, alla luce del fatto che, come specificato, si tratta di una malattia oncologica fondamentalmente incurabile.
A determinare l'efficacia della nuova terapia contro il glioblastoma è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Programma di immunoterapia cellulare e del Mass General Cancer Center del Massachusetts General Hospital, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard Medical School e del Dana–Farber/Harvard Cancer Center (SN). I ricercatori, coordinati dai professori Bryan D. Choi e Marcela V. Maus del nosocomio di Boston, si sono basati su una peculiare variante della terapia basata sulle CAR-T, le cellule T del recettore chimerico dell’antigene (CAR). Si tratta di un'immunoterapia. In parole semplici, dopo un prelievo di sangue dal paziente i ricercatori isolano e modificano le cellule T (o linfociti T, globuli bianchi) del sistema immunitario per potenziarle e renderle più brave a “dare la caccia” alle cellule cancerose. Dopo l'ingegnerizzazione e la moltiplicazione in laboratorio, le cellule vengono reinfuse nel paziente. La CAR-T sta diventando uno degli approcci di maggior successo nel trattamento dei tumori del sangue, ma come evidenzia questo studio una sua variante può essere efficace anche contro il glioblastoma.
Nello specifico, il team guidato da Maus e Choi ha usato le cellule T CARv3-TEAM-E, ovvero cellule T del recettore chimerico dell’antigene (CAR) progettate “per colpire il fattore di crescita epidermico antigene tumore-specifico variante III del recettore (EGFR), così come la proteina EGFR wild-type”, spiegano gli autori dello studio. Lo fanno “attraverso la secrezione di una molecola anticorpale che coinvolge le cellule T (TEAM)”, specificano gli esperti. Questo approccio aveva dato risultati promettenti nella sperimentazione preclinica. Dopo aver preparato e infuso le cellule nel paziente 72enne con una singola somministrazione, come indicato il cancro al cervello è sparito dalle scansioni delle risonanze magnetiche in pochi giorni, ma soprattutto non si è ripresentato. “La regressione radiografica del tumore è stata repentina, verificandosi entro pochi giorni dal ricevimento di una singola infusione intraventricolare”, evidenziano gli esperti. In altri due pazienti, tuttavia, non sono state così efficaci, pur avendo dato una risposta molto positiva. In un 74enne il glioblastoma è stato sensibilmente ridotto in dimensioni dopo la terapia, ma alcuni mesi dopo si è manifestato nuovamente nelle scansioni cerebrali. In una donna di 57 il tumore è regredito in modo notevole in una manciata di giorni, ma solo poche settimane più tardi si è ripresentato.
Nonostante questi esiti differenti nel trattamento, i ricercatori sono fiduciosi che la tecnica possa offrire benefici ai pazienti affetti da questa aggressiva e letale forma di tumore al cervello, pertanto continueranno ad approfondire la sperimentazione clinica. Del resto in questo primo studio di Fase 1 sono stati coinvolti soltanto tre pazienti e in tutti ha comunque dato segnali importanti. Va anche tenuto presente che il trattamento è stato ben tollerato, considerando che il 72enne ha avuto solo effetti collaterali moderati. Poiché le risposte negli altri due partecipanti allo studio sono state transitorie, è comunque doveroso non giungere a conclusioni affrettate e soprattutto dare false speranze. I dettagli della ricerca “Intraventricular CARv3-TEAM-E T Cells in Recurrent Glioblastoma” sono stati pubblicati sul The New England Journal of Medicine, la più autorevole rivista scientifica in campo medico. Grazie a un'altra tecnica innovativa recentemente è stato “cancellato” in un bambino anche il glioma diffuso intrinseco del ponte (DIPG), un aggressivo e incurabile cancro al cervello pediatrico.