Tempesta geomagnetica in arrivo sulla Terra entro oggi: quali sono i rischi
Una violenta espulsione di massa coronale (CME) verificatasi sul Sole lo scorso 15 luglio ha proiettato verso il nostro pianeta un lento flusso di plasma, che si abbatterà entro oggi contro il campo magnetico terrestre innescando una tempesta geomagnetica. Fortunatamente il fenomeno sarà meno intenso di quanto previsto inizialmente dagli scienziati; non dovremmo infatti rischiare alcun blackout nelle comunicazioni e perdita della connessione internet, come invece segnalato da alcune testate nelle ultime ore.
L'evento alla base dell'espulsione di massa coronale, ovvero un'espulsione di materiale dalla corona solare (lo strato più esterno dell'atmosfera della stella), è stata la formazione improvvisa di un gigantesco “canyon di fuoco” sul Sole. Il 15 luglio un filamento di plasma (gas elettrificato) è serpeggiato nell'emisfero settentrionale della stella ed è schioccato come una frusta generando l'immensa lingua di fuoco, lunga oltre 384mila chilometri – la distanza media che separa la Terra dalla Luna – e profonda 20 mila chilometri. Questa “frustata”, visibile nelle spettacolari immagini catturate dagli osservatori solari, ha scagliato nello spazio intensi venti solari proprio in direzione della Terra, innescando l'allerta di una tempesta geomagnetica.
Subito dopo la potente eruzione solare alcuni esperti hanno avvisato di una possibile tempesta geomagnetica di classe G2 o addirittura G3 (da moderata a forte), ma secondo gli ultimi calcoli ci si attende un evento di classe G1, il minore. “Il lungo filamento simile a un serpente si è allontanato dal Sole in uno straordinario balletto”, aveva scritto su Twitter subito dopo l'evento la fisica specializzata in meteorologia spaziale Tamitha Skov. “L'orientamento magnetico di questa tempesta solare diretta verso la Terra sarà difficile da prevedere. Potrebbero verificarsi condizioni di livello G2 (possibilmente G3) se il campo magnetico di questa tempesta fosse orientato verso sud!”, aveva aggiunto. Nell'ultimo bollettino di Spaceweather.com, tuttavia, è stato indicato che si ritengono probabili tempeste geomagnetiche di classe G1, con possibili strascichi fino al 23 luglio. Secondo gli esperti, infatti, l'espulsione di massa coronale legata alla lingua di fuoco sarebbe seguita da vento solare rapido, in grado di prolungare i disturbi magnetici per un paio di giorni.
Le tempeste geomagnetiche si suddividono in cinque classi (da G1 a G5), da leggera a estrema. Per una tempesta di classe G1 gli scienziati si aspettano un lieve impatto sulle linee elettriche, piccoli problemi alle operazioni satellitari e una possibile modifica nei comportamenti migratori degli uccelli e di altri animali che sfruttano il campo magnetico terrestre. Le aurore polari, che sono frutto dell'interazione tra le particelle cariche del vento solare e il campo magnetico terrestre, possono verificarsi a latitudini più basse del normale. Si stima che a causa dell'evento del 15 luglio potrebbe essere possibile osservare l'aurora boreale nei cieli del Michigan e del Maine, negli Stati Uniti.
Una tempesta G5 avrebbe invece conseguenze catastrofiche, tra satelliti danneggiati, prolungati blackout elettrici, stop alla navigazione su internet e alle comunicazioni, possibili incendi e aurore alle basse latitudini. A causa dell'Evento di Carrington, una potentissima tempesta geomagnetica verificatasi nel settembre del 1859, i telegrafi presero fuoco e l'aurora polare fu visibile persino su Roma. Oggi un evento del genere ci farebbe ripiombare nel Medioevo per settimane, se non per mesi, considerando le infrastrutture tecnologiche di oggi rispetto a quelle di 160 anni fa.
Dall'inizio dell'anno l'attività magnetica del Sole è piuttosto irrequieta per via del fatto che ci stiamo dirigendo verso il massimo solare del ciclo di 11 anni, che dovrebbe verificarsi a luglio del 2025. A causa di questo processo macchie solari, brillamenti, CME e altri fenomeni sono molto più frequenti e catalizzano il rischio di tempeste geomagnetiche sulla Terra, sebbene nella stragrande maggioranza dei casi si verifichino solo fenomeni limitati e suggestivi, come appunto le aurore polari più intense e a latitudini inferiori.