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Svelato il mistero dell’emicrania con aura: uno studio apre la strada verso nuovi farmaci

Uno studio ha scoperto cosa innesca il mal di testa nell’emicrania con aura, una forma di mal di testa molto dolorosa anticipata da un insieme di disturbi neurologici: il dolore sarebbe innescato da un mix di proteine infiammatorie trasportate dal liquido cerebrospinale.
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Chi soffre di mal di testa lo saprà già: esiste una particolare forma di emicrania che si caratterizza per essere preceduta da un insieme di disturbi neurologici, motori, visivi e psichici, noti con il termine di "aura", motivo per cui si parla anche di "emicrania con o senza aura". Come per altre forme di mal di testa – qui abbiamo spiegato cos'è la cefalea da suicidio – la ricerca di una cura definitiva è ancora aperta, mentre la maggior parte dei farmaci disponibili mira piuttosto a controllare e alleviare i sintomi.

Ora, un nuovo studio, condotto dall'Università di Rochester (New York) e dall'Università di Copenaghen, potrebbe aver finalmente scoperto la causa di questo particolare fenomeno neurologico: l'evento che scatena l'aura sarebbe un movimento del flusso di liquidi nel cervello che trasporta le proteine infiammatorie responsabili del mal di testa.

In questo modo i ricercatori sono riusciti anche a individuare 12 proteine coinvolte nell'emicrania. Questa scoperta non è affatto secondaria perché potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi medicinali in grado di trattare l'emicrania. Un problema che solo in Italia riguarda più di sei milioni di persone (qui abbiamo parlato del legame con il caldo).

Cosa causa l'emicrania con aura

Chi soffre di emicrania con aura sperimenta diversi sintomi visivi, come lampi di luce e altri problemi di vista, a causa di un particolare fenomeno che avviene nel cervello, noto come depressione corticale a diffusione: questa consiste in un'ondata di attività neuronale che causa la riduzione dei livelli di ossigeno e compromette temporaneamente il corretto flusso sanguigno.

Anche se il fenomeno avviene nel cervello, quest'ultimo non è in grado di percepire il dolore ma noi lo avvertiamo perché i segnali vengono trasmessi dal sistema nervoso centrale – il cervello e il midollo spinale – al sistema nervoso periferico, che fa da ponte di comunicazione tra il cervello e il resto del corpo. Nel 2012, i ricercatori dell'Università di Rochester e dell'Università di Copenaghen sono stati tra i primi a studiare il ruolo in questo meccanismo del dolore svolto dal liquido cerebrospinale (CSF).

Lo studio sui fluidi del cervello

Ora, insieme a degli esperti di fluidodinamica, questo gruppo di studiosi ha osservato in uno studio su topi le modalità con cui questo liquido trasporta proteine e neurotrasmettitori, oltre ad altre sostanze chimiche. Questo ha permesso agli studiosi di rovesciare quella che era ritenuta finora la spiegazione più accredita sulle cause dell'aura, l'ipotesi secondo cui fossero le terminazioni nervose collocate sulla superficie esterna delle membrane che racchiudono cervello a innescare il mal di testa.

Come si legge nello studio pubblicato su Science, i veri responsabili sarebbero piuttosto un gruppo di proteine infiammatorie che dopo essere state rilasciate dai neuroni durante l'aura vengono trasportate dal liquido cerebrospinale fino a un fascio di nervi – noto come "ganglio trigeminale" – situato alla base del cranio. Qui le proteine si legano ai recettori presenti, stimolando i nervi che lo formano e innescano in questo modo la sensazione di dolore.

Gli elementi più innovativi dello studio

L'elemento davvero innovativo di questo studio è dato proprio dalla scoperta del ruolo esercitato dal ganglio trigeminale nel trasmettere il dolore: finora si pensava infatti che questo punto non venisse toccato dal liquido cerebrospinale.

Delle 12 proteine infiammatorie individuate, una, la CGRP, era già nota per causare l'emicrania, tanto che già da qualche anno è stata sviluppata una classe di farmaci (gli inibitori CGRP) contro il mal di testa che agiscono proprio su di essa. Tuttavia, aver individuato le altre proteine coinvolte e il meccanismo attraverso cui determinano l'emicrania "può consentire – spiegan0 i ricercatori – la scoperta di nuovi bersagli farmacologici, che potrebbero avvantaggiare la gran parte dei pazienti che non rispondono alle terapie disponibili".

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