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Svolta nel cancro al seno, i farmaci potranno essere testati su tessuti tenuti in vita dopo l’espianto

Il nuovo metodo sviluppato dai ricercatori britannici mantiene struttura, tipi di cellule e capacità di rispondere ai farmaci del tessuto mammario espiantato per almeno una settimana: “Così possiamo determinare quali farmaci più efficaci in ogni donna”.
A cura di Valeria Aiello
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Un importante passo in avanti nella ricerca scientifica ha il potenziale per rivoluzionare il trattamento del cancro al seno, la neoplasia più diagnosticata al mondo dopo il cancro al polmone e anche quella che colpisce con maggiore frequenza le giovani tra i 15 e 49 anni. Proprio per far fronte a questo preoccupante aumento di casi, unitamente all’impossibilità di testare farmaci nuovi, più efficaci o che riducano la probabilità di sviluppare la malattia nelle donne ad alto rischio, i ricercatori hanno messo a punto un nuovo metodo di conservazione del tessuto mammario che, rispetto a quelli finora utilizzati, permette di mantenerne struttura, tipi di cellule e capacità di rispondere ai farmaci per almeno una settimana dopo l’espianto.

La nuova tecnica, dettagliata in un articolo appena pubblicato sul Journal of Mammary Gland Biology and Neoplasia, potrebbe quindi permettere di testare nuovi trattamenti farmacologi direttamente su tessuti mammari tenuti in vita, senza necessità di sperimentarli sugli animali, ma anche di valutare l’impatto di quelli già esistenti sia per il trattamento sia per la prevenzione del cancro al seno, prima della loro assunzione.

Significa che le donne potranno ricevere i farmaci più efficaci in base alla loro specifica caratteristica genetica – ha spiegato la dottoressa Hannah Harrison, ricercatrice presso l'Università di Manchester e autrice principale della ricerca – . Per le donne a più alto rischio di sviluppare cancro al seno, come ad esempio quelle con una storia familiare significativa o che hanno mutazioni nei geni BRCA, esistono varie opzioni di prevenzione, ma non tutti i farmaci funzionano in tutte le donne. Questo nuovo approccio di valutazione permetterà di determinare quali farmaci funzionano per quali donne, misurando la loro efficacia nei tessuti viventi”.

Nuovo metodo di conservazione preserva l’integrità del tessuto mammario per almeno una settimana

Per mantenere vitale il tessuto mammario dopo l’espianto, i ricercatori hanno testato diverse formulazioni di idrogel, fino a trovare una soluzione che lo preservasse per almeno una settimana e, spesso, anche più a lungo” ha precisato la dottoressa Harrison.

Si tratta di un vero e proprio punto di svolta per la ricerca sul cancro al seno in molti modi. Possiamo testare meglio i farmaci sia per la prevenzione sia per il trattamento del cancro e possiamo esaminare come fattori come la densità del seno, che sappiamo essere un fattore di rischio per il cancro, e possiamo valutare la reazione del tessuto a particolari ormoni o sostanze chimiche, per vedere se hanno un impatto sullo sviluppo del cancro”.

Nello specifico, l’idrogel individuato dai ricercatori – denominato Vitrogel – è stato arricchito con acido arginilglicilaspartico (RGD), il componente più abbondante nella matrice extracellulare, che ha favorito il mantenimento della proliferazione epiteliale e dell’espressione dei recettori ormonali nonché la permanenza delle cellule T e dei macrofagi per 7 giorni, mostrando di conservare una vitalità cellulare e una morfologia del tessuto analoghe a quelle del tessuto non espiantato. In termini di vitalità, i ricercatori hanno riportato valori vicini al 100% per 7 giorni, sebbene alcuni espianti abbiano dimostrato di poter sopravvivere per periodi più lunghi.

Anche se questo supporto si è dimostrato un buon modello, in futuro sarà interessante includere altre componenti, come il collagene e l’acido ialuronico, poiché è noto che queste molecole sono altamente influenti nell’interazione tra le cellule epiteliali e stromali e la matrice extracellulare – hanno aggiunto gli autori dello studio – . Ad oggi possiamo comunque dire che il nostro modello mostra non solo un’eccellente vitalità e un notevole mantenimento della proliferazione e dell’espressione dei recettori ormonali per 7 giorni, ma ha dato anche prova di salvaguardare la capacità degli espianti di rimanere sensibili alla stimolazione e all’antagonismo ormonale”.

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