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Teneri e famosi, ma i cuccioli degli zoo sono macchine per fare soldi: i casi di Pesto e Moo Deng

I social network sono tempestati di video di cuccioli nati negli zoo, talvolta così virali da trasformare gli animali in vere e proprie star del web, come l’ippopotamo pigmeo Moo Deng e il pulcino di pinguino reale Pesto. Ma dietro le immagini tenere e graziose dei piccoli sin troppo spesso si nascondono gli interessi economici degli zoo, che vedono salire alle stelle i profitti.
A cura di Andrea Centini
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L'ippopotamo Moo Deng. Credit: Facebook / Khao Kheow Open Zoo
L'ippopotamo Moo Deng. Credit: Facebook / Khao Kheow Open Zoo

I social network sono diventati una vetrina pubblicitaria imprescindibile per la stragrande maggioranza delle aziende, da quelle più umili ai colossi del lusso e della tecnologia. Gli zoo, i parchi marini e altre aree faunistiche private non fanno eccezione. Devono vendere biglietti per fare cassa e non c'è niente di meglio che mostrare al grande pubblico la merce in esposizione: gli animali. Più esotici, particolari e iconici sono, maggiore è il successo e la viralità dei video e delle immagini condivisi sulle bacheche. Altrimenti non vedremmo dei poveri cani Chow Chow travestiti da panda in alcuni zoo cinesi senza scrupoli.

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Ma il vero jolly per conquistare i cuori, i like (e quindi i biglietti) degli spettatori sono cuccioli, pulcini e più in generale i piccoli che vengono alla luce in cattività. Gli animali appena nati – o comunque nati da poco – instillano tenerezza e riducono l'aggressività per un motivo scientifico ben preciso (il baby schema effect), per questo ci piacciono così tanto istintivamente. Sono indubbiamente i più abili a strappare sorrisi, sospiri, smorfie sdolcinate e, ancora una volta, biglietti. Chi gestisce zoo e affini lo sa bene e quando arrivano le nuove “creature” i social vengono tempestati di immagini e descrizioni zuccherine.

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Di esempi di giovani esemplari diventati cosiddette “star del web” e non solo, sottolineiamo anche a grazie alla promozione dei mass media, ce ne sono moltissimi. Gli ultimi in ordine cronologico sono l'ippopotamo pigmeo (Choeropsis liberiensis) “Moo Dengnato al Khao Kheow Open Zoo in Thailandia; il pinguino reale (Aptenodytes patagonicus) “Pesto” del Melbourne’s Sea Life Aquarium in Australia; e un oritteropo (Orycteropus afer) venuto alla luce al San Diego Zoo Wildlife Alliance negli Stati Uniti. Quest'ultimo non ha ancora un nome, ma conosciamo quello dei genitori: Padmae e Azaan.

Ci sono poi casi divenuti veri e propri fenomeni mondiali, come quello dell'orso polare (Ursus maritimus) Knut, nato in cattività al Giardino Zoologico di Berlino nel 2006. Si stima che l'orsetto, rifiutato dalla madre, nel 2007 abbia accresciuto le entrate dello zoo del 30 percento, facendo salire i profitti di 5 milioni di Euro. Del resto Knut fu il primo orso polare nato allo zoo di Berlino a sopravvivere all'infanzia; ciò lo trasformò in un'attrazione mediatica e turistica senza precedenti, permettendo di far salire alle stelle il fatturato della struttura.

L'orso Knut. Credit: Jensk369
L'orso Knut. Credit: Jensk369

Alla luce di questi incassi, non c'è da stupirsi che gli zoo siano continuamente alla ricerca della nuova gallina dalle uova d'oro. Lo stesso zoo di Berlino provò a replicare il successo di Knut con un altro cucciolo di orso polare, Snowflake (Fiocco di Neve). Ottimi risultati li ottenne anche nel 2020 con i due cuccioli gemelli di panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) Meng Xiang e Meng Yuan, nati il 31 agosto del 2019 e conosciuti anche come “Pit e Paul”. Anche i due panda Mei lun e Mei huan nati allo zoo di Atlanta garantirono donazioni ed entrate significative grazie all'incremento dei visitatori.

Insomma, i cuccioli si vendono molto bene, i loro video sono tra i più prodotti, condivisi e con le maggiori probabilità di successo. Al netto degli obiettivi nobili di alcune strutture zoologiche, che possono dare un prezioso contributo alla conservazione e alla reintroduzione in natura di specie particolarmente minacciate, parliamo sempre di animali privati della libertà e condannati a vivere la loro esistenza rinchiusi in una gabbia o una vasca per il pubblico ludibrio, chiaramente ben pagante. Una condanna a vita e senza appello, infiocchettata da post entusiastici sull'aspetto grazioso e il comportamento amorevole. Quando si mettono cuoricini a certi video, ci si pone mai la domanda se il reale benessere degli animali viene effettivamente garantito? Perché per quanto grandi e ben tenuti possano essere i recinti, sin troppi esemplari sono spinti a comportamenti ripetitivi e stereotipati a causa della deprivazione della libertà.

Il pinguino Pesto
Il pinguino Pesto

I cuccioli, inoltre, per essere filmati vengono spesso allontanati dalle madri e dal gruppo sociale per ottenere le migliori riprese possibili e, nei casi peggiori, per permettere addirittura l'interazione con le persone. Il fatto di essere costantemente manipolati e il continuo afflusso di visitatori sono fattori in grado di incidere sensibilmente su stress, benessere generale e sviluppo dei giovani, influenzando comportamenti e routine quotidiane. Gli animali tenuti prigionieri non solo sono privati della libertà e della dignità, ma spesso vengono trasformati in vere proprie macchine per fare soldi – tra gadget, servizi fotografici e visite speciali – senza tenere conto delle loro reali necessità, nel già difficile contesto della cattività. E quando muoiono, perché muoiono spesso durante l'infanzia, si spengono immediatamente i riflettori cercando il più possibile di nascondere il fatto, silenziando l'eco mediatica che fino a quel momento aveva fatto alzare i profitti a dismisura. Chiaramente, in attesa della prossima star del web da mungere.

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