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Superato il minimo di un ciclo del Sole di 80-100 anni: cosa possiamo aspettarci adesso

Un team di ricerca statunitense ha determinato che il Sole avrebbe appena superato il minimo di un suo ciclo di 80-100 anni chiamato ciclo di Gleissberg. Nei prossimi decenni potrebbe esserci un incremento dell’attività magnetica della stella, col rischio di tempeste geomagnetiche più forti e frequenti.
A cura di Andrea Centini
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Sole. Credit: Edward Vijayakumar /Twitter /NASA
Sole. Credit: Edward Vijayakumar /Twitter /NASA

Nei prossimi decenni l'attività solare potrebbe aumentare in modo significativo, determinando una maggiore frequenza e intensità delle tempeste geomagnetiche che colpiscono la Terra, con tutto ciò che ne consegue. È quanto emerso da un nuovo studio, secondo il quale il Sole avrebbe superato il minimo di un suo lunghissimo ciclo di attività magnetica, con una durata stimata tra gli 80 e i 100 anni. Questo ciclo è conosciuto come Ciclo di Gleissberg Centennale (Centennial Gleissberg Cycle – CGC), meno noto rispetto al ciclo di 11 anni – detto ciclo di Schwabe – associato alle macchie solari.

Attualmente siamo nel ciclo solare 25, monitorato sin dalla metà del XVIII secolo. Alla fine dello scorso anno, il ciclo ha raggiunto la sua fase di massima attività magnetica, come indicato da uno studio condotto da scienziati della NASA, dello Space Weather Prediction Center della NOAA e del gruppo internazionale Solar Cycle Prediction Panel. I cicli di 11 anni sarebbero parte del più ampio ciclo di Gleissberg, anch'esso caratterizzato da un minimo e un massimo solare. Sebbene il ciclo di Gleissberg sia più difficile da definire, tanto che diversi scienziati non concordano sui suoi “confini”, secondo la nuova ricerca avremmo appena superato il suo minimo. Pertanto, ciò significa che nei prossimi cinquanta anni potremmo assistere a un intensificarsi dei fenomeni solari.

A determinare che il Sole avrebbe appena superato il minimo del ciclo di Gleissberg è stato un team di ricerca statunitense guidato dagli scienziati dell'Università del Colorado, che hanno collaborato a stretto contatto con colleghi di diversi istituti. Tra gli istituti coinvolti figurano il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università della Pennsylvania, il Dipartimento di Fisica e Astronomia del Dartmouth College e la Direzione dei veicoli spaziali – Laboratorio di ricerca dell'aeronautica militare. I ricercatori, coordinati dal professor Kalvyn Adams, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati raccolti dai satelliti POES (Polar Operational Environmental Satellites) della NOAA. Questi strumenti meteorologici orbitano attorno alla Terra lungo un'orbita polare e, in particolare, attraversano l'anomalia del Sud Atlantico (SAA), una regione della magnetosfera terrestre con un'intensità inferiore. Analizzando il flusso di protoni all'interno di questa regione, che fa parte delle Fasce di Van Allen – strutture a forma di ciambella che circondano la Terra, dove sono intrappolate particelle provenienti dal vento solare e dai raggi cosmici – i ricercatori hanno osservato un aumento del picco tra il 1998 e il 2021 e una diminuzione di tale flusso tra il 2022 e il 2024 (grazie ai satelliti NOAA-15 e NOAA-19). Nel ciclo di Gleissberg, l'aumento del flusso si associa a una diminuzione dell'attività solare; al contrario, il suo rallentamento è legato a un incremento dell'attività magnetica della stella, con tutte le conseguenze del caso.

Maggiore è l'attività magnetica del Sole, più probabili sono tempeste solari di forte intensità, che possono avere un impatto significativo sulla Terra. Una tempesta solare estrema (classe G5), ad esempio, può causare conseguenze catastrofiche, con danni alle infrastrutture elettriche, ai satelliti, alle comunicazioni radio e alle connessioni internet, tra altre cose. Secondo alcuni studiosi, un evento del genere potrebbe riportarci a un medioevo tecnologico per settimane o addirittura mesi, con impatti devastanti sull'economia e sulla società. Nel 1859 si verificò il famigerato Evento di Carrington, una tempesta geomagnetica G5 che fece prendere fuoco ai telegrafi, procurò scosse ai telegrafisti e fece attivare le pile senza essere collegate. In un mondo ipertecnologico e iperconnesso come il nostro, gli effetti di un fenomeno simile sarebbero enormi. Tuttavia, non sappiamo né se ci sarà effettivamente questo incremento dell'attività solare nei prossimi decenni, né se andremo incontro a un nuovo evento di Carrington.

“È azzardato dire che nei prossimi 50 anni l’attività solare aumenterà, lo sapremo probabilmente solo a posteriori”, ha affermato all’ANSA il professor Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale presso l'Università di Trieste. “Ci sono troppe variabili in gioco e non si può modellizzare l’attività del Sole in maniera così precisa”, ha chiosato l'esperto, aggiungendo che si conoscono vari cicli e che sulla durata di quello di Gleissberg non c'è nemmeno totale accordo nella comunità scientifica. I dettagli della ricerca “Turnover in Gleissberg Cycle Dependence of Inner Zone Proton Flux” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Space Weather.

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