“Sul Monte Rosa, il ghiacciaio di Flua è estinto”: l’allarme di Legambiente
In Piemonte, sul versante sud del Monte Rosa, il ghiacciaio di Flua che nell’Ottocento aveva una superficie di circa 80 ettari, pari 112 campi di calcio, oggi è solo un mare di rocce e detriti. “È estinto” è il grido di allarme di Legambiente che ha documentato la perdita del ghiacciaio alpino nel corso della campagna nazionale “La Carovana dei Ghiacciai” condotta in collaborazione con CIPRA Italia e il Comitato Glaciologico Italiano.
La perdita del ghiacciaio alpino di Flua è un nuovo promemoria dell’impatto del cambiamento climatico in un territorio dove l’aumento delle temperature dell’aria è stato più del doppio rispetto alla media globale negli ultimi due secoli, con un marcato riscaldamento estivo particolarmente evidente dopo il 1970. Di conseguenza, numerosi ghiacciai si sono ritirati, o sono diventati estremamente frammentati, fino ad estinguersi.
“A parte alcuni piccoli cumuli di neve, residui delle nevicate primaverili, oggi al posto del ghiacciaio di Flua non c’è altro che roccia – evidenzia Legambiente – . A causa delle alte temperature che caratterizzano la crisi climatica in atto è questo il destino a cui i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3500 metri andranno incontro dal 2050 in avanti; tra questi ci saranno anche il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada”.
Sempre sul versante sud del Monte Rosa, anche i ghiacciai limitrofi al Flua, ovvero il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigne, stanno andando incontro allo stesso destino: dagli anni Ottanta si sono ritirati di oltre 600 metri lineari, con una una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. Nel vuoto lasciato dai ghiacciai si stanno insediando le piante alpine che tipicamente crescono sulle vette e nelle aree deglaciate, fornendo nuovi habitat a insetti e specie animali.
Oltre la fusione dei ghiacciai, preoccupa anche l’aumento degli eventi meteo estremi in quota: ben 101 quelli registrati nelle regioni dell’arco alpino nei primi sette mesi del 2024 (da gennaio a luglio) dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente rispetto agli 87 del 2023 e ai 70 del 2022, registrati sempre nello stesso periodo dell’anno. Le regioni più colpite in questi primi mesi del 2024, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi, sono Lombardia, Veneto e Piemonte. Tra le province più in sofferenza, quelle di Torino (9), Brescia, Milano e Vicenza (7), Genova e Udine (6), Mantova, Varese e Verona (5).